Lamberti (Casa Riformista): Occupazione e sviluppo - Le Cronache Attualità
Attualità Campania

Lamberti (Casa Riformista): Occupazione e sviluppo

Lamberti (Casa Riformista): Occupazione e sviluppo

Prof. Lamberti, quali sono le priorità per il rilancio del territorio regionale?

Credo fermamente che il rilancio dei nostri territori passi attraverso politiche volte a garantire l’effettività di diritti sociali fondamentali e a creare le maggiori possibilità di sviluppo e di occupazione, valorizzando le risorse locali, sostenendo le imprese, tutelando i più fragili e promuovendo una cultura della legalità e della solidarietà.

In tal senso, la priorità è quella di frenare e, possibilmente, di invertire un trend negativo che vede troppi giovani, specie quelli più qualificati, allontanarsi dal territorio regionale per cercare opportunità di lavoro più redditizie: occorre, perciò, favorire a livello regionale un sistema virtuoso basato su profonde sinergie tra formazione, impresa e lavoro, valorizzando anche il ruolo delle Università e sostenendole nel potenziarne i partenariati con le aziende locali

E senza dubbio centrale deve essere il tema della cultura, con particolare riferimento alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali: la Regione può, infatti, promuovere una programmazione efficace per assicurare, anche attraverso la cultura, un efficace sviluppo del territorio.

 

 

In che modo, allora, la cultura può favorire lo sviluppo?

La cultura genera valore diretto e indotto in settori quali turismo, design, moda, editoria e audiovisivo.

Ma questo potenziale va governato: di qui il ruolo cruciale delle politiche pubbliche per la cultura. Queste non devono limitarsi alla tutela del patrimonio, ma devono farsi promotrici di creatività, innovazione e impresa. Occorre immaginare un ecosistema in cui la cultura non sia un lusso accessorio, ma un diritto di cittadinanza e una leva economica.

 

Un esempio virtuoso importante è rappresentato dai Piani integrati di sviluppo culturale varati da alcune Regioni italiane, che coniugano restauro, eventi e formazione, creando occupazione e rivitalizzando territori marginali. E che possono essere un esempio importante per la Campania.

 

Si tratta di importanti strumenti di pianificazione territoriale che mirano a valorizzare il patrimonio culturale di un’area, promuovendone la fruizione e integrandolo nello sviluppo locale. I Piani assumono veste giuridica entro il quadro della programmazione negoziata, secondo quanto previsto dal D.lgs. n. 267/2000 e dalle linee guida ministeriali afferenti al Fondo Unico per lo Spettacolo, al Fondo Cultura e, più di recente, al PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Tali strumenti richiedono una costruzione partecipata, che coinvolga enti locali, istituzioni scolastiche, soggetti del Terzo Settore, operatori culturali e comunità territoriali.

 

 

 

Come è possibile sostenere, allora, l’imprenditoria e l’occupazione giovanile nel settore della cultura?

 

Le politiche culturali devono offrire a giovani artisti, operatori creativi, curatori, designer e innovatori sociali la possibilità di esprimersi e di lavorare. Questo significa, per esempio, investire in residenze d’artista e incubatori culturali, in formazione nelle professioni creative e digitali, nell’accesso facilitato al credito per imprese culturali giovanili. Il lavoro che nasce dalla cultura non è precario per definizione: può e deve essere solido, tutelato, dignitoso. La vera precarietà, piuttosto, è la mancanza di visione. Quando la bellezza viene messa al centro della pianificazione territoriale, invece, si generano meccanismi virtuosi di sviluppo.

 

Anche per questo, dovrebbe essere ripensato il meccanismo dei finanziamenti e dei progetti (per esempio, quelli regionali): non tanto “a pioggia” (per finanziare singole manifestazioni), quanto finalizzati ad interventi di sviluppo complessivo, tenuto conto della capacità dei progetti culturali di coinvolgere più attori economici e istituzionali in una prospettiva di crescita globale del territorio. Il ruolo degli enti locali, in quest’ottica, può essere quello non solo di promotori, quanto di sapienti “coordinatori”, in grado di avvalersi di strumenti di co-progettazione insieme a privati ed Enti del Terzo Settore per assicurare un ampio coinvolgimento di soggetti.

 

 

 

Tra le priorità della sua azione politica e del suo programma elettorale vi è certamente la sanità. Proprio qualche giorno fa, nella “sua” Cava de’ Tirreni – dove è Consigliere Delegato alle Politiche per la Tutela della Salute (oltre che alla Cultura) – sono stati avviati, con la cerimonia di “posa” della prima pietra, i lavori per la Casa di Comunità e per l’Ospedale di Comunità. Come commenta questo risultato?

Devo dire che ho vissuto con grande emozione la cerimonia di posa della prima pietra della Casa di Comunità e dell’Ospedale di Comunità, perché, raggiungendo questo risultato, ho visto concretizzarsi un lungo e faticoso lavoro, non privo di difficoltà, superate con grande determinazione e con spirito di collaborazione.

Voglio perciò ringraziare il Direttore Generale dell’ASL Salerno, Ing. Gennaro Sosto, e tutti i suoi collaboratori, con i quali vi sono state, in questi mesi, continue interlocuzioni. D’intesa con il Sindaco, Vincenzo Servalli, e con la Presidente della Commissione Sanità, Paola Landi, e sostenuto dall’intera Amministrazione comunale, ho seguito personalmente sin dal principio tutto il dossier. E ci siamo sempre impegnati per far sì che la nostra Città fosse destinataria, nell’ambito dei progetti legati ai finanziamenti e alle missioni del PNRR, della Casa e dell’Ospedale di Comunità. Queste strutture, infatti, sono molto importanti, in quanto consentono di assicurare un’efficace medicina di prossimità, contribuendo a razionalizzare l’erogazione delle prestazioni sanitarie, valorizzando la medicina territoriale e ridefinendo il ruolo della medicina ospedaliera (chiamata ad occuparsi soprattutto dei pazienti più gravi e delle emergenze) diminuendone il carico.

Questo risultato molto importante per la nostra città e per le comunità vicine è stato possibile raggiungerlo grazie soprattutto alla sensibilità e alla disponibilità del Direttore Generale, Ing. Gennaro Sosto, che ha accolto le nostre pressanti e continue richieste. Il dialogo istituzionale è stato, quindi, particolarmente prezioso e fecondo, facilitato anche da una significativa cordialità dei rapporti anche sul piano personale.

Narrazioni diverse, invece, mi appaiono francamente risibili.

 

E quali azioni ritiene che vadano ulteriormente implementate a livello regionale?

È noto che la sanità campana sconta una serie di contraddizioni e problemi storici, ma non si può trascurare il significativo lavoro di questi ultimi anni.

Il risanamento finanziario portato avanti dal Presidente De Luca, che – ricordiamo – ha fatto uscire la Campania dal Commissariamento ed ha posto tutte le premesse per la fine del piano di rientro, è un punto di partenza importantissimo. Così come lo sono gli investimenti significativi nella costruzione di nuovi ospedali, anche alla luce delle opportunità offerte dal PNRR.

Lo testimoniano i dati. Per esempio, l’ultimo rapporto Agenas, presentato a Roma nei giorni scorsi, nel misurare l’efficienza dimostrata nel 2024 da ospedali e strutture sanitarie negli interventi salva-vita su infarto, ictus e trauma, evidenzia che la Campania è prima in Italia nella “Rete Cardiologica, dell’Ictus, del Trauma e dell’Emergenza-Urgenza”, grazie ad un “modello di pianificazione solido, con coordinamenti attivi, sistemi di monitoraggio dei flussi e programmazione pienamente operativi”.

Il nostro impegno è quello di fare ancora di più, sulla base dei risultati raggiunti. Puntando, soprattutto, sulla medicina territoriale e di prossimità, rafforzando l’integrazione socio-sanitaria, la telemedicina e orientando gli investimenti sulla prevenzione. Proprio l’integrazione socio-sanitaria, peraltro, è fondamentale anche per assicurare una protezione adeguata dei soggetti più fragili e delle persone con disabilità.

Una rete territoriale efficace ed efficiente, che non sovraccarichi gli ospedali, è la precondizione essenziale per l’adeguatezza delle cure e per la riduzione dei tassi, ancora troppo alti, di mobilità sanitaria. Il ruolo gestionale e di coordinamento delle ASL, in quest’ottica, è decisivo per assicurare un rilancio della medicina territoriale.

Ciò non toglie, naturalmente, che occorra un’attenzione particolare alla rete ospedaliera. Con riguardo alla nostra Provincia, segnatamente, il plesso Ruggi d’Aragona di Salerno è un punto di riferimento fondamentale e i suoi reparti di eccellenza (penso, in particolare, alla cardiochirurgia, che ha una storia importante alle spalle) devono essere opportunamente valorizzati, sia in termini finanziari, sia in termini di ricerca e di governance meritocratica. Così come bisogna proseguire con il rafforzamento dei plessi dell’Azienda Ospedaliera Universitaria, a partire dal “Santa Maria Incoronata dell’Olmo” di Cava de’ Tirreni, già da qualche anno oggetto di finanziamenti significativi per il suo rilancio, assicurando un coordinamento efficace con il nascente Ospedale di Comunità.

 

 

Prof. Lamberti, lei ha richiamato subito anche i giovani, evidenziando la necessità di invertire il trend migratorio negativo che li riguarda, attraverso politiche di sviluppo e di formazione. Quali misure ritiene importanti nell’ambito delle politiche giovanili?

I giovani sono la forza e la speranza del nostro territorio e rappresentano la linfa vitale di una democrazia. E l’attenzione dei decisori pubblici deve essere massima nei loro confronti: anzi, i giovani devono essere riportati al centro di tutte le strategie di politica pubblica. Non possiamo rischiare di attribuire loro in eredità un mondo peggiore di quello che noi stessi abbiamo conosciuto: un dovere di responsabilità intergenerazionale ci impone di agire in maniera con scrupolo e rigore. Tanto più in una Regione, come la nostra, dove l’età media della popolazione è più bassa rispetto alla media nazionale: un dato, però, compromesso dal saldo migratorio negativo che riguarda proprio i nostri giovani.

In primo luogo, occorre favorire un ambiente socio-economico che possa stimolare i giovani a rimanere nel nostro territorio. Per farlo, occorre, come dicevo prima, un meccanismo di sinergie virtuose tra formazione, impresa e lavoro, entro il quale un ruolo attivo può essere esercitato proprio dalle Università, che la Regione può sostenere stimolando partenariati con le imprese locali.

La Giunta Regionale uscente, su impulso del Presidente De Luca, aveva già introdotto, poi, una grande misura di civiltà e di giustizia sociale: l’abbonamento gratuito per il trasporto pubblico in favore degli studenti tra gli 11 e i 26 anni. Io credo che questa misura debba essere confermata e rilanciata, per esempio aumentando la soglia massima di ISEE per usufruire dell’agevolazione, al fine di ampliare la platea di studenti beneficiari, e accrescendo anche il limite massimo di età, portandolo a 28 o a 30 anni, così da includere anche gli studenti di corsi post-universitari.

Nella stessa direzione, non si può ignorare la problematica dell’accesso all’abitazione da parte proprio dei più giovani. Sul punto, ritengo possibile proporre un contributo regionale a fondo perduto per l’accesso ai mutui per l’acquisto della prima casa da parte degli under 35 entro una determinata soglia di ISEE.

 

Professore, quale futuro immagina per la Regione Campania?

La Campania è una terra di opportunità: è vero che sconta contraddizioni e problemi storici, ma è altrettanto innegabile che essa ospiti una miniera di risorse materiali, civili, culturali, spirituali, che una “buona politica” può e deve valorizzare e “mettere a sistema”.

Immagino, perciò, un futuro nel quale le istituzioni pubbliche possano accompagnare efficacemente i processi di sviluppo, nei quali l’innovazione possa assicurare opportunità di lavoro e di ricchezza ed offrire nuovi orizzonti e nuove prospettive in settori economici di avanguardia che dovranno essere considerati sempre più “strategici”. Per perseguire questi obiettivi, però, è necessario mettere in atto sinergie virtuose tra istituzioni, Università, imprese e mondo del lavoro.

E penso anche ad una Regione che contribuisca a tutelare e valorizzare adeguatamente l’enorme patrimonio artistico, paesaggistico e storico-culturale (ivi compreso quello ecclesiastico) che le nostre terre ospitano. Valorizzazione che deve accompagnarsi, evidentemente, anche ad efficaci politiche di sostegno al turismo (culturale, naturalistico, religioso, etc.), sia dal lato dell’offerta sia dal lato della domanda (per esempio, sostenendo la creazione di percorsi turistici anche nelle aree sinora meno interessate dai flussi). E grande attenzione dovrà essere prestata alla valorizzazione della storia, delle tradizioni popolari, delle esperienze di fede proprie di tutte le realtà della nostra Regione.

Ma non dobbiamo affatto dimenticare che la capacità di attrazione di nuovi e significativi investimenti, così come la stessa possibilità di mettere a frutto le opportunità e le risorse che la nostra terra ci offre, è legata imprescindibilmente alla necessità di promuovere una diffusa cultura della legalità e, correlativamente, di sostenere una forte azione di contrasto alla criminalità organizzata.

La Campania è (e sarà) una terra di grande umanità e di grande solidarietà: occorre, perciò, sostenere politiche sociali adeguate in favore degli ultimi e delle persone che attraversano una situazione di disagio sociale, nell’ottica di rispondere concretamente a quelle “attese della povera gente” di cui parlava il grande Giorgio La Pira, così come dobbiamo valorizzare tutte le realtà associative e il mondo del volontariato in tutte le sue forme, che contribuiscono ogni giorno, con la loro azione, a rendere più giusta e più umana la nostra società.

Su queste visioni, allora, possiamo costruire insieme il futuro della Campania. Ed è anche, e soprattutto, per queste Regioni che vi chiedo di scegliere, alle prossime elezioni, la lista “Casa Riformista” e di esprimere una preferenza per il prof. Armando Lamberti.