La telenovela del trasferimento delle Fonderie Pisano si arricchisce di un nuovo, drammatico capitolo. Questa volta, a irrompere nel dibattito non sono i comitati o la politica, ma direttamente le maestranze, che con un comunicato esprimono la loro stanchezza e preoccupazione per una situazione che si trascina da anni, mettendo a rischio il loro futuro lavorativo. Il comunicato, redatto dagli operai e diffuso da Aniello Salzano, coordinatore di “Popolari e Moderati”, denuncia le “incomprensibili speculazioni della politica e di parte della società civile” che ostacolano la delocalizzazione dell’azienda. Gli operai non riescono a comprendere l’ostilità che incontrano, sottolineando che l’azienda intende costruire un nuovo impianto eco-sostenibile e non inquinante, frutto di una voluta “svolta ‘green’ della produzione”. Un messaggio chiaro, che punta a smantellare le paure legate all’impatto ambientale e a riportare l’attenzione sulle reali conseguenze di questa impasse. Il comunicato fa esplicito riferimento al fenomeno NIMBY (“Not in my back yard”), un acronimo coniato negli anni ’80 per descrivere la resistenza di una comunità alla realizzazione di opere di pubblica utilità percepite come dannose per la propria area, anche se necessarie per il bene comune. È esattamente ciò che sta accadendo alle Fonderie Pisano: dopo decenni di attività nel quartiere di Fratte, in una zona originariamente a bassa densità abitativa e ora soffocata da costruzioni spesso abusive, l’azienda si trova in una ricerca vana di una nuova sede. Ogni tentativo di individuare un’area idonea, come accaduto a Buccino in passato e ora a Sordina e nei comuni limitrofi di San Cipriano Picentino e San Mango Piemonte, si è scontrato con la ferma opposizione di amministratori e cittadini. L’azienda, che conta oltre 100 dipendenti e genera un notevole indotto, rischia di soccombere sotto il peso di un “tira e molla” che dura da troppo tempo. Il comunicato stampa non si limita a denunciare, ma offre anche una riflessione sul ruolo della classe dirigente. Se da un lato è giusto non ignorare il parere dei cittadini, dall’altro è compito degli amministratori agire con coraggio, evitando le speculazioni che danneggiano i lavoratori. La critica è rivolta a quei sindaci e amministratori che si fanno trascinare da “minoranze che alimentano il cosiddetto NIMBYsmo”, bloccando lo sviluppo del territorio. Secondo il comunicato, la soluzione sta nella trasparenza e nella comunicazione. Gli amministratori dovrebbero incontrare i residenti, discutere apertamente dei benefici economici e degli obiettivi ambientali, chiarendo che il nuovo impianto non è inquinante e che le paure sono infondate. Solo un’informazione corretta e un coinvolgimento genuino dell’opinione pubblica possono portare a una soluzione costruttiva. L’esito di questa ennesima battaglia è carico di incognite. Se anche la politica salernitana dovesse opporsi all’insediamento a Sordina, l’azienda potrebbe decidere di trasferirsi lontano da Salerno. Per i 100 operai, questa eventualità si tradurrebbe nel dramma della perdita del posto di lavoro. Un esito che rappresenterebbe non solo un danno economico per le famiglie, ma anche un colpo all’immagine e all’industria della città. La vertenza delle Fonderie Pisano si è trasformata in un simbolo: quello di un’industria storica che cerca di modernizzarsi e sopravvivere, ma si scontra con un sistema che, paralizzato dalla paura e dai pregiudizi, rischia di sacrificare posti di lavoro e sviluppo per timori infondati. Il tempo stringe, e il futuro di un’intera comunità pende da una decisione che non può più essere rimandata. e.n





