Antonio Manzo
Quattro macchine entrano sgommando a via Santa Croce di Marina di Policastro. Sirene e lampeggianti. Non si possono non notare. Lì abita il sindaco Giovanni Fortunato, il mullah, come lo chiamano in paese, per aver fatto credere ai suoi concittadini da venti anni e passa che li amministra, di aver trasformato il Comune in un sultanato rivierasco del Cilento. Ma gli uomini della Guardia di Finanza lo chiamano per nome e, rispettosamente, gli notificano l’ordine di custodia cautelare. Giovanni Fortunato non ha neanche il tempo di sbiancare. Sguardo imbarazzato, vertigine per quella frase: “Lei è in arresto”. Chiude gli occhi davanti ai finanzieri e, come si scrive nei mattinali delle questure, non oppone resistenza. Passa quasi senza accorgersene dalla stanza di sindaco agli arresti domiciliari. Solo una puntata del Sistema Cilento, che l’hanno appioppato a un capitolo del malaffare cilentano senza spiegare fatti e personaggi che governano i Comuni, fanno affari privati oltre che con la criminalità e amministrano per decenni. Impuniti. Tollerati. Coperti. Ma è nel pieno dell’estate 2022 che il maresciallo Giovanni Petrizzo alla procura di Lagonegro non crede ai suoi occhi. Nè sembra credere alle sue orecchie. Al telefono c’è il signor Eboli Francesco Bruno, che con il suo cognome non si è fermato nella città di Cristo. Poche parole: “A Santa Marina il sindaco Giovanni Fortunato, da ingegnere con il suo studio, amministra il paese consentendo, su suoli agricoli, quattro volte il numero dei fabbricati previsti dal prg. Ma, soprattutto ha costruito un sistema economico per percepire tangenti simulando incarichi professionali a giustificazione delle presunte tangenti. L’ultima è di 100 mila euro e vi racconto chi gliel’ha dovuta dare”. E’ solo l’avvio dell’inchiesta che coinvolge Giovanni Fortunato, Francesco Di Giovanni direttore dei lavori del villaggio Torre Oliva. Ora gli uomini indagati del Sistema Santa Marina dovranno attendere solo la data di fissazione del processo: Giovanni Fortunato, il sindaco agli arresti domiciliari, Michele Galardo, architetto, i costruttori Antonio La Montagna e Nicola Tortora, Carmine Del Verme capo ufficio tecnico del Comune. I capi di accusa costruiscono un breve capitolo del Sistema Cilento: corruzione, concussione, abusi edilizi. L’udienza preliminare è stata fissata per il 28 ottobre: sarà il giudice per l’udienza preliminare a decidere se accogliere la richiesta della Procura e aprire il processo. Con linguaggio pudico e garantista nei piccoli comuni parlano sempre di “scosse che scuotono le comunità del Golfo di Policastro” che sono prese in ostaggio dal malaffare. Come a Casal Velino, a Camerota, a Torraca e nella “capitale” Sapri. Secondo l’impianto accusatorio, coordinato dalla Procura di Lagonegro, a Santa Marina sarebbe emerso un sistema di gestione amministrativa piegato a interessi privati, dove la funzione pubblica ha perso il suo carattere di imparzialità, trasformandosi in strumento di vantaggio personale e politico. Le ipotesi di reato contestate a vario titolo sono concussione, corruzione, tentata concussione e violazioni delle norme edilizie. Gli inquirenti ritengono che Giovanni Fortunato abbia esercitato una pressione costante sugli uffici comunali, influenzando scelte e procedimenti per favorire imprenditori a lui vicini per permessi e concessioni edilizie. In cambio, alcuni di loro avrebbero versato denaro o si sarebbero rivolti a professionisti indicati dal sindaco, assicurandogli così un ritorno economico indiretto. Cioè: presunte tangenti. Così, “nobilmente” le definisce un comunicato degli investigatori. Come i 100 mila euro trovati nella perquisizione a casa, o quelli non trovati che avrebbero accertato i costruttori che lo accudivano con le tangenti. Con una precisione da far invidia agli uomini del Gioco della Guardia di Finanza in una intercettazione i due imprenditori napoletani impegnati a Santa Marina, Giovanni Fortunato avrebbero accumulato un patrimonio di 50-60 milioni di euiro. Danaro che lui, sindaco ingegnere e manager di se stesso, destinava anche alla sua neonata professione di banchiere diventato socio della Banca Magna Grecia dei comuni cilentani, allora presieduta da Lucio Alfieri, come raccontano gli informati costruttori di Acerra in trasferta a Santa Marina. L’inchiesta, nata da diversi filoni poi unificati in un solo procedimento, ha portato anche al sequestro di varie strutture ritenute irregolari. Tra queste figurano alcune costruzioni nella località Torre Oliva, l’ex bar-ristorante Carioca — oggetto di un progetto di riconversione —, un agricampeggio e un laboratorio per la lavorazione del pesce. Secondo gli atti d’indagine, Antonio La Montagna avrebbe consegnato al primo cittadino 100mila euro in cambio di un permesso a costruire rilasciato senza il necessario piano di lottizzazione. Successivamente, il Tribunale del Riesame revocò la misura cautelare nei confronti dell’imprenditore, mentre il sindaco è rimasto ai domiciliari, accusato di aver incassato la presunta mazzetta. Per il temuto sindaco di Santa Marina il “mondo di Giovanni” si è annebbiato con un pesante capo d’imputazione dagli abusi a fini patrimoniali, alla corruzione Dalle intercettazioni telefoniche registrate dai militari della guardia di Finanza saltano fuori squarci impietosi sulla Santa Marina del malaffare: colloqui che svelano intrecci di interessi sui quali hanno indagato un Sistema Cilento scoperto dalla procura di Lagonegro. E mandato assolto, invece, dal tribunale di Vallo della Lucania che vantava anche la disponibilità della “cricca dei mazzieri” che sequestrava gli oppositori di Montecorice alla devastazione del territorio (il caso eclatante del sequestro di Francesco Malzone da parte della “cricca dei mazzieri” con acclarati pregiudicati, guidati da amministratori nuovamente sulla scena politica). O il sistema amministrativo più “scientifico” di Casal Velino con affari da 5 milioni di euro di danaro pubblico per costruire la zona industriale con i mattoncini Lego e, quindi, inesistente. Ma resta in piedi, granitico, il masso che vorrebbero fare andare sul processo per annullare il processo che ha portato agli arresti la sindaca amministrativista. Così come resta in piedi il Nobel per la corruzione: l’invenzione della macchina mangiasoldi fatta e scoperta a Santa Marina. Doveva servire a contare giusti, fino all’ultimo euro, i soldi delle tangenti pattuite. Da Santa Marina la linea tv a Stoccolma. Poi tornerà nel racconto del Cilento “bandiera blu” del malaffare.





