Salerno, una provincia da risvegliare - Le Cronache Salerno
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Salerno, una provincia da risvegliare

Salerno, una provincia da risvegliare

Salvatore Memoli

Leggevo qualche report sulle presenze turistiche nel salernitano durante la scorsa settimana pasquale. Abbastanza deludente per le attività degli alberghi. I motivi sono diversi ed andrebbero analizzati da chi ne capisce. Ho letto commenti di persone del settore molto amareggiate. Che cosa succede, in realtà? Nessuna analisi si può ridurre ad una sola riflessione. Certamente chi conosce la Provincia può dire quanti e quali siano i siti con diverse catalogazioni che sono capaci di rappresentare l’unicità e la intensità di bellezza di luoghi suggestivi, accoglienti, unici che esprimono una ricchezza indescrivibile delle nostre terre. Dai monti ai mari, dalle montagne alle pianure, dai corsi d’acqua alle bellissime cascate. Tutti luoghi che permettono di accogliere i visitatori e di strappare apprezzamenti meritati. Si aggiungono i siti archeologici, i siti UNESCO, i Musei, le Pinacoteche, le Chiese con le loro storie, le loro memorie antiche, le tradizioni e le opere d’arte contenute. Non c’è un territorio che abbia la supremazia sugli altri, come in una classifica di merito. Il Cilento e il Vallo di Diano sono posti ricchi di un ambiente sano, boschi e foreste, fauna, corsi d’acqua. Il sistema dei Parchi regionali ( Monti Picentini, Diecimare, Monti Lattari e Bacino Idrografico del Fiume Sarno), le Riserve Naturali Regionali (la Valle delle Ferriere, Foce del Sele, Tanagro, Monti Eremita e Marzano), l’ex aree Marine ( Punta Campanella e Santa Maria di Castellabate, Punta Licosa), le Oasi protette ( Polveracchio e Persano), i siti riconosciuti dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità( la Costiera Amalfitana, il Parco del Cilento Vallo di Diano e Alburni). Le grandi Costiere Amalfitana e Cilentana sono paesaggi incantevoli dove gli sguardi si soffermano tra cielo e mare con tutte le ricchezze dei tanti paesi che conservano gioielli di arte, religione, cultura e umanità. Positano, Amalfi, Ravello, Vietri sul Mare, il Capoluogo, Agropoli, Castellabate, Pisciotta e Palinuro fino a Sapri. Un percorso incastonato nella bellezza ed impreziosito dalla storia di ogni angolo. L’unicità della Dieta Mediterranea di cui si parla in tutto il Mondo. I siti archeologici ( Paestum e Velia conosciuta come Elea), le Grotte ( Pertosa e Castelcivita) e nel Vallo di Diano la Certosa di Padula, un monumento che restituisce storia, cultura, religione, potenza, memoria di monaci eccezionali ed ascetici. Le tante tappe di una zootecnia ed agricoltura da primati, la mozzarella di bufala, il caciocavallo, il pane caldo e fatto a mano da esperte massaie. Il mare con i suo pescato portato sulle tavole dei consumatori da una rete esperta e numerosa di pescatori. Il nord della Provincia è prossimo a Napoli, ne risente delle tradizioni e della cultura e respira la religiosità di Pompei e la sua grande testimonianza archeologica, intessuta di civiltà di un popolo sommerso dalla lava del Vesuvio. Tutto il salernitano è un luogo pieno di interessi diversi che attrae visitatori. Una realtà che meriterebbe più attenzione da parte delle istituzioni, più competenze, più organizzazione e meno improvvisazione. La realtà è tale da poter attivare un’economia reale che potrebbe avere ricadute eccezionali per tutti i territori. Basterebbe avere programmi integrati ed obiettivi lungimiranti, capaci di garantire la qualità dell’assistenza, di stimolare percorsi, itinerari, con la previsione di un sistema unico di accoglienza e di proposta per tutti i visitatori. Basterebbe evitare i municipalismi, gli egoismi di taluni, quelle incapacità di offrire pacchetti che permettono di avvicinare alle diverse realtà una fiumana di gente che fin qui predilige il rapporto ‘ mordi e fuggi’, non incoraggiata ad una più lunga permanenza. Il turismo è un’antica arte, anzi una realtà che esige professionalitá, organizzazione, infrastrutture e servizi. Molti sono bravi a gestire la cassa, mostrando poca propensione alla sensibilità giusta verso chi alla fine si sente strumentalizzato, usato e spogliato delle sue prerogative e delle sue reali possibilità di spesa. Per cambiare occorre attivare professionalità specifiche, gente che conosce il mestiere della divulgazione e della organizzazione, avendo a cuore le relazioni umane, quelle che allargano le dimensioni degli spazi e delle comunicazioni, tanto utili alla promozione di pacchetti per favorire l’avvicinamento di buoni visitatori. Occorre evitare di parcellizzare i mondi del turismo e di monetizzare qualsiasi offerta, oltre ogni ragionevole modernità e concretezza. Le lacrime degli insoddisfatti, prive di un ripensamento generale su come si deve fare il turismo e come tradurre l’improvvisazione di tanti in un arte meritoria di riproporre storia, tradizioni, gastronomia, accoglienza ed integrazione in un grande risultato di economia di grande vaglia, restano un inutile lamento.