Di Olga Chieffi
Domani sera, l’Orchestra Filarmonica Campana torna a Salerno nella Chiesa di San Benedetto. Il concerto, previsto per le ore 20.00, porta il titolo di “Peregrinazioni” ed è in coproduzione con Salerno Classica e Associazione Gestione Musica di Francesco D’Arcangelo. Il programma omaggia Antonio Salieri (nel 2025 sono 200 anni dalla morte) e Giovanni Battista Viotti (200 anni dalla morte), mentre nella seconda parte spazio ad un compositore del Novecento poco eseguito quale è il veneziano Ermanno Wolf-Ferrari. Il programma principierà con la Sinfonia Veneziana di Antonio Salieri una miniatura, ma armoniosa col suo taglio in tre tempi il primo costruito regolarmente su due idee saporosamente contrastanti, con sviluppo e ripresa delle stesse; un melodioso Andante-Aria e un finale da opera buffa, essa è una vera piccola Sinfonìa. E’, infatti, una collazione di due Sinfonie d’introduzione alle opere “La Scuola de’ Gelosi” e “La partenza inaspettata” curata dal violista Renzo Sabatini. Il titolo “Veneziana” è stato attribuito nel 1987, quando l’opera è stata pubblicata da Ricordi, probabilmente facendo riferimento alla città lagunare dove la musica è stata ascoltata per la prima volta. Il suo strumentale, con gli oboi a 2, i corni idem e negli archi i violini divisi mentre i violoncelli sono assenti e l’uso concertante, specie nel finale (nell’Andantino tacciono i fiati), sembrerebbero collocarla ai primordi del genere. Salvo, poi, a sospettare un gusto un po’ conservatore del musicista nel campo non teatrale. Di certo la sua eleganza confidenziale, il garbo del suo conformismo verso la media corrente del linguaggio del tempo, con l’abilità sfoggiata in questa cordialità di modi, sono buoni a significare il rappresentante di un’arte svoltasi in margine a quella dei geni ed espressione di una civiltà che quelli riassumeranno e sospingeranno avanti con la loro forza originale. Fabrizio Giordano eseguirà quindi, il Concerto n. 3 in La maggiore, composto da Giovanni Battista Viotti, un autentico punto di svolta nella produzione violinistica, che coniuga quelle qualità di fraseggio, cantabilità e innovazioni tecniche capaci di aprire la strada alla rivoluzione della forma solistica. Il Concerto n. 3 in La maggiore WI:3 (G. 25) è il primo in assoluto composto da Viotti, a soli quattordici anni. Dalla vicenda editoriale complessa, questo lavoro manifesta già chiaramente lo stile del compositore, la padronanza delle risorse tecniche dello strumento e la squisita capacità di dialogo con l’orchestra che preparano l’emergere di una sensibilità nuova. L’opera risalirebbe al 1769, ma fu poi ripubblicato nel 1782 a Parigi, con un nuovo movimento centrale. Vivace ed armonioso il Maestoso iniziale che si spiega fra l’assertivo e l’assorto lirico e cantabile il breve Adagio, cui fa da contraltare un brioso e ben scandito finale. Fantasia e piglio non difettano all’autore, la cui vena virtuosistica si inserisce con naturalezza ed eleganza nel tessuto musicale.
La seconda parte della serata sarà dedicata ad Ermanno Wolf-Ferrari, padre tedesco e madre italiana, il quale dimostra nelle sue opere uno stile molto personale, estraneo al verismo, che all’atonalismo e dodecafonia, portati dalla cultura germanica. Il suo linguaggio è modellato sugli stilemi mozartiani e del periodo classico ma anche sull’ultima esperienza verdiana. Del compositore, ascolteremo la “Serenata per archi” di Ermanno Wolf-Ferrari, composta nel 1892 all’età di 17 anni, è probabilmente una delle sue composizioni più spesso eseguite; scritta mentre era ancora studente al Conservatorio di Monaco, viene presentata nel 1893 durante il concerto di fine anno del Conservatorio. Josef Rheinberger, insegnante di composizione di Wolf-Ferrari, entusiasta di questo lavoro, ne sollecita la pubblicazione presso l’editore Steingraber; l’opera esce nel 1894 con il titolo “Serenata per archi” apposto dall’editore. Titolo puramente indicativo; solitamente la Serenata viene eseguita da un’orchestra d’archi, ma la sua prima esecuzione aveva coinvolto un ensemble di nove elementi: quattro violini, due viole, due violoncelli e contrabbasso. La scrittura non è per strumenti divisi (violini I/II, viola I/II, violoncello I/II), pertanto la Serenata può essere suonata anche da un quintetto d’archi senza perdere nulla d’essenziale, acquisterebbe soltanto una maggiore intimità. La composizione inizia con un Allegro che trasmette serenità e gioia di vivere. Segue un Andante dai toni pacati e affettuosi, interrotto da una sezione centrale più vivace, quasi una marcetta. Un breve episodio di Scherzo conduce verso il Presto finale, una fuga irrequieta che sfocia in una brillante massa sonora.