Salerno. Si avvalgono della facoltà di non rispondere al gip i vertici del gruppo dello spaccio di cocaina ed eroina arrestati giorni fa nell’ambito del blitz della Dda eseguito dai carabinieri a carico di 19 indagati, di cui otto finiti in carcere. Tra loro Crescenzo e Mario Viviani, difesi da Luigi Gargiulo, che non hanno rilasciato dichiarazioni al gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Restano in carcere, come Lucia Franceschelli (sempre difesa da Gargiulo) che ha respinto tutte le accuse della procura affermando di non conoscere nulla delle attività illecite di marito e suocero. Per lei ci sarà Riesame come anticipato dal difensore contro la decisione del gip. A capo del gruppo smantellato dai militari dell’arma c’era proprio Mario Viviani, nipote del boss di Ogliara Raffaele ma un ruolo centrale lo rivestiva anche il padre Crescenzo. Anche lui svolgeva il ruolo di portavoce e soprattutto gestiva il parco veicoli a disposizione dei pusher. La base dell’organizzazione criminale più radicata era nel quartiere collinare di Ogliara, a Salerno, dove nei pressi dello stabile dove i Viviani sono domiciliati, il 28 novembre fu rinvenuto un ordigno artigianale che per gli inquirenti sarebbe un’azione intimidatoria Da ricercare nel mondo dello spaccio. Da dove Mario Viviani, nonostante fosse agli arresti domiciliari, coordinava – secondo gli investigatori – l’intera rete di spaccio. Era lui, per la pubblica accusa, «capo promotore, fulcro e apice dell’organizzazione da lui messa in piedi e diretta». Il suo braccio destro sarebbe stata la compagna, Lucia Franceschelli. Secondo gli inquirenti, Viviani gestiva «anche tramite la propria compagna i contatti criminali con i fornitori e i clienti abituali». La donna, oltre a fungere da portavoce, gestiva anche la cassa del clan. L’indagine ha confermato come la grammatura della cocaina venduta a dose per un prezzo di 30 euro. Erano stati sottoposti a sequestro anche due terreni, un immobile e conti correnti per un milione. Mentre i profitti per la vendita della droga si aggiravano intorno al milione e duecentomila euro l’anno. È stato inoltre constatato che Mario Viviani e la compagna Lucia Franceschelli avevano una modesta capacità reddituale, del tutto sproporzionata al tenore di vita tenuto dagli stessi ed ai beni posseduti. Gli accertamenti patrimoniali hanno consentito di documentare che, sin dal 2019, la capacità di spesa della coppia è stata possibile solo grazie agli ingenti capitali illeciti derivanti dal narcotraffico. È stato quindi possibile ritenere che l’immobile, acquistato per 95mila euro e sottoposto a lavori di ristrutturazione, nonché arredato con beni strumentali per un valore stimato di 120mila euro — perlopiù pagati in contanti — costituisse il compendio di un investimento dei proventi illecitamente accumulati. In assenza della giustificazione della provenienza lecita dei citati beni mobili e immobili, gli stessi sono pertanto sottoposti a sequestro finalizzato alla confisca allargata unitamente a crediti fiscali presenti nel cassetto fiscale di Lucia Franceschelli ammontanti a quasi 500mila euro. Lunedì altri interrogatori per gli 11 ai domiciliari.





