PAGANI. Potrebbe essere il volano della ripresa, lo strumento della rinascita culturale e civica della città, eppure, a considerare le condizioni in cui versa la piazza e l’antistante Auditorium, viene da pensare che tutto questo sia solo un miraggio, una remota speranza di chi non vuole arrendersi all’incuria e all’inciviltà di pochi. La piazza sembra vivere una doppia vita, di giorno fino al tramonto è frequentata da tanti, piccoli e grandi che trovano riparo nella zona e nei locali commerciali della zona mentre al calare delle tenebre la zona diventa preda degli incivili che vanificano con i lori gesti il già difficile lavoro di recupero che si cerca di mettere in campo. Nel passato la piazza e lo spazio retrostante era stata già al centro di numerose indagini perché lì si concentrava e tuttora si concentra il piccolo spaccio di sostanza stupefacenti. L’assenza di controlli, di telecamere o, semplicemente, di senso civico sta riducendo la piazza ad una specie di angolo malfamato di una qualsiasi metropoli mondiale. Graffiti, o meglio obbrobri, hanno fatto diventare la zona una sorta di pagina bianca sui cui ognuno si sente libero di esprimere la propria “creatività” a tutto danno della collettività. Così si ritrovano improponibili dichiarazioni d’amore, inni alla propria squadra del cuore, incomprensibili scritte e molto altro ancora. E il repertorio di frasi potrebbe essere ancora più numeroso, insieme alle tante deiezioni animali che abbondano nelle aiuole così come bottiglie di vetro vuote, lattine e cartacce. Una brutta cartolina, segno di un progressivo disamore dei cittadini paganesi verso il bene comune, verso qualcosa che è stato costruito anche grazie ai contributi pagati dagli stessi. Il risvolto più triste è pensare (abitudine questa molto frequente) che quando si esce fuori dalla mura della propria città, ognuno ha timore perfino di gettare una cartaccia a terra e si è pronti a rispettare scrupolosamente il codice della strada, a parcheggiare come Dio comanda mentre, ecco l’aspetto più triste, quando “si gioca in casa” ci si sente liberi di demolire tutto, passato, presente e futuro della propria città, in una sorta di perverso e mai giustificabile gioco anarchico delle parti.
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Pagani. Progetto Comune: «Non dimentichiamo i lavoratori della Telis»
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