Consorzio farmaceutico, Sorrentino nella bufera - Le Cronache Ultimora
Ultimora Cava dè Tirreni

Consorzio farmaceutico, Sorrentino nella bufera

Consorzio farmaceutico, Sorrentino nella bufera

di Peppe Rinaldi

 

 

 

Una volta saltato il tappo fuoriesce il contenuto, qui particolarmente gassoso per una certa effervescenza potenziata dallo scorrere del tempo. Il tappo sarebbe Franco Alfieri, le cui sorti non hanno da essere rammentate ora, il contenitore è il Consorzio farmaceutico intercomunale (Cfi), il contenuto è il «dominus» del contenitore stesso, Francesco Sorrentino, noto boiardo di Stato, laddove il rimando proverbiale sta ad indicare una certa duttilità professionale, unita a una specifica competenza tecnica, a servizio del potere pubblico locale. Stiamo parlando della sua clamorosa sospensione dall’incarico di dirigente comunale, evento assimilabile alla famosa goccia che fa traboccare il vaso, solo ieri accennata su queste colonne per via di notizie che, convulsamente, si rincorrevano d’ora in ora e che oggi iniziano ad assumere una fisionomia più marcata.

Dunque, Francesco Sorrentino è stato messo alla porta dal «suo» sindaco, quel Francesco Servalli che amministra con lo stemma del partito di Elly Schlein il Comune di Cava de’ Tirreni da un bel pezzo. Insomma, un sindaco che del Cfi conosce vita opere e miracoli, forse soprattutto questi ultimi. E’ stato così adottato un provvedimento di sospensione per il super esperto della macchina amministrativa, di Cava de’ Tirreni come pure di Paestum. Abbiamo più volte scritto delle indagini su questo grande equivoco – il Cfi –  da tempo sommerso da tonnellate di denunce, alcune assurde, altre inutili ma altrettante fondate e giacenti negli uffici giudiziari come se non ci fosse un domani. Finché è arrivato l’oggi, che non promette nulla di buono visto il clima che si respira in una corsa ad ostacoli per scansarsi responsabilità. Un classico.

 

Dominio pubblico

 

Sindaci, magistrati, forze dell’ordine, mezzi di informazione, partiti politici e così via: tutti sanno ciò che accadeva al Cfi ma tutti erano momentaneamente fuori stanza. Ogni tanto qualcuno bussava alle porte di chi avrebbe potuto/dovuto stroncare l’andazzo ma poi, per un verso o per l’altro, tutto finiva in cavalleria. Ora che Alfieri è tecnicamente morto e nessuno dei superstiti è in grado di guidare cose, persone ed eventi come avveniva prima delle manette, si sono spalancate le cateratte di un sistema sul viale del tramonto: tutto finisce, la regola è immarcescibile.

Venendo al dunque, Sorrentino è stato sospeso in via cautelativa dalle funzioni dirigenziali del comune di Cava per un mese, come prima o poi leggeremo nel provvedimento adottato dal Comune e che, nel momento in cui scriviamo, non è stato ancora pubblicato come legge sulla trasparenza pure imporrebbe. Poi il dirigente è stato denunciato dal primo cittadino cavese alla procura di Nocera dove, verosimilmente, potrebbe esserci un intero pianerottolo di carte, documenti, faldoni, denunce ed esposti prodotti nel tempo sul Cfi. Se il principio del forellino nella diga ha ancora un senso – e qui parrebbe averlo – allora è lecito aspettarsi che la parete ceda e l’acqua tracimi a valle. Ma perché il sindaco Servalli, che con Sorrentino è andato a braccetto per anni, si è visto costretto a sbatterlo fuori e, soprattutto, a denunciarlo alla procura? Non per come sono stati gestiti i concorsi pubblici, non per le assunzioni operate per anni attraverso graduatorie e mobilità varie su esibizione della tessera politica o sul catalogo del gusto personale (chi non ricorda la famosa intercettazione nell’inchiesta che stroncò la carriera politica dell’ex sindaco di Eboli, Cariello, il quale parlando proprio con Sorrentino si sentì da questi rispondere a proposito di liste di persone da assumere tramite concorso che “non ti preoccupare di lui, Franco – non Alfieri, nda –  ha già la sua lista”?), non per la condizione «cinese» dei dipendenti e dei relativi contratti di lavoro, né per mille atri motivi più o meno noti: no, Sorrentino è stato sospeso dal lavoro e denunciato alla magistratura per il più classico dei trucchetti adottati in casi come il suo. Questo: avrebbe fatto pagamenti per oltre un milione di euro, c’è chi si spinge a parlare di quasi un milione e mezzo, senza averne mandato da parte dei superiori, ovvero dell’amministrazione nella sua declinazione legale ordinaria tra sindaco, giunta e assessorato. In pratica non c’era l’atto di sostegno, di autorizzazione alla spesa ma su questo, naturalmente, si disputerà nel presumibile processo penale e contabile che attende al varco il dirigente insieme a un numero indeterminato di figure politico-istituzionali e dell’apparato burocratico-amministrativo di diversi enti locali, a partire da quello metelliano dove se ne sono viste e sentite delle belle (ci sarebbe addirittura un dirigente che manca proprio della qualifica base di dipendente pubblico e che continua ad incassare stipendi e scatti di carriera come se lo fosse, per non dire di pattuglie intere di consiglieri comunali, candidati trombati, «figli e figliastri» vari transitati dalla finestra di un ente per entrare attraverso la porta di un altro).

 

Mandati di pagamento «creativi»

 

Sarebbero novantaquattro i casi scoperti, la cosa sarebbe andata avanti dal 2021 e l’ultimo pagamento risalirebbe addirittura al novembre scorso, quasi quattro anni di giri di danaro captato dalle pieghe del bilancio comunale e dei relativi residui (Sorrentino era dirigente del settore Finanze di Cava oltreché «capo» del Cfi nonostante non sia più direttore generale da oltre un anno) e di qui trasferito al consorzio per pagare questa o quell’impresa fornitrice o altre spettanze. Si parla, ancora, di società in qualche caso sconosciute al consorzio, cioè che non hanno mai avuto rapporti con questo. Ci sarebbe pure il tipico caso del conto corrente rinvenuto a saldo zero dove dei soldi pubblici dei cavesi non c’è più traccia, ovviamente. Non solo, ma dalla prima indagine interna  sarebbe emerso pure che sono stati liquidati emolumenti dal Cfi a due ex dipendenti in pensione. Ora toccherà a nuovi inquirenti scavare e verificare. Sul Cfi sta lavorando da tempo la Tributaria di Salerno, ora vedremo in compagnia di chi e per cosa.

Insomma, se per queste faccende esistesse un cliché, eccolo qui incarnato in una vicenda sì preoccupante, sì antipatica, sì inquietante ma, sopra ogni cosa, grottesca per come sta emergendo in uno straziante redde rationem tra figure più o meno politico-istituzionali.

La vulgata recita: come mai nessuno ferma le bocce visto che per molto meno – altro che novantaquattro mandati «pezzottati» –  si languisce in una cella o fra anguste pareti domestiche? Ecco, ce lo si chiede ancora una volta anche qui. Una ragione, naturalmente, ci sarà.

Come pure ci si chiede: visto il precedente del caso Cariello e la relativa interdizione dai publici uffici patita da Sorrentino, prima per dodici mesi poi ridotti a sei, ce ne sono state altre di sospensioni prima del patatrac di adesso? Ancora: come mai nessuno si è accorto per tutto questo tempo di tanti soldi che partivano e arrivavano? E quando arrivavano al Cfi come discreti fiocchi di neve, chi li riceveva non si faceva domande? Ma, appunto, chi li riceveva questi soldi?