«Colgo l’occasione per dire con chiarezza e con tutto il disprezzo di cui sono capace che questa vicenda esprime al meglio il livello di volgarità, di cafoneria, di inciviltà presente in un Paese nel quale possono fare quello che vogliono, fianco a fianco, mogli e mariti, sorelle e sorelle, fratelli e fratelli, padri e figli, tranne chi porta il mio cognome». Lo afferma il governatore della Campania Vincenzo De Luca intervistato dal Corriere della Sera. «Piero ha deciso molto tempo fa di fare l”emigrante’, per essere libero, andando a lavorare, per 11 anni, presso la Corte di Giustizia in Lussemburgo; è vincitore di concorso per docente universitario; ha scritto libri di Diritto comunitario. Non ha bisogno di vivere di politica, può dedicarsi a un’attività professionale più redditizia e gratificante: avrà pure la possibilità di vedere rispettati i suoi diritti costituzionali e di essere valutato in quanto persona dopo 25 anni di militanza?», aggiunge De Luca. Quanto al Pd, prosegue, «ha smarrito le ragioni originarie della sua nascita: essere un partito dei territori e delle autonomie; essere radicato nella società, portatore di un programma riformatore serio. Si è presentato a volte come il peggio del centralismo democratico e del correntismo doroteo. Si è immaginato un profilo radicale per riprendere respiro ma questo ovviamente non basta: occorre riprendere un rapporto con il mondo cattolico e le sue sensibilità – sottolinea De Luca – con l’insieme del movimento sindacale; occorre assumere il tema della sburocratizzazione come un tema decisivo; occorre parlare al mondo del commercio, dell’artigianato delle partite Iva etc. C’è da fare, o da rilanciare, il lavoro per dare vita a una grande forza riformista moderna, in grado di parlare alla maggioranza del popolo italiano, oltre che al nostro insediamento sociale tradizionale». Ospite a Rtl 102.5 il presidente ha acceso i riflettori nuovamente sul terzo mandato: «In Regione avevamo approvato una legge per il terzo mandato, spiegando per quale motivo fosse utile». Noi «avevamo in corso di realizzazione dieci nuovi ospedali, infrastrutture, e volevamo il terzo mandato per continuare questo programma. Oggi l’unico argomento che hanno i giornali è quello dei “cacicchi”, la demagogia è facile, nessuno si è voluto informare sui risultati del governo della regione Campania. Non si comprano il 70% dei voti», ammonisce. E poi una parentesi sulla candidatura a presidente di Roberto Fico: «Io non ostacolerò in nulla la realizzazione di una coalizione progressista, ma non rinuncio alla ragione critica. Chi fa le proposte deve prendersi la responsabilità delle cose che propone e, in ogni caso, per quello che mi riguarda, prima dell’approvazione di un programma di governo non esprimo il mio consenso nei confronti di nessuno. Sulla candidatura di Roberto Fico per il centrosinistra alla guida della Regione, il governatore campano uscente assicura che non ci saranno veti da parte sua sul nome dell’ex presidente della Camera e sulla costruzione del campo largo anche in Regione Campania, perché «mi sembrerebbe un atteggiamento miserabile. Farò il mio dovere come sempre – rimarca – anche perché l’alternativa che abbiamo in Campania fa piangere, fa pena. Se l’alternativa è quella di cui si parla nel centrodestra è evidente che non possiamo fare altro che votare». De Luca rivendica però la possibilità di esprimere sempre il suo pensiero, anche in merito alla figura di Fico e al M5s. «Ci sono molti ragazzi che stanno mettendo sui social le mie affermazioni degli anni passati su alcuni esponenti del M5s – ricorda – quelle affermazioni io le confermo, perché riflettevano il mio giudizio su una stagione storica del M5s e sugli elementi di demagogia che hanno espresso nel loro percorso. Adesso hanno cambiato linea, si sono trasformati in partito politico, ma io non rivedo nulla di quello che ho detto. Fermo restando che nessuno di noi pone veti personali, ma sarà legittimo e ragionevole domandarsi se è la scelta migliore quella di impegnare nel governo della regione più difficile d’Italia un esponente politico che non ha mai amministrato nulla».





