di Carmine LANDI
BATTIPAGLIA. Umiliati e offesi, seppur innocenti.
Non è Dostoevskij, ma quanto accaduto a due agenti di polizia municipale.
Sono due ufficiali di giudiziaria, il maggiore Carmine Corrado, ora in pensione, e il sostituto commissario Teodoro Landi, ancora in servizio, che sono stati accusati di concorso in reato e di falsità materiale e ideologica in pubblico ufficio fino al dì della lieta archiviazione.
Era l’8 agosto del 2011: con un tecnico del Comune, Vincenzo Pumpo, i due caschi bianchi giunsero a via Fosso Pioppo, in un territorio della “Ca.D’A. Costruzioni” di Domenico Caprino. Un fondo che, sebbene agricolo, era usato come cava: a cagion di ciò, l’area era stata sigillata. Poi il dissequestro temporaneo per il ripristino dello stato dei luoghi: il trio, allora, giunse sul posto per accertarsi del reinterro, fotografando il tutto a riprova dell’avvenuta risistemazione.
Dopo un mese e mezzo, tuttavia, un altro pool di polizia municipale – capeggiato dal comandante Giorgio Cerruti – si recò nei terreni di Caprino. Un altro tecnico comunale, Angela Costantino, scrisse quindi che il ripristino non era avvenuto: mancavano 500 metri cubi di ghiaia, conferiti, tuttavia, a una cava autorizzata.
Uno scavo, sì, ma successivo al primo controllo: a dichiararlo fu Alberto Picentino, custode dell’area e responsabile tecnico dei lavori. La Costantino, poi, non avrebbe considerato neppure il nubifragio che aveva colpito Battipaglia due giorni prima del secondo controllo. E un temporale, si sa, altera i terreni ghiaiosi, a maggior ragione se ex cave. Ciononostante, Corrado e Landi finirono sotto indagine per falso d’ufficio.
Una lunga serie d’errori che sconvolse la vita dei due vigili. Fino alla legittima archiviazione, che i legali Domenico Di Napoli e Stefania Apostolico – che si sono avvalsi della consulenza tecnica dell’architetto Nicola Foglia – hanno ottenuto dal gip Donatella Mancini. Ma qualche dubbio resta. «Perché coinvolgere gli agenti di polizia giudiziaria quando s’è deciso di non tirare in ballo i tecnici?», si chiede Corrado, che promette di adire le vie legali «per capire chi ha armato la Procura».