Il Santa Caterina - Amendola chiude. La rivolta - Le Cronache Salerno
Salerno

Il Santa Caterina – Amendola chiude. La rivolta

Il Santa Caterina – Amendola chiude. La rivolta

Il piano di riorganizzazione della rete scolastica salernitana per il biennio 2026/2027 ha innescato un acceso dibattito istituzionale che mette in discussione il futuro dell’Istituto d’Istruzione Superiore Statale “Santa Caterina da Siena – Amendola”. Secondo quanto previsto dalla tabella relativa all’ipotesi di dimensionamento, l’istituto salernitano sarebbe destinato a una scomparsa definitiva attraverso un processo di smembramento dei suoi indirizzi di studio. Nello specifico, il provvedimento dispone che l’indirizzo alberghiero venga accorpato dall’istituto Virtuoso, mentre gli indirizzi tecnici siano assorbiti dal Focaccia. Le motivazioni alla base di questa scelta, citate nei documenti ufficiali, risiedono nella necessità di ottimizzare l’utilizzo degli spazi scolastici e nella gestione di numeri considerati insufficienti, con una popolazione studentesca attuale di 492 alunni. La Dirigente Scolastica dell’istituto, la professoressa Anna Rita Carrafiello, che ricopre tale ruolo da undici anni, ha tuttavia inviato una relazione urgente al Presidente della Provincia di Salerno e all’Ufficio Scolastico Regionale per denunciare i rischi di tale decisione. Al centro della dura opposizione della Dirigenza vi è la tutela di un ingente patrimonio tecnologico e finanziario costruito grazie a fondi europei. Negli ultimi cinque anni, l’Istituto Santa Caterina – Amendola ha ricevuto finanziamenti per un ammontare complessivo di 603.497,74 euro, destinati alla creazione di ambienti di apprendimento all’avanguardia che ora rischiano di diventare inutilizzabili. La relazione elenca dettagliatamente i progetti portati a termine, come il programma per laboratori green e innovativi finanziato con 162.696,76 euro e il laboratorio didattico eco-sostenibile costato 168.123,81 euro. Ulteriori risorse sono state investite per il cablaggio strutturato e sicuro degli edifici, per una spesa di oltre 20.000 euro, e per la dotazione di Digital Board e attrezzature per la trasformazione digitale, per un valore di quasi 37.000 euro. A questi si aggiungono 94.556,10 euro per laboratori destinati alla transizione ecologica e diverse decine di migliaia di euro investite in smart class e laboratori innovativi per lo sviluppo delle competenze digitali e professionali. La normativa europea, in particolare il Regolamento UE 2021/1060, impone un vincolo di stabilità che impedisce l’alienazione o la dismissione dei beni acquistati per un periodo minimo di cinque anni dal pagamento finale del progetto. La chiusura dell’istituto e la conseguente dispersione dei suoi laboratori potrebbero dunque configurare un’ipotesi di danno erariale, della quale i firmatari del provvedimento potrebbero essere chiamati a rispondere. La complessità logistica di traslocare laboratori come quelli di enogastronomia, dotati di cucine industriali, pasticceria e aree per il front-office, o quelli scientifici provvisti di strumentazioni per chimica, microbiologia e ceramica, renderebbe l’operazione economicamente insostenibile. Spostare tali attrezzature richiederebbe locali con allacci tecnici specifici, come scarichi e sistemi di aspirazione, che gli istituti destinatari potrebbero non essere in grado di offrire, vanificando sforzi e investimenti pluriennali. Oltre all’aspetto economico, la scomparsa della scuola rappresenterebbe un grave danno sociale e didattico per la zona orientale della città. L’istituto è descritto come un presidio di legalità fondamentale in un’area periferica che necessita di punti di riferimento stabili. La sua cancellazione ridurrebbe l’offerta formativa del quartiere, costringendo gli studenti a spostamenti logistici che potrebbero alimentare il rischio di dispersione scolastica. La Dirigente sottolinea come lo smembramento distruggerebbe un’identità pedagogica costruita in oltre un decennio, disperdendo un corpo docente e un personale ATA profondamente legati alla comunità scolastica e privando gli alunni di un modello educativo basato sulla cura della persona. Per evitare la dispersione di queste eccellenze, la relazione propone una soluzione alternativa: l’accorpamento strategico con l’Istituto “Giovanni XXIII” di Salerno. Questa proposta mira a creare una realtà formativa inedita sul panorama nazionale, definita come “L’Academy del mare e dell’ospitalità”. L’obiettivo è integrare gli indirizzi di enogastronomia, turismo, chimica e marketing con il settore nautico, formando figure professionali specializzate nella Blue Economy. Salerno, infatti, si è consolidata come hub logistico internazionale grazie a infrastrutture come il Molo Manfredi, la Stazione Marittima di Zaha Hadid e il nuovo Aeroporto Costa d’Amalfi, e necessita di professionisti pronti a rispondere alle richieste dei grandi player del settore crocieristico. Il nuovo polo formativo permetterebbe di attivare sinergie concrete tra i laboratori esistenti e il settore marittimo. I laboratori di cucina e pasticceria 4.0 potrebbero formare executive chef e personale di bordo per grandi navi e yacht di lusso, mentre le dotazioni per l’accoglienza verrebbero utilizzate per preparare esperti in guest relation e servizi crocieristici. I laboratori chimico-microbiologici, dotati di spettrofotometri e microscopia digitale, sarebbero impiegati per la formazione di tecnici addetti al monitoraggio ambientale delle aree portuali e della qualità delle acque, in linea con le esigenze di una navigazione ecosostenibile. Anche l’indirizzo turistico e quello aziendale trarrebbero benefici, formando professionisti in grado di progettare pacchetti di sosta per i turisti che visitano il territorio salernitano, posizionato strategicamente tra Pompei, Paestum e la Costiera Amalfitana. La proposta della Dirigenza sottolinea come lo smembramento del Santa Caterina – Amendola agisca in controtendenza rispetto all’evoluzione del mercato globale, che richiede un’integrazione sempre maggiore delle competenze. La creazione di un’Academy del Mare e dell’Ospitalità rappresenterebbe una risposta moderna e coerente alle sfide del territorio, salvaguardando al contempo i finanziamenti pubblici già investiti e garantendo ai giovani salernitani la possibilità di specializzarsi in settori ad alta richiesta occupazionale. La richiesta inoltrata alle istituzioni è dunque quella di un riesame urgente del piano di dimensionamento per trasformare una potenziale chiusura in un’opportunità di rilancio per l’intera provincia. er.no