di Erika Noschese
Strutture intermedie, incremento del personale, sistema sanitario da far funzionare sin dal medico di medicina generale. Pare quasi una filastrocca quella che si ripete, giorno dopo giorno da tanti, troppi anni, sul territorio salernitano dove le strutture ospedaliere sono sempre più sollecitate anche per le situazioni di più facile risoluzione, come quelle legate all’influenza stagionale e alle sue eventuali complicanze. Il sistema sanitario, infatti, da tempo ormai immemore vive quello che erroneamente, ormai, si definisce “un periodo” di crisi legato alla carenza di personale e alla creazione di un vero e proprio imbuto che si traduce nell’impossibilità di far filtrare adeguatamente tutti gli accessi ai Pronti Soccorso quando il collo è strettissimo, quando invece sarebbe auspicabile (nonché essenziale, ndr) sfruttare al meglio le potenzialità del medico di medicina generale e, in casi di emergenza improvvisa, le strutture dedicate alla continuità assistenziale che, per l’appunto, prendono momentaneamente il posto del medico di medicina generale per garantire adeguato supporto al cittadino, per l’esecuzione pratica di quel “diritto alla salute” che pare sempre più difficile da concretizzare. Con le ovvie conseguenze del caso, legate allo stress del personale medico e paramedico e dei cittadini che, in mancanza dell’applicazione dei propri diritti, reagiscono in malo modo sfociando anche in episodi di aggressione verbale o addirittura fisica nei confronti del personale, rendendo sempre più pesante l’aria che si respira nei nosocomi della provincia, con particolare riferimento alle aree interne. A rappresentare il quadro tutt’altro che semplice è il segretario generale della Funzione Pubblica della Cgil di Salerno, Antonio Capezzuto, che intende scongiurare ulteriori sovraccarichi alle strutture ospedaliere di Salerno e provincia: «Nelle ultime settimane abbiamo registrato un 20-25% di accessi in più ai Pronti Soccorso, nonostante il picco influenzale non sia ancora al massimo delle previsioni. Gli ospedali sono al collasso perché chi ha l’influenza non si reca presso i medici di base o presso le strutture territoriali o ancora presso le case di comunità, ma preferiscono andare in ospedale e ingolfare i Pronti Soccorso, creando difficoltà al personale. I lavoratori vivono difficoltà quotidiane e battagliano come se fossero davvero in guerra. Dobbiamo aiutare le strutture a essere decongestionate: il cittadino deve saper aiutare, ma bisogna anche e soprattutto aiutare i cittadini con strutture intermedie, per evitare che la sanità vada al collasso». Il sovraccarico lavorativo, infatti, porta il personale sanitario a scoraggiarsi e a determinare sofferenze, legate all’assenza di personale, in particolare nelle aree interne del territorio: «Viviamo un momento storico in cui la sanità pubblica è in difficoltà e non si può discutere solo di problemi normativi o contrattuali. È necessaria una mobilitazione popolare per ottenere risultati concreti. Per quanto riguarda gli ospedali di Salerno e del territorio, il problema principale è la carenza di medici, una questione che deriva dalla programmazione nazionale della formazione universitaria. Tuttavia, è evidente che occorre fare di più anche a livello locale: manca una rete di medicina territoriale efficace. Le istituzioni – conclude Capezzuto – hanno il dovere di aiutare i cittadini, ma è necessario anche potenziare le strutture intermedie per filtrare i casi meno gravi e impedire il collasso degli ospedali».