Di Alfonso Mauro
Tra il 1923 e il 1931 Maurits Cornelis Escher peregrinò a lungamente il Meridione, soggiornando in Abruzzo, Calabria, Sicilia, e massime, com’è noto, in Costa d’Amalfi. Il fascino dei paesaggi aspri e luminosi, di architetture e archeologie arroccate, e dei dedalici centri storici era il medesimo che aveva ghermito le generazioni del Grand Tour. Ma, avanguardisticamente, fu là ed allora un repertorio visivo che trasformò profondamente la sua arte, e l’Arte lato sensu; un patrimonio disegni e incisioni che ancora dialoga col presente: ordine e caos, natura e artificio, reale e visione. Sincretismi e contaminazioni che ben si offrono a reinterpretazioni e riletture — in questo caso fotografiche, come nel prezioso lavoro realizzato dal fotografo salernitano Edoardo Colace disvelante l’enigma fascinoso dei luoghi dell’artista olandese. Ritratti pedissequamente o riscritti in luce mistica — trasmogrificati. Già oggetto di una pubblicazione atranese, l’opus photographicum verrà proposto al pubblico vietrese nell’ambito della XII edizione degli Incontri di cultura dell’associazione culturale “La Congrega Letteraria”. “Sulle orme di Escher – Fotografie”, una serata di narrazione e proiezioni dedicata al dialogo tra Arte grafica e fotografia attraverso la lente di Colace e il suo viaggio sui passi dell’incisore e grafico. Un pellegrinaggio laico. Terzo appuntamento del cartellone 2025 della Congrega Letteraria, evento fissato per stasera, alle ore 18,30 presso l’Aula Consiliare del Comune. Dopo i saluti istituzionali del sindaco dott. Giovanni de Simone e dell’assessore alla cultura Daniele Benincasa, interverranno la prof.ssa Cristina Tafuri, docente di Storia dell’Arte del Liceo Artistico Sabatini-Menna di Salerno; e l’architetto, ceramista ed operatrice culturale Daniela Scalese, unitamente al fotografo Armando Cerzosimo, il quale più volte ha ospitato personali di Colace nei suoi spazi, spetterà dialogare più fittamente con l’autore. Durante gli interventi verranno proiettate e discusse le fotografie di Colace, in ideale dialogico con Escher. Ma non un mero omaggio “co-ritrattistico”: le immagini ràdicano nella realtà ma evocano al contempo l’artistica intuizione dell’olandese, squadernando i mondi paralleli e gli spazi che paiono sovvertire fisica e prospettiva. Spazio mentale quale suggerimento di dimensione superiore. Sull’apparente consuetudinarietà del quotidiano, del mero visivo, si innesta l’immaginifico traslatorio: lo scatto prende, rapprende e traspone il fascino metafisico-metamorfico che ha trasmutato il reale in un misto di rappresentazione e visionarietà. In questa tensione solo apparentemente duplice, sospesa tra ortografia ed evaporazione, l’Arte (grafica e fotografica) riemerge come possa dinamica capace di rinnovare e rinnovellare l’identità dei luoghi e di ripercorrere una biografia nobile: contemplazione che sa farsi generazione. Una maieutica delle immagini. Attraverso le fotografie di Colace, autentiche protagoniste dell’incontro, l’Arte non si limita a custodire il fuoco della memoria ma lo focalizza e anima a parlante al presente, a strumento di rinnovamento della luce tra comunità e territorio.





