Antonio Manzo
Come volevasi dimostrare. Giustizia e politica siglano la “seconda svolta di Salerno”. Non è la pace, ma di sicuro c’è un armistizio che il ministro Carlo Nordio e il suo collega di Governo vice ministro degli Esteri Edmondo Cirielli possono rivendicare. “Nordio resisti”, così come avevamo preconizzato nei giorni più duri dell’attacco al ministro, è diventato un ineludibile “Nordio resiste” di fronte alla platea dei politici, pochi, e dei magistrati della Corte di Appello di Salerno presenti nell’aula magna. Chi si aspettava una “guerra” a viso aperto con tanto di Costituzione sbandierata, è rimasto deluso. Certo, ognuno ha detto la sua opinione sulla riforma voluta dal Governo è già approvata alla Camera, ma tutti con garbo istituzionale, soprattutto i vertici della magistratura salernitana presenti, tutt’altro che remissivi ma con parole e concetti diversi dal Governo di grande lezione pedagogica per i vertici nazionali dell’Associazione Nazionale. Se Elia Taddeo, sostituto procuratore generale della Repubblica, recita la litania nazionale sul mancato preliminare confronto tra la Giunta dell’ANM e il Governo, il Ministro Nordio ribatte che la parte politica non si è mai negata al dialogo con la magistratura, ma la risposta di quest’ultima è stata sempre e solo: “Niet, niet, niet!” E’ stato l’incipit del ministro al convegno promosso dal neo presidente della locale Camera Penale, Michele Sarno, e moderato dal direttore de “Il Tempo” e già deputato Pd, Tommaso Cerno che ha rilevato, almeno a Salerno, un apprezzabile confronto, culturale e politico insieme, su un tema decisivo per la democrazia italiana. Che non si siano parlati prima in maniera franca lo si sospettava, ma il dialogo salernitano ha dato conferma. Piuttosto c’è stato il muro contro muro ed ora l’Italia – non una o un’altra parte politica – ma lo Stato italiano in sé, corre un rischio enorme. Andiamo con ordine. Gli argomenti dei magistrati trattatati da Rosa Volpe, presidente della Corte di Appello di Salerno, Giuseppe Borrelli, procuratore capo della Repubblica, a Elia Taddeo, sostituto. Procuratore Generale.; e Maria Zambrano, vertice locale dell’Associazione Nazionale Magistrati la stessa che capeggiò il polemico abbandono dell’aula dei togati all’inaugurazione si possono riassumere in tre concetti: la riforma era inutile in quanto la separazione delle carriere è di fatto già in essere (solo lo 0,2% dei togati ha finora chiesto il passaggio dalla funzione inquirente a quella giudicante e viceversa, potendolo fare una sola volta nella vita, peraltro con l’obbligo di cambiare sede giurisdizionale); sono ben altri i problemi, carenza di organico, tempi biblici dei processi. Ecco l’armistizio: Non sarebbe stata preferibile una pausa di riflessione? I rappresentanti dell’avvocatura, a cominciare dallo stesso Michele Sarno, con Beniamino Migliucci , presidente della fondazione delle Camere Penali Italiane che proprio a Salerno ebbe il primo convegno nazionale negli anni Settanta, e Alberto Toriello, presidente del consiglio dell’ordine hanno difeso la norma sulla separazione delle carriere in itinere legislativo, insistendo sull’esigenza di garantire l’assoluta imparzialità del giudice tra accusa e difesa. Bisognerà sorteggiare il prossimo Consiglio Superiore della magistratura? Pane per i denti di Carlo Nordio quando ricorda che, sotto il profilo disciplinare e della carriera, il giudice è valutato e controllato da un controllore che appartiene al suo stesso ordine e magari gli è debitore del voto nelle elezioni degli organi di autogoverno. “Chi ricorda – dice Nordio con una punta di ironia – il caso Palamara con la polvere messa sotto un tappeto?” Silenzio assoluto. La riforma è incostituzionale? Edmondo Cirielli risponde “Qualcuno si è accorto che l’iter legislativo in corso è quello dell’art. 138 della Costituzione, che indica le modalità con cui si può riformare la Carta? Se stiamo portando avanti una riforma della Costituzione è evidente che siamo più che consapevoli che la nostra legge non sta nel suo attuale perimetro” e che la legge sulla separazione delle carriere dovrà essere soggetta a referendum che, si augura Nordio, veda la partecipazione dei cittadini ma un grave voto per l’approvazione. “Stiamo parlando di una riforma costituzionale, per varare la quale occorre la doppia lettura, con i tempi che essa comporta. Se cambiassimo anche solo una virgola al testo dovremmo ripartire daccapo – dicono Nordio e Cirielli – Se diventa il campo di uno scontro frontale tra due istituzioni, Parlamento e Magistratura, sarà devastante per il Paese”.





