Di Antonio Manzo
Castel Volturno non è poi così lontano da Marina di Camerota, Santa Marina di Policastro, Sapri.
Castel Volturno è il litorale Domiziano, in provincia di Caserta. dove hanno scoperto per caso, sì per puro caso, che Guido Zagaria, fratello del ben più noto capoclan Pasquale, uno dei capi storici dei Casalesi, ed anche lui in carcere per mafia, era titolare da anni di una concessione demaniale per gestire un lido balneare. Era il lido dei Casalesi gestito dal clan camorristico e frequentato da bagnanti presumibilmente del tutto estranei ed inconsapevoli del clan acquatico. “Ma chi avrebbe dovuto controllare?” si è lasciato sfuggire alla fine del servizio Tg3 Campania da Catel Volturmo il pur compassato e preciso cronista, l’ inviato Geo Nocchetti. E se a Castel Volturno accade questa “distrazione” così plateale, ci sono nel Cilento costiero una serie di testimoni pronti a giurarti che tra Sapri, Marina di Camerota, Santa Marina di Policastro, e nel Cilento ci sono all’opera tanti boss simil “Zagaria”, che sotto un nome e cognome pulito, rappresenterebbero gli interessi criminali dei clan di camorra napoletana e casertana, oltre che di ‘ndrine calabresi già inserite, da decenni, nel tessuto sociale cilentano e di Sapri. Ora la magistratura vuole vederci chiaro. La Procura della Repubblica di Lagonegro ha aperto un’inchiesta dopo gli scontri al porto di Sapri (cinque feriti) per verificare l’infiltrazione criminale nella gestione dei porti di Marina di Camerota, di Santa Marina di Policastro e dello stesso Sapri.
Alla procura della Repubblica di Lagonegro c’è un procuratore facente funzione Giancarlo Grippo che porta a casa importanti risultati come l’inchiesta che ha svelato gli affari di Santa Marina di Policastro dove l’ex sindaco Fortunato si munì, presso la sua abitazione, di una macchinetta conta soldi simile a quelle gestite dai funzionari di banca per la conta del danaro dei clienti. Lui, Giovanni Fortunato, ex sindaco perché sostituito dal figlio, voleva esser solo sicuro che l’ammontare delle tangenti corrispondeva a quanto pattuito. Il procuratore Grippo nonostante la sempre invocata scarsità di uomini e mezzi nelle Procure più grandi, quasi sempre solo utile alibi per non far nulla, va segnalato al ministro di Giustizia Nordio. Grippo da facente funzione alla guida della Procura ha raggiunti risultati per l’efficienza e l’efficacia investigativa difficile da reperire nel Sud con i “poveri cristi” neppure tutelati da un Cristo in toga.
La paura dei testimoni
La camorra e i clan che gestiscono le spiagge e i porti costieri? “A chi dobbiamo denunciarli?” ti senti dire da quanti, tra l’afflitto e il rassegnato, cominciano a parlarti dell’ultimo segnale drammatico, a Sapri. Dove l’ultimo scontro fisico al porto tra le due famiglie di gestori nautici, con cinque feriti, i carabinieri si sono presentati dopo tempo dalla rissa in corso tra le famiglie portuali mentre erano già ai pronto soccorso i feriti della colluttazione avvenuta nel tardo pomeriggio. Il testimone ti richiama la dichiarazione di Anna Marmo, consigliere comunale di minoranza che ha dovuto lasciare l’aula per raggiungere l’ospedale dove era stato ricoverato ferito il marito Gennaro Ferraro. L donna impaurita e perfino inseguita minacciosamente fino all’ingresso dell’ospedale di Sapri ha raccontato la drammatica serata in una intervista a Antonietta Nicodemo (tele 105tv). Anna Marmo si è raccontata, ma l’assessore al turismo Amalia Morabito ha proseguito i lavori consiliari ed ha ascoltato le parole di una consigliera comunale Donatella D’Agostino che ha interrogato l’amministrazione di Sapri proprio sulla gestione del porto.
La “repubbblica di Camerota”
“Ma a chi denunci?” senti chiederti a Marina di Camerota, “repubblica cilentana” con le sue leggi. Qui il sindaco Mario Peppe Scarpitta ha avuto persino il coraggio di far sbaraccare tutte le forze dell’ordine. Non c’è più nessuno in paese: carabinieri senza sede che hanno trovato ospitalità giù al porto dove nessuno va a denunciare mettendo a rischio la privacy pur volendo sfidare i militari con problemi acustici, la Guardia di Finanza senza più sede perché ha abbandonato Camerota per motivi logistici (c’era la tenenza delle Fiamme Gialle), la Capitaneria di Porto è retta da un comandante tra gli autori della conferenza di servizi per l’ok allo sbancamento con il tritolo della pregiata specie della falesia.
Le villette di legno e i sigilli dei Cc
Ma il fatto più eclatante si verifica proprio su un pezzo di costa di Marina di Camerota dove sull’ex lido Willis che ora i napoletani hanno trasformato in Costa Rei hanno montato casette di legno, in pieno luglio, nonostante il sequestro dei Carabinieri del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano su ordine della Procura della Repubblica di Vallo della Lucania.
Camerota, il porto del fallimento
Gli investigatori stanno procedendo presso il comune di Camerota al sequestro degli atti per la gestione del porto, una storia all’italiana dove dopo il fallimento della società comunale ne viene fatta un’altra con alla guida gli stessi amministratori che avevano determinato il fallimento.
Le gare per le spiagge
Così come gli investigatori cercano tutti gli atti relativi alle concessioni demaniali. Ennesima gaffe politica del sindaco. L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha impugnato la delibera del Comune di Camerota che rinvia fino al 30 settembre 2027 l’avvio delle gare pubbliche per le concessioni demaniali marittime. L’Autorità ha invitato ad avviare subito e gare, ma poiché il Comune ha confermato la proroga. Ma il 15 luglio scorso l’Autorità del Mercato ha impugnato la delibera davanti al Tar.
Lo stile Zagaria
Lo stile Zagaria confida molto nell’assenz dello Stato, soprattutto nella fase dei controlli. Se il titolare del lido degli Zagaria non avesse presentato richiesta di rateizzazione per pagare gli arretrati del canone di concessione non sarebbe stato scoperto.
L’Antimafia e il lido
Secondo il Codice antimafia, infatti, ai condannati per reati di criminalità organizzata è vietato beneficiare di concessioni. Eppure la società, di cui Zagaria è amministratore e proprietario della metà delle quote, ne ha usufruito fino al blitz di martedì scorso. la concessione non è più valida: è da considerare decaduta in seguito alla sentenza della Corte d’appello di Napoli, emessa nel 2021 e divenuta irrevocabile nel 2023, con la condanna di Guido Zagaria a dieci anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso. Sullo stop ha pesato anche un decreto del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere che lo aveva sottoposto alla sorveglianza di pubblica sicurezza.
Ma è possibile che due condannati in via definitiva per associazione a delinquere di stampo camorristico fossero gestori e concessionari di un lido a Castel Volturno sequestrato dalla Procura?
.
Le concessioni demaniali marittime attive sul territorio salernitano sono 1.196, molte nel Cilento. Chi le ha controllate? L’ultimo atto, nel caso di Castel Volturno, era che gli Zagaria ancora non avevano prodotto il certificato antimafia. “L’ultimo atto è stato quello di richiedere i certificati antimafia che non sono stati ancora prodotti dalla parte – hanno detto al Comune – Questo procedimento, quindi, si sarebbe concluso sicuramente con un provvedimento di decadenza dalla concessione demaniale. Se non è ancora stato adottato, è soltanto per questioni di rallentamenti dovuti alla carenza di personale”. Ecco, la giustificazione: mancano i dipendenti, dicono gli amministratori comunali che, quando non sanno amministrare, scaricano tutte le responsabilità sul personale.
“Ovviamente il territorio è parte lesa in termine di immagine”, spiegano i sindaci quando vengono scoperti nelle loro incapacità di indirizzo politico e organizzano i voti di scambio. Si comportano, quando sono alle strette, come gli uscieri dei Comuni. E poi ringraziano la magistratura per la scoperta delle illegalità.
I lidi per la camorra
La camorra controlla le concessioni. Con le minacce ai concorrenti e i giusti ganci nelle amministrazioni comunali, i clan influenzano per affidare lotti di spiaggia facendo in modo che rimangano nelle mani di chi per anni ha gestito i lidi
Nei comuni costieri del Cilento ci sarebbe una “sorta di usucapione mafiosa della costa” e la penetrazione dei clan riguarda anche settori legati alla gestione degli stabilimenti balneari ottenuti sulle aree demaniali, cioè pubbliche, date in concessione dal Comune. Si tratta di attività che, il più delle volte, prevedono dei costi bassi per il pagamento del canone di affitto e per la manodopera, ma buoni introiti. A Sapri, Camerota, Santa Marina di Policastro, ma anche altrove sono pronti a testimoniarti: c’è chi ha dato concessioni balneari in cambio di forniture di bibite, alcolici, acque minerali. Sembrano traffici normali o irrilevanti ma sono nell’ordine di centinaia di miglia di euro. Immaginarsi cosa sarebbe accaduto se dieci anni fa avessero detto sì alle lottizzazioni a Marina di Policastro con le progettate villette alla foce del Bussento. Sarebbe solo stato aperto un mercato di cemento e tangenti se, all’epoca, un assessore provinciale Angelo Paladino non si fosse dignitosamente opposto al nascente affarismo politico-mafioso sulla strada del Bussento.





