Sistema Cilento, una lunga omertà - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cronaca

Sistema Cilento, una lunga omertà

Sistema Cilento, una lunga omertà

Antonio Manzo

Girarono la faccia dall’altra parte, nella più benevola delle ipotesi. Se ben tredici anni fa, ottobre 2012, l’allora presidente del Consiglio, Mario Monti, ed i ministri Corrado Passera (sviluppo economico e infrastrutture) e Paola Severino (giustizia) avessero prestato più attenzione al deputato di Italia dei Valori Francesco Barbato o avessero delegato ai loro uffici l’interrogazione parlamentare, oggi non ci saremmo trovati a dover discettare sul cosiddetto Sistema Cilento, fenomeno criminale con indizi di pericolose vicinanze tra affari del settore edilizio e politica, camorra dopo l’arresto dell’ex presidente della Provincia e sindaco di Capaccio e Agropoli, Franco Alfieri. Ed oggi il procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli, sarà audito in Commissione Antimafia sul cosiddetto Sistema Cilento che viene abbinato all’omicidio di Anfwlo Vassallo tuttora senza responsabili ma, soprattutto, tragica etichetta dell’Italia dei misteri. Oggi in Commissione Antimafia è prevista l’audizione del procuratore della Repubblica di Salerno ,Giuseppe Borrelli, prossimo alla procura di Catanzaro. Da ottobre 2012 il presidente del Consiglio e due ministri conoscevano i dettagli e le notizie dell’attività politica di Franco Alfieri e della banca del fratello Lucio Alfieri. Nessuno rispose all’interrogazione del deputato Franceco Barbato. È una lunga interrogazione alla Camera dei deputati, dell’ottobre 2012, densa di fatti e circostanze che ora, tredici anni dopo, si rivelano clamorosamente al centro delle inchieste giudiziarie tutte da verificare processualmente sia pure con la presunzione di innocenza fino a condanne definitive. Certo, tredici anni sono passati tra disattenzioni certe, compromissioni possibili, silenzi istituzionali. Il quadro dell’interrogazione parlamentare inizia a legare gli ambienti dell’inchiesta “Due Torri” che videro elementi centrali Gennaro e Giovanni Citarella, promotori di accuse sugli appalti dell’Amministrazione Provinciale di Salerno. Un “affare di cartello di imprese” esteso in tutta la provincia, per la realizzazione del liceo scientifico di Agropoli, la progettazione e realizzazione della strada Aversana fino ad Agropoli. Fu proprio Giovanni Citarella a spiegare al pubblico ministero Rosa Volpe, futuro procuratore della Repubblica di Firenze, il “sistema” del controllo e gestione degli appalti, con al centro opere “fantasma” che l’allora sindaco Angelo Vassallo denunciò proprio all’assessore Alfieri. Le notizie del deputato Barbato furono tratte da un giornale locale di Agropoli “trasparenza e legalità” e da una inchiesta giornalistica del quotidiano “Il Mattino”. Tutto cominciò con l’’inchiesta dei Carabinieri del Ros che individuarono il clan Citarella di Nocera Inferiore a capo del sistema appalti con al centro Torchiara e Agropoli, delineando l’indizio di pericolose commistioni tra edilizia, politica a camorra Tutti fecero finta di non capire I grandi processi nati su Franco Alfieri che fanno scandalo e hanno tremende conseguenze sulla politica, sono il vero spettacolo immoralista del tempo che viviamo. Nasce un caso, come la corruzione salernitana nei centri amministrativi o complicato, come l’acquisto di una banca cilentana per mischiare politica e finanza in salsa casereccia con i veleni delle inimicizie, delle carriere in attesa o sopravanzate, dei finanziamenti garantiti per i fallimenti pilotati del Cilento. I magistrati procedono in un clima metodico di ostentazione di un mondo di mezzo abitato da indagati corrotti e corruttori, che hanno preso in ostaggio il danaro pubblico. Diventa difficile la ricostruzione di una ordinaria misura di verità processuale, il tutto per la platea di un pubblico che assiste stordito al procedere della valanga giudiziaria, con la complicità festosa e bugiarda dei mezzi di comunicazione fuori controllo che innestano la furia farsesca dell’antipolitica nel solco della manipolazione. E così si assiste ai fenomeni di degenerazione politica nel governo di piccoli comuni come ad esempio Camerota e Marina di Policastro che neppure una interrogazione parlamentare farebbe tornare a rettitudine amministrativa tanto è diffuso il malcostume ignorato, tollerato, perfino volutamente ignorato. Anzi, con i sindaci cilentani impegnati in una perenne campagna elettorale finalizzata solo al consenso elettorale, per poter poi maneggiare con cura la politica “amici e nemici” tanto presente quanto inestirpabile nei piccoli centri. Se la magistratura arriva a Salerno, Vallo della Lucania con ben tredici anni di ritardo dopo fatti clamorosi denunciati meticolosamente da un deputato ora ex, non c’è molta speranza. Se un presidente del Consiglio e due ministri voltano la faccia dall’altra parte diventa inutile anche il rispettabile lavoro della Commissione Antimafia che arriva decenni, dopo fatti noti e conclamati nella gestione della politica spesso legata agli affari.