Salernitana-Sampdoria, se questo è il calcio... - Le Cronache Salernitana
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Salernitana-Sampdoria, se questo è il calcio…

Salernitana-Sampdoria, se questo è il calcio…

Erika Noschese

Se questo è il calcio. Non basta il verdetto, durissimo, del campo. Non basta vedere i vertici della Salernitana allontanarsi dallo stadio a 25 minuti dalla fine, dopo 5 minuti dall’inizio delle “proteste” dei tifosi granata. Non basta vedere le forze dell’ordine accedere in assetto antisommossa all’interno della curva sud inferiore, quella che storicamente ospita la parte più “verace” del tifo cittadino. Non basta vedere seggiolini in campo, bombe carta lanciate da curva e distinti. Non basta sapere che il presidente della Sampdoria, ben consapevole della pericolosità di questa partita, aveva preventivamente deciso di assumere degli steward privati a supporto della propria squadra, per poter intervenire in casi limite. Non basta sapere che l’attività di “protesta” si è cercato anche di giustificarla, alla meno peggio, alla peggio del peggio. No, evidentemente non basta. Perché è giusto, giustissimo ricordare che queste partite non hanno senso: giocare i playout esattamente 30 giorni dopo la data prefissata dal calendario, dopo aver visto fallire una società storica come il Brescia in 24 ore e dopo aver visto la Sampdoria allenarsi già il giorno dopo la matematica retrocessione in C guadagnata sul campo, con buona pace del Frosinone che sicuramente non ci avrebbe trattato meglio in campo (le partite con la Sampdoria sono state sonoramente perse, senza se e senza ma, ndr). Ed è giustissimo ricordare che probabilmente, dopo tutto questo scempio, il verdetto federale sarà verosimilmente diverso perché non è plausibile immaginare che sia da ritenersi valido il percorso tracciato dalla Lega Serie B, che ha portato a risultati imbarazzanti dentro e fuori dal campo. Per una volta, se possibile, vorremmo parlare di noi. Perché Salerno, lo sanno tutti, è Salernitana e salernitanità. Non è altro. La dimostrazione pratica si è avuta in questo mese, in cui si parlava solo di Salernitana e ogni altra notizia, rilevante o meno, non aveva che il peso specifico di un capello. Eppure, bisogna trovare le forze e dircelo chiaramente: se Salerno è questa, se tifare Salernitana è questo, se vivere la “salernitanità” è questo, io non ci sto. Sembrerà banale, sembrerà populista, ma in questo momento poco importa: oggi, come sempre, tra gli spalti e dinanzi alle televisioni c’erano orde di bambine e bambini che hanno assistito all’ennesimo spettacolo deplorevole, giustificato e anzi gratificato da orde di genitori, zii, cugini, amici che all’urlo di “Mercenari, fuori dall’Arechi!” hanno pensato che tutto quanto accaduto sul rettangolo di gioco fosse giusto, legittimo. Perché “Salerno non merita questo!” e, onestamente, mai stati più d’accordo. Mio figlio non urlerà mai “Uscite a mezzanotte! A mezzanotte!” con lo stesso “orgoglio” che ha contraddistinto chi ha aspettato il rientro in campo dei giocatori per sparare l’ennesimo petardo. La partita sospesa definitivamente, con i cori “pro-appartenenza” che certificano la pochezza di chi, a vario titolo, ha ancora voce in capitolo in città soltanto perché appartenente ai gruppi “legittimati” a esistere in quella curva, rappresentano l’ennesimo esempio di quanto Salerno sia indietro sotto ogni singolo aspetto: sportivo, morale, educativo, culturale. Non c’è caso che tenga: la Salernitana ha perso in campo e soprattutto fuori dal campo. Poi si vorrà continuare a parlare di Iervolino, dei soldi mal spesi, di Gravina, della Figc, della Lega Serie B, della situazione finanziaria della Sampdoria, dei mal di pancia interni alla rosa e di chissà quanto altro ancora, ma le chiacchiere restano tali e, come sempre, valgono zero.Perché questo non è calcio, questo non è sport. E se pensate che sia questo il modo di farlo, “facitavell vuje”.