di Barbara Ruggiero
L’intelligenza artificiale applicata alla storia e alla geografia. Fantascienza? Tutt’altro: l’IA oramai può affiancare le tradizionali rappresentazioni cartografiche, consentire alle immagini del passato di prendere vita, permettere di analizzare le trasformazioni dei territori con la realtà immersiva e rivisitare in chiave contemporanea la geostoria. Una modalità innovativa che sfrutta le potenzialità dell’IA senza demonizzarla e senza dimenticare i rischi che possono derivare dal suo uso.
È quanto accade all’Università di Salerno, al Dipartimento di Studi Umanistici, che, grazie alla cooperazione tra un gruppo di geografi, storici e informatici con Carraro Lab, azienda specializzata nell’uso delle tecnologie informatiche applicate al territorio, nei giorni scorsi ha presentato, alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e con il patrocinio della Società Geografica Italiana, due progetti che riguardano proprio l’IA applicata alle fonti geostoriche.
Si parte da itinerari definiti “phygital” – termine in cui si coniugano l’aspetto fisico e digitale dei territori – che, grazie all’IA, consentono di far rivivere nello spazio e nel tempo funzioni territoriali e paesaggi oramai lontani, fino ad arrivare a un GeoAtlante della toponomastica, capace di effettuare ricerche “intelligenti” a partire dai nomi di luogo, e all’idea sperimentale di ricostruire alcune zone della città di Salerno partendo da una nota carta di fine ‘500.
Il primo progetto, presentato dai professori Pierluigi De Felice e Maria Gemma Grillotti Di Giacomo, coordinatrice del gruppo di ricerca interuniversitario GECOAGRI-LANDITAlY (Geografia Comparata delle Aree Agricole Europee ed Extra-Europee), riguarda la ricostruzione del paesaggio idrico del Reatino e punta a valorizzarne il territorio anche in chiave turistica, coinvolgendo in prima persona i residenti. Avvalendosi di puntuali fonti geostoriche trattate con le nuove tecnologie, il progetto fa rivivere nello spazio e nel tempo il rapporto complesso tra l’uomo e il fiume Velino, ricostruendone l’antico omonimo lago, a suo tempo attraversato in barca anche da San Francesco d’Assisi, come ha sottolineato il professore De Felice.
Il secondo progetto, presentato dalla professoressa Silvia Siniscalchi con i ricercatori Valerio Di Pasquale ed E. Hernán Rodriguez Vargas, verte sulla realizzazione di un GeoAtlante toponomastico che, grazie all’intelligenza artificiale, effettua ricerche interrelate a partire dai nomi di luogo: quelli attualmente fruibili sono tratti dalle mappe aragonesi del Regno di Napoli, ma il progetto punta ad accrescere il proprio raggio d’azione in ottica spazio-temporale. La parte più spettacolare dell’evento, presentato da Andrea Carraro della Carraro Lab, riguarda un esperimento di ricostruzione di alcune zone della città di Salerno attraverso l’IA, a partire da una carta di fine ‘500 del frate agostiniano Angelo Rocca.
«Si tratta di un’operazione in fase embrionale, fondata sulla possibilità di un nuovo approccio scientifico con implicazioni epistemologiche ricche di potenzialità inesplorate, ma che richiede grande cautela e la cooperazione dei geografi con archeologi e storici dell’arte» – ha sottolineato la professoressa Siniscalchi. Allo stesso tempo l’esperimento, grazie alla resa fotorealistica del risultato, punta a fornire uno strumento divulgativo fruibile dal grande pubblico, inserendo la ricostruzione dei paesaggi in un nuovo e originale filone di carte turistiche e all’interno di un visual storytelling innovativo e inedito.
Si tratta di progetti che spingono a una riflessione quantomai attuale sul rapporto tra intelligenza artificiale e fonti della geografia storica, evidenziando l’importanza del ruolo dell’uomo nel controllo dei processi creativi, ma a volte anche illusori, dell’intelligenza artificiale.