Ravello. Per l’alba di un “nuovo” giorno - Le Cronache Spettacolo e Cultura
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Ravello. Per l’alba di un “nuovo” giorno

Ravello. Per l’alba di un “nuovo” giorno

Olga Chieffi

Se ci abbandoniamo completamente alla musica, nella nostra testa non vi sono parole – un grande sollievo”. Friedrich Nietzsche “Aurora”. E’ questo il giorno del celebrato Concerto all’alba del Ravello Festival, che ha oramai superato ampiamente il trentennale ed è il simbolo di un cartellone che vive anche di questi eventi da “vedere”. L’ appuntamento è per le ore 5.15 sul Belvedere di Villa Rufolo, evento che ogni anno è immediatamente sold out con assoluta protagonista l’Orchestra Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Salerno diretta da Giuseppe Mengoli. Il programma verrà inaugurato dal Richard Wagner dell’ouverture dal Die Fliegende Hollander. Ciclicamente, il finale dell’opera si collega all’inizio e trova il suo suggello nell’Ouverture. Il gesto impetuoso, perentorio, squarciante che l’apre, non evoca soltanto la descrizione naturalistica di una tempesta che infuria, ma è piuttosto il segnale di una rabbiosa tabula rasa di tutto l’apparato operistico tradizionale. La contrapposizione, anche tonale, con il tema di Senta anticipa il contrasto che verrà, non di figure, ma eli emblemi, di un’idea di redenzione che trascende i personaggi stessi. Verrà, quindi eseguita la suite n.1 Peer Gynt di Edvard Grieg “Il Mattino”. Nel 1876 Grieg scrive su richiesta di Ibsen, le musiche di scena per il Peer Gynt, l’opera teatrale più famosa del commediografo norvegese. In quest’opera viene narrata la storia di un giovane scapestrato, Peer Gynt, il quale, alla continua ricerca di nuove esperienze e nuove emozioni, trascura i valori fondamentali dimenticando famiglia, amici e la donna che tanto lo amava. In questo scellerato percorso Peer si macchia di colpe che lo porteranno continuamente a fuggire dagli altri e, soprattutto, da sé stesso. In un monologo della rappresentazione teatrale, Peer paragona la vita ad una cipolla: come la cipolla è fatta di tanti strati che non racchiudono nulla e proprio per questo rappresentano l’essenza della cipolla stessa, così la vita altro non è che l’insieme di quei momenti, mai veramente vissuti e subito dimenticati, che in realtà danno senso all’esistenza intera. In uno dei brani musicali inseriti nell’opera teatrale, Grieg descrive uno dei tanti viaggi di Peer Gynt: una mattina, in Marocco, Peer assiste stupefatto al risveglio della natura in una magnifica alba africana. Il crescendo delicato e nel contempo deciso della musica rappresenta magnificamente la natura e il moto di rotazione del sole nascente, una serie di passaggi affidati ai legni, anche nell’originale, descrive ancor più fedelmente i suoni e i colori dell’ambiente naturale africano. Seconda parte del matinée affidato alla Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 di Pëtr Il’ič Čajkovskij, La Quarta Sinfonia è un lavoro che il compositore realizza tra il 1877 e il 1878, periodo in cui il suo dramma interiore si fa sempre più acuto: proprio nel 1877 Cajkovskij sposa Antonina Miliukova in un matrimonio di copertura che gli provoca una profonda sofferenza. Il destino che bussa alla porta, che ci rimanda alle prime battute della Quinta di Beethoven, giunge puntuale all’inizio della sinfonia, con gli ottoni che squillano inesorabili e aprono così l’Andante sostenuto. Di queste prime battute lo stesso Čajkovskij scrive alla sua amica Nadezda Filaretovna, la baronessa von Meck: “L’introduzione è il nocciolo dell’intera Sinfonia; l’idea principale è il fato, forza nefasta che si oppone al conseguimento della nostra felicità e che perfidamente fa sì che benessere e pace non siano mai perfetti, mai scevri da nubi; quella forza che sta sospesa come la spada di Damocle sul nostro capo, e incessantemente ci amareggia l’animo.” Un’opera di forte intensità emotiva, dove tangibile è la tentazione di rifugiarsi nel sogno per sfuggire ad una realtà in cui angoscia e tristezza si sostituiscono alle aspettative della giovinezza, ma che comunque, nel finale, sa aprirsi all’allegria che una semplice festa popolare è capace di suscitare attraverso un famoso canto della sua terra natale. Il primo movimento si apre con un’introduzione, Andante sostenuto, che, oltre a costituire il germe di tutta la sinfonia, come ebbe modo di chiarire lo stesso Čajkovskij, presenta il Fato attraverso un tema esposto da fagotti e da corni che ribattono un la bemolle in modo tale da rappresentare il destino nell’atto in cui fa la sua comparsa inesorabile nella vita del compositore. Il dramma sembra assumere i contorni della disperazione quando tutta l’orchestra interviene fermandosi su un perentorio quanto inquieto e interrogativo accordo di settima diminuita. Esposto dagli archi, il primo tema del successivo Moderato con anima, assume la forma di un valzer di straordinaria drammaticità e metafora della vita intesa come un’alternanza di gioie tanto illusorie quanto effimere; proprio come un’illusione appare il secondo tema di carattere leggero che si contrappone al primo, ma è poco sviluppato da Čajkovskij il quale preferisce, proprio nella sezione dello sviluppo aperta dal tema del destino, soffermarsi sulla prima idea tematica. Molto suggestiva è la coda, Molto più mosso, nella quale è impressa una forte accelerazione drammatica grazie ai violoncelli e ai contrabbassi ai quali è affidato il compito di eseguire un basso discendente capace di sostenere un’armonia di grande tensione che gioca sull’accordo di settima diminuita di fa minore e di si bemolle minore e prepara il ritorno del tema del destino. Introdotta da quest’ultimo, una nuova violenta accelerazione, metafora del precipitare dell’uomo verso il dramma, conclude il primo movimento. Il secondo movimento, Andantino in modo di canzona, è dominato da un tema triste e malinconico esposto inizialmente dall’oboe e ripetuto, in seguito, con una diversa strumentazione. Il terzo movimento, Scherzo, giocato tutto su un vivacissimo pizzicato d’archi. La canzonetta di strada e la parata militare che passa costituiscono la base del Trio che si distingue per l’orchestrazione quasi interamente affidata ai legni. Il quarto movimento, Allegro con fuoco, dal punto di vista formale, si basa sul principio del tema e variazioni, in quanto un tema popolare è seguito da due variazioni la seconda delle quali è bruscamente interrotta dalla ripresa del tema del destino, contro il quale il compositore cerca di reagire affermando in modo prepotente che è possibile vivere, nonostante tutte le avversità, cercando e scoprendo la gioia nelle altre persone. Čajkovskij disponeva di una sensibilità straordinaria; la sua ispirazione, sempre fluente, anche se non sempre egli controlla come dovrebbe la qualità dei suoi temi e delle sue melodie, il suo lirismo è sempre acceso, spesso appassionato. Nella sua musica si riflette perfettamente la sua personalità: la debolezza di carattere, il cupo fatalismo che lo portò più di una volta a un passo dal suicidio, l’instabilità dei rapporti sentimentali che ne fecero costantemente un infelice, un individuo in cerca di un equilibrio che non riuscì mai a trovare.