Processo Sarastra, fissato il processo bis - Le Cronache Cronaca
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Processo Sarastra, fissato il processo bis

Processo Sarastra, fissato il processo bis

Scafati. Processo Sarastra, c’è anche la data dell’appello: il 29 gennaio saranno in aula quasi tutti gli assolti a Nocera inferiore il 13 novembre del 2024 dopo che la procura Antimafia di Salerno con il pm Rocco Alfano aveva chiesto 39 anni complessivi di reclusione per voto di scambio contestato agli imputati. Appello in 36 pagine presentato dalla pubblica accusa per il processo bis. Imputato principe il sindaco Pasquale Aliberti e altri 5 (tra cui moglie Monica Paolino e fratello Nello Maurizio) mentre per l’incensurato Andrea Ridosso (fratello di Luigi dell’omonima cosca condannato con il rito abbreviato insieme ad Alfonso Loreto) è stata accertata dalla Dda l’estraneità dei fatti. Per lui nessun processo bis. Alla sbarra ci saranno Pasquale Aliberti, il fratello Nello Maurizio, la moglie Monica Paolino, Roberto Barchiesi, Giovanni Cozzolino e Ciro Petrucci. Sul banco dei testimoni, tra gli altri, sfileranno due imprenditori le cui dichiarazioni in primo grado furono considerate fuori tempo massimo e che ora l’Antimafia vuole riascoltarli credendo che nelle parole dei due ci siano le prove per una condanna. Poi sarà la volta di alcuni pentiti come Dario Spinelli, Massimo Fattoruso e Alfonso Loreto già sentiti a Nocera Inferiore nell’ambito del giudizio di primo grado. Diverse le motivazioni della procura sull’appello contro la sentenza di assoluzione per il presunto voto di scambio denominato a “Sarastra” nella città di Scafati. Nella valutazioni delle singole posizioni l’Antimafia ritiene come Pasquale Aliberti “sia il vero “dominus” di tutta l’operazione relativa al patto elettorale politico-mafioso concluso con il clan Loreto Ridosso, sia per le elezioni comunali del 2013, che per quelle regionali del 2015″. Il fratello del sindaco, Nello, invece, “ha contribuito a quel patto, facendo in alcuni momenti anche da intermediario e comunque da uomo di assoluta fiducia del fratello sindaco, deputato anche al controllo e alla cura del buon esito di quel patto”. Barchiesi e Petrucci “hanno contribuito, nei rispettivi ruoli visti, a quel patto, quali soggetti incaricati o graditi dalle parti, disposti ad assumere quei ruoli “istituzionali” all’interno della locale pubblica amministrazione, necessari per perfezionamento dell’accordo; Giovanni Cozzolino invece “aveva contribuito a quel patto, sia pure limitatamente alla parte relativa all’accordo per le elezioni regionali del 2015, quale uomo dello staff del sindaco Aliberti deputato a fare da collegamento tra i vari soggetti coinvolti nell’accordo, specialmente per la parte politica”. Monica Paolino invece avrebbe “contribuito a quel patto, sia pure limitatamente alla parte relativa all’accordo per le elezioni regionali del 2015, quale beneficiaria del patto e, quindi, piano fattuale, anche quale istigatrice o quantomeno rafforzatrice del proposito criminoso del marito Pasquale Aliberti”. L’antimafia salernitana incentra il suo ricorso innanzitutto sui collaboratori di giustizia che per i giudici nocerini sono inattendibili. Andrea Ridosso invece secondo la pubblica accusa sarebbe stato “utilizzato in maniera strumentale dal fratello Luigi e dai vertici del clan, essendo di fatto l’unica persona di cui i primi potessero fidarsi e che allo stesso tempo fosse piuttosto ingenua e comunque presentabile per livello culturale (laureato) e per assenza di precedenti giudiziari”.