di Erika Noschese
Il velo di silenzio che per troppo tempo ha avvolto l’Azienda Ospedaliera Universitaria “San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona” di Salerno sembra squarciarsi, rivelando una realtà fatta di presunte negligenze mediche, nomine discutibili e un “sistema” opaco che metterebbe a rischio la salute dei pazienti. È quanto emerso nell’ultima puntata di FarWest, il programma di approfondimento giornalistico di Rai 3 curato da Salvo Sottile, che ha raccolto testimonianze sconcertanti da parte del personale dell’ospedale. Le problematiche, ben lontane dal limitarsi al solo pronto soccorso, si estenderebbero a vari reparti, gettando ombre inquietanti sulla gestione complessiva della struttura. Il reparto di ostetricia è al centro di una nuova indagine della Procura di Salerno. Il caso di un feto nato morto nel 2022 ha portato all’indagine di quattro medici, con una consulenza tecnica di parte che evidenzierebbe “gravi profili di negligenza e imprudenza”. Una testimonianza raccolta dal programma è agghiacciante: “Posso testimoniare davanti a Dio, davanti agli uomini che il bambino era perfettamente sano. Formazione, era perfetto, quindi perché questo bambino è morto?”. Non si tratterebbe di un caso isolato. Le statistiche sulle complicanze nel reparto sarebbero “eccessivamente alte”, ben oltre il 5,8% previsto dal Ministero della Sanità per gli interventi chirurgici. Ma i presunti errori medici non risparmierebbero altri reparti, come la cardiochirurgia. Qui, il responsabile è stato sospeso con un provvedimento di interdizione dal Tribunale di Salerno dopo la morte di un paziente. Sembra che una garza sia stata lasciata nel cuore del paziente, deceduto poche ore dopo l’intervento. Ancora più sconcertante è la rivelazione che il medico, nonostante il provvedimento, non si sarebbe allontanato dall’ospedale. A settembre 2024, il dottore avrebbe ricevuto l’obbligo di dimora per non aver rispettato l’interdizione, continuando a “venire di nascosto in ospedale” e a “decidere su pazienti, su liste di attesa, su interventi chirurgici”. Le indagini in corso, che faranno il loro corso, stanno portando alla luce un “sistema” che, secondo alcuni medici, sarebbe profondamente opaco anche sul fronte delle nomine. Promozioni per primari e responsabili di reparto sembrano non avere “tutte le carte in regola”. Un caso emblematico è quello della ginecologia, dove una valutazione di “zero” in ostetricia per un candidato avrebbe dovuto significare “semplicemente che il collega non ha mai assistito, né a un parto spontaneo, né a un parto operativo e né ad altri tipi di accessi ostetrici”. Eppure, la risposta dei direttori responsabili sarebbe stata: “E vabbè, che significa? Non ha mai fatto un parto, non significa niente”. Il caso della dottoressa Cristina Esposito, cardiologa ed elettrofisiologa del Ruggi, evidenzia un clima di intimidazione e presunte scelte “politiche”. La dottoressa si è vista “tolta di mezzo” improvvisamente, con il suo responsabile che non rispondeva più alle telefonate. Ha poi scoperto che si era deciso di farla sostituire da un collega proveniente da un altro ospedale. La scelta, secondo la dottoressa, non si baserebbe su criteri di merito, ma sulla volontà di “mettere in condizioni” lei di andarsene per far “andare avanti qualcun altro”. Un’esclusiva registrazione ottenuta da FarWest, relativa a una riunione sulla nomina del responsabile, rivelerebbe a chiare lettere che la scelta non sarebbe avvenuta con “criteri di merito”, ma per motivi “politici”. La dottoressa Esposito ha anche sollevato dubbi sulle scelte operatorie, che sarebbero state indirizzate verso “procedure sempre più costose”, e sull’ordinazione di materiali non giustificati dall’utilizzo. Si è interrogata sulla possibilità di legami tra i fornitori di materiali e chi li utilizza in sala operatoria, notando che gli ordini si sarebbero improvvisamente “polarizzati con l’utilizzo di materiali di una sola ditta”. Molti medici, in questo clima, si sentirebbero “messi all’angolo o intimiditi”, con “procedimenti disciplinari che poi si sono risolti in una bolla di sapone”. La percezione è quella di “una pessima gestione che ha mirato solo ad accontentare i soliti piccoli tentati politici”. E che la politica abbia un ruolo centrale nella gestione del Ruggi lo conferma anche il criterio di nomina del direttore generale: l’attuale direttore, Vincenzo D’Amato, è stato nominato dal Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, da una rosa di candidati idonei. Nonostante le numerose questioni sollevate, il direttore D’Amato non ha ancora risposto alle richieste di FarWest. Di fronte a un quadro così allarmante, che mette in discussione la sicurezza dei pazienti e la trasparenza delle procedure, la domanda finale che si impone è inquietante e va ben oltre il singolo caso di negligenza o di nomina discutibile: si può parlare di un vero e proprio sistema Ruggi? La risposta a questa domanda, a chiusura del servizio di FarWest, è stata un secco “sì”. Ora, però, si attende che una risposta definitiva e inconfutabile sia data dalle indagini della magistratura e, soprattutto, dalle azioni concrete delle istituzioni, determinando il futuro della sanità in uno degli ospedali più importanti del Sud Italia.





