Pagani. Agguati e tentati omicidi per imporre la propria egemonia - Le Cronache Cronaca
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Pagani. Agguati e tentati omicidi per imporre la propria egemonia

Pagani. Agguati e tentati omicidi per imporre la propria egemonia

Non erano ammessi sgarri al clan. Altrimenti erano pestaggi e minacce di morte. Come avvenne ad Angri a casa di un giovane che “avrebbe voluto fare di testa sua”. Anche agguati e tentati omicidi per l’egemonia del territorio e far capire chi comandava. Emerge dalle circa 460 pagine di ordinanza firmata dal gip Pietro Indinnimeo del Tribunale di Salerno a carico dei coinvolti nel blitz congiunto di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza su input della Dda. Il primo agguato nell’estate del 2023, qualche mese dopo la prima operazione con la quale era stata disarcionata la cosca del “Bronx” di Pagani. Prima della cattura dell’ultimo degli elementi apicali del clan Fezza/De Vivo rimasto in libertà, Vincenzo Confessore (arrestato ad agosto 2023 a Napoli mentre era a ristorante con la moglie a Mergellina) a Pagani, dopo Ferragosto, ai danni di un giovane spacciatore della zona c’era stato un agguato perché non si era voluto sottomettere all’organizzazione per l’approvvigionamento della sostanza stupefacente. Accadde durante una era in via Carmine quando un uomo era stato avvicinato da un individuo che gli esplose contro 5 colpi di pistola ferendolo agli arti inferiore. Fu gambizzato e portato in ospedale. Per gli inquirenti quell’attentato era avvenuto perché il pusher non avrebbe voluto sottostare alle direttive della cosca sull’approvvigionamento della droga. Qualche mese dopo, a dicembre, un altro agguato sempre a Pagani stavolta in via Torre: pur essendo in compagnia della nuora e del nipotino, mentre era in un’auto parcheggiata in via Tramontano un 67enne era stato avvicinato da uomo che aveva sparato più colpi di pistola contro il finestrino lato guida dalla vettura, mandandolo in frantumi. Anche in questo caso gli inquirenti hanno considerato il fatto di sangue una conseguenza dell’egemonia del clan sul territorio per quanto riguarda lo spaccio. E in entrambi in casi sono stati individuati i responsabili e che compaiono nell’ordinanza firmata dal gip Indinnimeo. Poi zio e nipote ritenuti contigui alla cosca avevano litigato sempre per problemi legati allo spaccio con il giovane che afferra una pistola e la punta alla tempia del familiare: l’arma si inceppa al momento di sparare. Quindi l’agguato a Gianluigi Serino, figlio di Aniello ‘ Pope, avvenuto nell’ottobre del 2024 in via Piave a Sarno. Era a pochi passi da casa, insieme ad altre persone, quando un’utilitaria avrebbe percorso la strada a gran velocità rallentando in prossimità di un noto bar. Dal finestrino della macchina sbucò una mano tesa impugnando una pistola e facendo esplodere alcuni colpi di cui uno aveva attinto Serino alla gamba sinistra. Al triage dell’emergenza urgenza aveva raccontato di non sapere come si fosse ferito, ma di aver avvertito solo un bruciore e di aver visto il sangue lungo la gamba. Le indagini, tuttavia, hanno fatto emergere che quegli spari, come altri, erano un avvertimento da parte del clan del centro storico paganese che non voleva intromissioni sulle attività illecite.