Irpinia, 45 anni dopo - Le Cronache Ultimora
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Irpinia, 45 anni dopo

Irpinia, 45 anni dopo

di Pino Bicchielli*

Il 23 novembre del 1980 non è solo una ricorrenza. Per la Campania e per l’intero Paese rappresenta un passaggio fondamentale della nostra storia recente, una ferita collettiva che ancora oggi interpella le istituzioni e chiunque abbia responsabilità pubbliche. Il terremoto dell’Irpinia, con le sue migliaia di vittime, con le comunità sconvolte e con un territorio costretto a ricostruirsi dalle fondamenta, è una pagina che continua a insegnarci e ammonirci. Ricordarlo non significa compiere un rito formale: significa assumersi un impegno. A distanza di quarantacinque anni, la prima consapevolezza che dobbiamo avere è che l’Italia vive in una condizione strutturale di fragilità. Siamo un Paese esposto contemporaneamente a rischio sismico, idrogeologico e climatico, una combinazione che impone un livello di attenzione costante, una capacità programmatoria solida e una cultura della prevenzione che sia davvero diffusa. L’esperienza dell’Irpinia ci ha mostrato cosa accade quando questi elementi non sono pienamente presenti o non lavorano in sinergia. Nel ruolo di Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico ho modo, quotidianamente, di verificare quanto questa eredità sia ancora attuale. L’Italia ha compiuto passi avanti importanti nella gestione delle emergenze e nell’organizzazione della protezione civile, ma rimangono nodi strutturali che richiedono una visione lunga. La prevenzione non può essere un insieme di interventi isolati: è un sistema. E come tale deve essere progettato, finanziato, aggiornato e monitorato nel tempo. Il patrimonio edilizio nazionale, in larga parte realizzato prima della piena maturazione della normativa antisismica, è uno degli ambiti in cui la distanza tra consapevolezza e azione è ancora significativa. La sicurezza degli edifici deve essere una priorità permanente, non una misura straordinaria legata alle emergenze. Servono piani pluriennali, strumenti chiari, professionalità tecniche adeguatamente formate e una collaborazione continua tra Stato, enti locali, professionisti e cittadini. Allo stesso modo, il rischio idrogeologico richiede interventi strutturali e costanti. Le frane, le alluvioni e i fenomeni estremi non sono più eccezioni ma manifestazioni sempre più frequenti, rese più intense dai cambiamenti climatici. Questo impone una manutenzione regolare del territorio, un coordinamento efficace tra gli enti competenti, un aggiornamento puntuale dei piani di protezione e una capacità di intervento rapido che non può essere ostacolata da procedure eccessivamente complesse. La Commissione d’inchiesta sta lavorando per individuare con precisione le criticità, comprendere dove il sistema fatica, verificare l’efficacia della normativa e delle strutture operative, e offrire al Parlamento indicazioni chiare e utili per colmare i vuoti esistenti. L’obiettivo non è produrre un documento formale, ma contribuire a costruire una strategia nazionale coerente, capace di prevenire e mitigare i rischi in modo stabile e duraturo. Il ricordo dell’Irpinia, dunque, deve essere un richiamo all’essenziale. Non possiamo considerare la sicurezza un costo o un onere accessorio. È un investimento nella vita delle persone, nella stabilità delle comunità, nella continuità economica e sociale dei territori. Ogni intervento di prevenzione rafforza il Paese, ogni ritardo lo espone a vulnerabilità che conosciamo e che non possiamo permetterci di ignorare. Nell’anniversario del terremoto, il pensiero va alle vittime, ai loro familiari, ai soccorritori di allora e a quelle comunità che seppero reagire con dignità e determinazione. Ma insieme alla memoria, sentiamo il dovere di guardare avanti. La prevenzione è l’unica strada per proteggere davvero il nostro territorio. È una responsabilità collettiva che non può essere rinviata. Fare memoria significa assumere un impegno concreto: mettere la sicurezza dei cittadini al centro di ogni scelta e lavorare, ogni giorno, perché tragedie come quella dell’Irpinia non si ripetano più.

*Presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico