Una folla gremita ha accolto ieri il cardinale Renato Martino, scomparso lunedì scorso a Roma all’età di 91 anni. A celebrare la messa di suffragio l’arcivescovo di Salerno, monsignor Andrea Bellandi, che ha ricordato il cardinale, figura illustre non solo a livello locale ma anche nazionale e internazionale. Presenti le autorità civili e religiose, i parenti e i tanti fedeli che nel corso degli anni hanno avuto modo di apprezzare e conoscere il cardinale, sempre pronto a tendere una mano, sempre presente tra la gente, senza mai perdere il legame con la sua città natale, Salerno. Il cardinale ha cominciato il suo servizio nella Santa Sede poco dopo aver conseguito la laurea in Diritto canonico. Tra gli incarichi ricoperti, quello di osservatore permanente della Santa Sede alle Nazioni Unite a New York, dove per sedici anni “non ha risparmiato energie per testimoniare la sollecitudine del Papa per le sorti e per il bene dell’umanità”, ha sottolineato Re, evidenziando particolarmente i vari interventi sul disarmo, la povertà, la promozione dei diritti umani, la difesa della libertà religiosa, il soccorso dei rifugiati, la pace, i valori umani. «Una persona aperta e serena, dalle grandi capacità di relazione e dialogo, come lo ha descritto il cardinale Re – ha detto monsignor Bellandi nel corso dell’omelia – Una persona che ha speso la propria esistenza a servizio della Chiesa, della Santa Sede e del Papa. Sempre pronto a schierarsi in favore delle persone oppresse nei loro diritti e a sostegno dei più deboli, sull’esempio di quel Fra Cristoforo dei Promessi Sposi che lo aveva affascinato negli anni del liceo». L’arcivescovo ricorda anche uno dei suoi scritti, «per certi versi autobiografico» con un focus sui giovani, su chi non ha voce, i bambini a cui viene impedito di nascere. Il cardinale Martino riposerà al Duomo di Salerno, accanto alla tomba dell’arcivescovo Pollio, come suo desiderio. E a confermarlo sono i nipoti del cardinale che, commossi, hanno voluto salutare per l’ultima volta Martino. «Bellissimo sapere che la Cattedrale lo ha accolto, lui ha dato tanta testimonianza nel mondo, forse poco eco su Salerno ma è un cittadino illustre. È stato ai tavoli mondiali a difendere i diritti dei più deboli e questo forse un giorno lo studieremo sui libri di storia», ha detto la nipote del cardinale, Maria Gabriella Martino, ricordando alcune delle più importanti conferenze mondiali, in primis sull’aborto e i diritti dei fanciulli. «Con noi nipoti aveva fondato una fondazione a nome dei miei nonni, Alessandro e Teresa Martino, per sostenere i bambini in difficoltà di tutto il mondo; ha fatto ricostruire Timor Est dove è sempre stato considerato un’autorità fondamentale», ha ricordato ancora la nipote. La famiglia del cardinale è molto grande: 13 nipoti che ogni anno si ritrovavano, ovunque fosse lo zio, per stare tutti insieme. «Zio Renato è stato un riferimento per tutti, per la famiglia e le tante persone che lo hanno conosciuto nel corso delle sue missioni nel mondo. È stato riferimento per tutti noi, per tutte le persone di Salerno che lo hanno conosciuto», ha detto Alessandro Martino, ricordando che «in patria» lo zio è sempre stato riconosciuto come riferimento autorevole, non solo per gli incarichi ricoperti all’estero. Nel pomeriggio del 30 ottobre si è tenuta invece la messa esequiale all’altare della Cattedra della Basilica Vaticana. Una quarantina i concelebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti, ai quali si è unito il Papa per presiedere il rito dell’Ultima Commendatio, l’ultima raccomandazione a Dio perché accolga l’anima del defunto nella gloriosa comunione dei santi, e della Valedictio, il commiato, ossia l’ultimo saluto prima della sepoltura. In quell’occasione il cardinale Giovanni Battista Re ha ricordato il cardinale Renato Martino, parlando di lui come di una «persona aperta e serena», dalle «grandi capacità di relazione e di dialogo», che ha speso la sua esistenza «al servizio della Chiesa, della Santa Sede e del Papa», sempre pronta a schierarsi «in favore delle persone oppresse nei loro diritti ed a sostegno dei più deboli».
Chiamato da Giovanni Paolo II nel 2002 a guidare il Pontificio Consiglio “Justitia et Pax”, e l’anno dopo creato dallo stesso Wojtyla cardinale, Martino ha voluto «portare subito a termine e poi pubblicare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, iniziato dal suo predecessore, il cardinale Francois-Xavier Van Thuan», ha rimarcato il decano del Collegio cardinalizio, e si è mostrato particolarmente sensibile «per i problemi sociali e la difesa dei diritti umani, ed effettuò molti viaggi per dare il suo apporto in vari incontri, spendendosi con gioia soprattutto a difesa della famiglia e della pace. Nella varietà degli uffici svolti, identico fu sempre lo spirito che lo animò e lo zelo nel servizio del Papa e della Santa Sede, come pure l’impegno continuo nella ricerca del bene dell’umanità», ha aggiunto il porporato, spiegando inoltre che il bene della Chiesa e quello «dell’umanità sono stati l’obiettivo e la passione di tutta la sua vita».
Il cardinale Re ha poi accennato agli ultimi anni di vita di Martino, che per problemi di salute «non era più in grado di uscire di casa» ma che fino a poco tempo fa «ha celebrato la Messa ogni mattina», poi la richiesta di ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi. «Ha accolto il suo tramonto con la serenità di chi sa che morire significa entrare nell’eterna felicità», ha osservato Re, evidenziando che la vita «non termina nella tomba, ma nella casa del Padre» e che «la morte è Dio che chiama alla vita eterna». Una certezza questa, ha concluso Re, che ha illuminato l’intera esistenza del cardinale Martino.