Dottor Petraglia: Una vita spesa al servizio della gente - Le Cronache Attualità
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Dottor Petraglia: Una vita spesa al servizio della gente

Dottor Petraglia: Una vita spesa al servizio della gente

SALERNO    . Una vita spesa al servizio della gente e per la gente. Il dottor Francesco Petraglia si racconta, ma soprattutto racconta il suo ideale di società, quello che per lui rappresenta un sogno. Un sogno realizzabile a condizione che si verifichino determinate circostanze che possano determinare i giusti incastri sotto il profilo sociale, economico e di valori della famiglia.  Dott. Petraglia, una vita tra la gente come medico di base e anche come chirurgo sempre per andare incontro ai bisogni e alle esigenze dei più deboli. Oggi lei è in pensione. Può spiegarci in sintesi la sua vita professionale?

“Ho lottato sempre con i soci dell’associazione “Comuni Monte Cervati Alfonso Tesauro” e con amici per avere garantiti la libertà dei diritti dei cittadini per oggi e per domani. Lo stesso ho fatto come medico come mi è stato riconosciuto dalla gente di Piaggine e della Lombardia e come mi è stato riconosciuto da una signora le cui parole rappresentano per me un grande onore: “dottore Lei è stato l’unico a curare amici e nemici”. Nella mia vita professionale oltre quello che ho detto, ho cercato solo di fare il mio dovere, lavorare come medico e come cristiano, nei limiti di ciò che mi era possibile. Lo stesso cerco di fare in pensione per chi avesse bisogno”.

Si divide tra Piaggine, suo luogo di origine, e Salerno. Ad oggi, da medico in pensione, di cosa si occupa nello specifico?

“Da medico in pensione, come detto, continuo a mettermi a disposizione di coloro che hanno bisogno. Come cittadino in pensione continuo la mia attività lottando, nel mio piccolo, al riconoscimento di una maggiore libertà nella vita quotidiana dei cittadini, secondo i dettami della Costituzione, per consentire loro di vivere una vita sociale più libera e civile per una democrazia vera”.

Sta portando avanti una battaglia per l’uguaglianza sociale, soprattutto per le famiglie e per favorire un rapporto più solido tra i genitori e i figli. Può spiegarci più nel dettaglio questo suo pensiero?

“Ho sempre detto e lo ripeto in questa sede che i figli hanno bisogno dei genitori. Quando ritornano a casa da scuola o dalle loro attività, dovrebbero trovare sempre i genitori che li accolgano. Ma questo aspetto, con la vita di oggi, non sempre o quasi sempre è possibile e tutto questo si riversa nella vita sociale dei ragazzi e delle famiglie coinvolgendo anche la stessa persona nella sua singolarità. Genitori che fanno turni massacranti o altri lavori per se stessi e per la famiglia, che non hanno il tempo per i loro rapporti compresi i figli. Tutto ciò scoraggia le persone a creare famiglie con figli e crea danni alle famiglie meno abbienti, inducendo i giovani a prendere cattive strade che portano a devianze sociali. Le Istituzioni non rispettano questi bambini o le loro famiglie ed allora come può esserci uguaglianza sociale? Per questo bisogna democraticamente lottare, avere idee giuste e nuove”. Come pensa di agire nell’immediato futuro su questo argomento della tutela dei diritti delle famiglie? 

Lo Stato dovrebbe farsi carico dei diritti dei bambini e metterli in condizione di avere a scelta dei genitori, nel senso che uno di loro dovrebbe garantire sempre la sua presenza a casa in modo che i figli non restino soli quando tornano da scuola o da altre attività. Una condizione che dovrebbe essere garantita fino a quando i ragazzi non prendano consapevolezza dei pericoli che può offrire l’ambiente che li circonda. Per fare questo bisogna cambiare la vita delle famiglie. Ma come? Il genitore che accetta di restare a casa e seguire i figli deve avere come suo diritto, senza chiedere piaceri a nessuno, lo stipendio con relativi contributi dallo Stato. Questo contratto pubblico con lo Stato deve partire dalla nascita del figlio e non dalla formazione della coppia, con o senza chiesa. In questo modo lo Stato consentirebbe anche un incremento delle nascite”. Ha in mente qualche ricetta particolare per favorire l’affermarsi di questi principi da lei sostenuti?

“La ricetta sarebbe quella di una maggiore democrazia, una maggiore libertà civile e sociale. Le istituzioni dovrebbero acquisire questa idea di vita, che comporterebbe maggiore uguaglianza e garanzie di rispetto verso le persone e le famiglie. Si dovrebbero creare le condizioni affinchè chiunque, anche coloro che hanno meno possibilità, possono crearsi un avvenire, con la garanzia di uno stipendio che possa permettere di attivare gli strumenti finanziari adeguati alla realizzazione della propria vita sociale, a sostegno della propria famiglia. I politici dovrebbero muoversi in tal senso con una legge ad hoc e se loro non sono in grado di fare questo passo, allora dovranno essere i cittadini, attraverso un referendum, a presentare una proposta di legge da far discutere in Parlamento”. Un pensiero nobile, quello del dottor Petraglia, la cui realizzazione necessiterebbe di un risveglio di coscienze da parte di tutti i cittadini. Potrà essere realizzabile una simile idea di società? Ai posteri l’ardua sentenza.

Mario Rinaldi