di Arturo Calabrese
Ci sono Sindaci e sindaci, Amministratori ed amministratori. C’è chi indossa la fascia per un proprio tornaconto, chi per semplice vanagloria, chi per inerzia e chi, invece, lo fa per amore del proprio territorio, del proprio paese, della propria comunità. La storia di oggi arriva da Isernia, capoluogo di provincia del Molise, dove la situazione sanitaria non è diversa da quella che si vive nel Cilento.
L’ospedale, intitolato a Ferdinando Veneziale, è stato oggetto di tagli drastici, di colpi di mannaia inferti dalla Regione per far fronte alle ormai note vicende economiche diffuse in tutta Italia. La spesa è andata via via calando negli anni e quindi i reparti chiudono, i medici che vanno in pensione non possono essere sostituiti e i cittadini ne pagano, come sempre, le conseguenze. Ad Isernia, però, c’è un Sindaco che ha a cuore la sua gente e la sua città.
Piero Castrataro sta onorando il suo ruolo di primo cittadino con un gesto forte e di impatto, capace di far parlare di sé in maniera dirompente. Dalla sera del 26 dicembre dorme in tenda davanti all’ospedale, in un presidio permanente, fin quando, a suo dire, non avrà garanzie sugli investimenti e quindi sul futuro del suo ospedale.
«Le battaglie non si combattono solo negli uffici o dietro una scrivania. A volte bisogna riportarle dove tutto ha inizio, dove il bisogno è reale, dove ogni minuto conta – dice – sarà un atto di presenza, un presidio di cuore e di corpo proprio lì, davanti a quelle mura che appartengono a tutti noi. Perché se il diritto alla salute viene messo in ombra, noi porteremo la luce della testimonianza. Restate sintonizzati. Non si indietreggia di un passo».
Parole semplici di chi sa come si amministra e che combatte per un diritto sacrosanto come quello dell’assistenza sanitaria, sancito dalla Costituzione ma che troppo spesso non viene goduto dagli italiani. Il parallelismo con Agropoli diventa d’obbligo.
Il centro cilentano e quello molisano, con quest’ultimo capoluogo di provincia, hanno un numero di abitanti molto simile, mentre il bacino di utenza dei rispettivi ospedali è diverso, con quello agropolese che nel periodo estivo arriva a un potenziale di accessi enorme.
C’è, poi, una differenza sostanziale. Agropoli, negli anni, ha visto inaugurazioni, nastri tagliati, promesse. Quante volte l’allora presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, è stato in città per tagliare il famoso nastro? Numerose, tante, troppe. Al suo fianco sindaci, di cui uno già ospite delle patrie galere, direttori sanitari, consiglieri, preti, tutti pronti a genuflettersi, ad applaudire, a posare in favore di camera. Dell’ospedale di Agropoli si parla molto, anzi si parla e basta.
Il sindaco Roberto Antonio Mutalipassi ha promesso tante volte risoluzioni, ad oggi non arrivate. Il vicesindaco Rosa Lampasona aveva la delega alla sanità e, visti i risultati, fortunatamente non l’ha più, ma non è che le cose siano andate migliorando. A onor del vero, dare la colpa a chi amministra oggi è sbagliato. Gli attuali non sono esenti, ovvio, ma sono colpevoli in concorso con tutti coloro i quali li hanno preceduti a ogni livello.
Agropoli ha avuto grandi sindaci, indicati dai più come i migliori; uno, nello specifico, ha avuto un presidente della Provincia, ora ai domiciliari dopo un periodo di confinamento forzato in quel di Fuorni, consiglieri provinciali ed anche una deputata. Attualmente ha una deputata europea originaria della città, ma eletta in altro collegio, dato che si è formata lontano dal Cilento.
Nonostante questo squadrone di politici, l’ospedale è chiuso e non ha un pronto soccorso. Anche un piccolo gesto da parte di un qualsiasi sindaco italiano sarebbe migliore di quanto fatto negli anni da chi ha amministrato il Cilento nell’ultimo decennio, ma quello del primo cittadino molisano è dirompente perché insegna a tutti come si amministra. Ci vorrebbe un Piero Castrataro anche nel Cilento.
Forse la sua battaglia non sarà vinta o forse sì, ma poco importa: ha dato un segnale di forza e di non sudditanza alla Regione o ad altri enti, come invece nel Cilento è norma. L’esempio del sindaco di Isernia ha tanti insegnamenti e tra essi c’è la certezza che un domani diverso è possibile: il sogno di un Cilento in cui gli amministratori siano legati al proprio territorio può realizzarsi. Basta volerlo.





