Nocera. Un'altra storia, assoluzioni confermate - Le Cronache Attualità
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Nocera. Un’altra storia, assoluzioni confermate

Nocera. Un’altra storia, assoluzioni confermate

Nocera Inferiore. Respinto l’ultimo assalto della Procura generale di Napoli sulle assoluzioni dei 4 imputati coinvolti nell’operazione della Dda di Salerno denominata un’Altra Storia. La Cassazione rigetta il ricorso della pubblica accusa motivando la propria decisione. Il Pg aveva indicato in Carlo Bianco, candidato al consiglio comunale di Nocera Inferiore nelle elezioni amministrative dell’11 giugno 2017, come persona che avrebbe accettato da Antonio Pignataro (scomparso mesi fa), storico appartenente alla Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo, la promessa di procurargli voti -avvalendosi di modalità mafiose- in cambio dell’erogazione di una utilità, rappresentata dal cambio di destinazione urbanistica di un fondo ubicato nelle vicinanze delle proprietà della Diocesi di Nocera Inferiore, sul quale doveva essere realizzato un edificio da destinare a mensa della Caritas, rispetto al quale si sarebbe registrato un diretto interessamento dello stesso Pignataro, di Ciro Eboli e di Antonio Cesarano. Questi ultimi avrebbero assunto lo specifico compito di fungere da tramite tra il consigliere comunale e il capo del sodalizio criminoso, all’epoca in stato di detenzione domiciliare. La Corte di appello di Salerno aveva confermato la sentenza di primo grado, condannando gli imputati. La Cassazione aveva accolto i ricorsi rinviando in Appello a Napoli gli atti per un nuovo processo. I giudici partenopei decisero per l’assoluzione ma la Procura impugnò la sentenza presentando ricorso spiegando che “la Corte di appello avrebbe motivato in modo manifestamente illogico, descrivendo un interesse meramente caritatevole e non già economico alla realizzazione dell’opera”. Spiegando che da intercettazioni “l’utilità perseguita, connessa alla delibera del consiglio comunale, sarebbe stata costituita dalla possibilità della realizzazione del progetto già depositato e, nell’immediatezza, dall’ottenimento di fondi finalizzati alla realizzazione della stessa struttura assistenziale”. E ancora: “La stessa Corte di appello ha affermato che tra le utilità perseguite da Eboli vi fossero i compensi versati a fronte dei futuri incarichi ricoperti”. Per la Cassazione si tratterebbe di una “una utilità che poteva al più costituire una mera aspettativa di profitto futuro, non certo di una utilità economica conseguente all’accordo stesso”. Per converso, i finanziamenti agevolati e di scopo connessi all’edificazione della struttura assistenziale conseguenti alla modifica della destinazione d’uso del fondo rappresentavano l’utilità economica perseguita non da Eboli, o dagli altri concorrenti, “ma dal parroco, soggetto risultato del tutto estraneo al pactum sceleris”, si legge nelle motivazioni. Nessuna delle due «utilità» per gli ermellini ha, dunque, assunto quelle connotazioni stringenti richieste dalla sentenza rescindente per l’integrazione del reato contestato.