di Erika Noschese
L’insediamento del nuovo Consiglio regionale della Campania, avvenuto nella giornata di ieri, non è stato soltanto un atto formale necessario all’avvio della legislatura, ma si è trasformato immediatamente in un banco di prova politico di primaria importanza. Tra i protagonisti assoluti della giornata spicca Edmondo Cirielli, figura di primo piano di Fratelli d’Italia e Viceministro degli Affari Esteri, la cui scelta di sedere tra i banchi dell’opposizione regionale carica di significato politico ogni sua parola. Cirielli ha voluto chiarire fin da subito quale sarà il perimetro entro cui si muoverà Fratelli d’Italia, distanziandosi da una protesta puramente gridata e puntando invece sulla qualità dell’azione parlamentare. Secondo l’esponente del partito di Giorgia Meloni, il ruolo della minoranza deve essere costruttivo per il bene del territorio, pur restando fermo nel controllo dell’operato dell’esecutivo. “Faremo un’opposizione di stampo prettamente istituzionale”, ha esordito Cirielli analizzando il clima della prima seduta. “Questo significa che la nostra azione politica sarà sempre orientata alla tutela dell’esclusivo interesse dei cittadini campani. Il nostro obiettivo non è l’ostruzionismo fine a sé stesso, ma una vigilanza attiva che sia volta a favorire e garantire il corretto funzionamento della giunta e dell’intera macchina amministrativa regionale”. Questa impostazione suggerisce la volontà di non bloccare i processi vitali per la regione, specialmente in un momento storico in cui i fondi del PNRR e le riforme strutturali richiedono tempi certi e procedure trasparenti. Tuttavia, la mano tesa sul piano istituzionale non nasconde la critica feroce verso il sistema di potere che ha governato la Campania negli ultimi due lustri. Il cuore del ragionamento di Cirielli risiede nella necessità di una rottura netta con il passato recente. Dieci anni di presidenza De Luca hanno, secondo l’analisi del centrodestra, creato un sistema troppo chiuso in sé stesso, definito dal Viceministro come una sorta di egemonia partitica che ha limitato il pluralismo e la vivacità del dibattito democratico regionale. La sfida lanciata ieri alla maggioranza è dunque una sfida di trasparenza e di metodo, prima ancora che di merito sulle singole delibere. “Ci aspettiamo segnali tangibili di cambiamento”, ha proseguito Cirielli con fermezza. “È necessaria una chiara e netta discontinuità rispetto ai metodi amministrativi e politici utilizzati durante questi ultimi dieci anni. Abbiamo assistito a un periodo caratterizzato da un sostanziale monocolore del Partito Democratico che ha condizionato pesantemente la vita della nostra regione. Valuteremo dunque l’operato della maggioranza e del governo regionale senza alcun tipo di pregiudizio ideologico, ma basando il nostro giudizio esclusivamente sui fatti concreti che vedremo realizzati in aula e sul territorio”. Questa richiesta di discontinuità si inserisce in un contesto più ampio di crisi del cosiddetto “Campo Largo”. Le frizioni tra le diverse anime della sinistra, tra spinte riformiste e tentazioni populiste, sembrano aver incrinato la compattezza di una coalizione che per anni è apparsa granitica. Cirielli coglie questa debolezza strutturale, intravvedendo la fine di un ciclo politico che ha faticato a rinnovarsi e che ora si trova a dover gestire malumori interni sempre più evidenti. Uno degli aspetti che ha destato maggiore curiosità tra gli osservatori è la duplice veste di Cirielli, diviso tra l’incarico di governo a Roma e l’impegno nel parlamentino campano. Molti si chiedevano se la sua presenza in Consiglio sarebbe stata una meteora, una breve comparsata elettorale prima di tornare a occuparsi esclusivamente di politica estera. La risposta del Viceministro è stata netta, affidata a una citazione classica che non lascia spazio a interpretazioni e che ribadisce la centralità della Campania nella sua agenda politica. Parlando della sua posizione personale e del suo futuro in Consiglio, Cirielli è stato categorico: “Per quanto mi riguarda, per il momento resto qui. Come si suol dire con una celebre espressione latina, ‘hic manebimus optime’. Sto bene in questo ruolo e intendo fare pienamente la mia parte con il massimo impegno per onorare il mandato ricevuto dagli elettori”. Questa scelta non è solo individuale, ma riflette una strategia di partito che vuole presidiare ogni centimetro del territorio. Fratelli d’Italia intende dimostrare che i suoi quadri dirigenti non abbandonano le sfide locali per i palazzi romani, ma utilizzano il proprio peso politico nazionale per dare forza alle istanze regionali. La crisi del “Campo Largo” e la solidità del centrodestra saranno i temi dominanti di una legislatura che si annuncia come una lunga volata verso il cambiamento auspicato da Fratelli d’Italia. Il giudizio dei cittadini come ricordato dallo stesso Edmondo Cirielli (oggi leader dell’opposizione), non tarderà ad arrivare, misurato sulla capacità di trasformare le dichiarazioni d’intenti in benefici reali per una regione che chiede a gran voce di voltare pagina.





