Scafati. Presunto voto di scambio a Scafati, la Procura Antimafia di Salerno deposita l’Appello per il processo bis denominato Sarastra per il quale a novembre scorso erano arrivate una raffica di assoluzioni dopo una richiesta di condanna formulata per tutti gli imputati. Resta da stabilire la data per il giudizio di secondo grado che dovrebbe arrivare prima della pausa estiva. Nell’appello della Procura non c’è Andrea Ridosso, il fratello di Luigi (condannato in abbreviato), che in un primo momento per l’accusa era stato considerato il trait d’unione tra politica e camorra. Proprio la Procura Antimafia alla fine ha optato per l’innocenza del giovane non presentando ricorso. Durante la sua requisitoria il pubblico ministero della Dda Rocco Alfano (inchiesta che fu di Vincenzo Montemurro e poi di Silvio Guarriello) aveva presentato istanza a 38 anni complessivi di reclusione ma quelle sue tesi accusatorie erano state bocciate dai giudici del primo collegio penale di Nocera Inferiore che avevano assolto tutti gli imputati perchè il “fatto non sussiste”. Motivazioni pubblicate dopo 6 mesi ed ora impugnate dalla procura distrettuale diretta dal procuratore capo Giuseppe Borrelli. Le sentenze di condanna divenute definitive (Alfonso Loreto e i cugini Luigi e Gennaro Ridosso) tornerebbero al centro delle attenzioni del pubblico ministero. Un processo basato sull’apporto politico che- secondo la pubblica accusa- sarebbe stato dato dal clan Loreto-Ridosso sia al sindaco che all’ex consigliera regionale di Forza Italia (Monica Paolino) e che aveva visto sfilare sul banco dei testimoni collaboratori di giustizia e politici. La tesi sui pentiti è emersa nelle motivazioni dei giudici non solo su Massimo Fattoruso ma anche su altri collaboratori di giustizia (tra cui Romolo Ridosso) ritenuti inattendibili, imprecisi e con racconti senza riscontri. Il collegio dei giudici del Tribunale di Nocera Inferiore, infatti, aveva considerato infondate le parole di molti collaboratori di giustizia, compreso Alfonso Loreto. Da Romolo Ridosso che compare anche nell’inchiesta sull’omicidio Vassallo a Massimo Fattoruso fratello di “Spalluzzella” ucciso in un agguato di camorra nel 2014. “Romoletto” che è pentito dal 2016 aveva parlato di un patto tra politica e camorra che era stato sancito con l’accordo per una piscina del valore i circa 2/3 milioni di euro da eseguirsi nell’area ex Coopmes: opera che poi in realtà, da documentazione prodotta dall’imprenditore che doveva eseguirla risultava essere una vasca di raccolta di acque reflue di ben altra dimensioni e altri costi economici “ma in ogni caso mai affidata ad alcuna ditta del clan. Il collaboratore dichiarava anche di aver fatto campagna elettorale per le elezioni del 2015 in favore della Paolino Monica (su richiesta di nello Maurizio Aliberti) prima però del suo arresto (avvenuto nel 2014, quindi a un anno dalle elezioni regionali) e citava di essersi attivato, consegnando bigliettini elettorali in zone che non risultavano inseriti nel collegio elettorale della moglie del sindaco. Tutto materiale inutile per i giudici di primo grado che, accogliendo la tesi del folto collegio difensivo, avevano dichiarato per tutti l’assoluzione perché “il fatto non sussiste”. Processo bis quindi per il sindaco Pasquale Aliberti, il fratello Nello Maurizio, la moglie Monica Paolino, quindi Roberto Barchiesi, Giovanni Cozzolino e Ciro Petrucci.





