Eboli. Assistenza a singhiozzo per 150 bambini autistici - Le Cronache Provincia
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Eboli. Assistenza a singhiozzo per 150 bambini autistici

Eboli. Assistenza a singhiozzo per 150 bambini autistici

di Peppe Rinaldi

Circa centocinquanta bambini affetti da problemi e disabilità varie si trovano per l’ennesima volta alle prese con le beghe burocratico-politiche, scoprendosi così privati del pieno godimento di un diritto sancito dalla legge, tra i tanti. Ad esempio, quello all’assistenza scolastica, sostenuta da educatori specializzati, che possa rendere loro la vita meno difficile, alleggerendo anche un carico per le famiglie di non poco conto. Ma bisognerebbe compenetrarsi e vestire i panni di chi vive autentiche tragedie in famiglia, a scuola e all’esterno per afferrare il tenore e la gravità del problema. Ora, chi deve garantire il rispetto del quadro normativo, cioè chi deve far in modo che la legge venga rispettata e il diritto speculare sottostante sia soddisfatto, sono i famosi «organi preposti». E chi sono questi organi nel caso dell’assistenza scolastica per bambini autistici e/o fragili? La legge indica gli enti locali, cioè i comuni attraverso le varie articolazioni territoriali, in forma associata o meno, come i piani di zona, le aziende speciali, i consorzi, etc. Poi ci sono gli operatori professionali, la rete del lavoro collegato, ci sono i regolamenti, le norme, le circolari e tutto l’Ambaradan di contorno. I bambini del comprensorio coperto da Assi avrebbero dovuto godere di questa assistenza già dal primo giorno di apertura delle scuole. E’ stato fatto? No. Perché? Tolto il riscaldamento globale del pianeta, tolte le due guerre in corso, tolta la crisi nel mar della Cina, la prepotenza asiatica e il fondamentalismo maomettano, tolti ancora i soldi che non bastano mai, l’eredità del passato, la burocrazia, la temperatura incostante e l’inverno demografico, per spiegare perché 140 bambini tra Eboli, Sicignano, Contursi, Campagna, Serre, Oliveto Citra, Postiglione e Altavilla etc non debbano essere assistiti come Dio e legge comandano, non sarà semplice o sarà facilissimo: resta, intanto, il mistero di tale blocco, prima totale e oggi «solo» parziale. Qui torniamo alla gestione dei problemi di questo genere affidata ad Assi, l’Azienda speciale Sele inclusione, idea valida e poi concreta realizzata dall’amministrazione Conte ma che già nel nome nasconde una prima contraddizione se riferiamo il tutto a questa specifica vicenda dei bimbi autistici: inclusi sì ma non troppo, inclusi sì ma non per il tempo e le ore previste e finanziate, inclusi sì ma con tante belle intenzioni però dopo, prima c’è da governare gli equilibri politici-istituzionali, poi il resto: almeno questo suggerisce il sottotesto di questa faccenda. Sì, perché il servizio si sarebbe sbloccato soltanto da pochi giorni a valle di mesi di saliscendi e interlocuzioni varie col personale già operante da tempo. Sono circa settanta le figure professionali riunite in cooperative che aspettavano di essere convocate. Oggi, domani, dopodomani, la firma, la carta, la delibera, la stretta di mano, l’incontro con i capi e sottocapi, ci si tenga pronti per cominciare e così via . Alla fine? Niente, l’Assi sceglie una cooperativa pescata fuori dall’ambito territoriale e le assegna qualche spicciolo meno della soglia di legge che impone la evidenza pubblica, vale a dire poco meno di 140mila euro, proprio per fare assistenza scolastica ai bambini disabili. Si tratta di una coop di chiara, per quanto legittima, impronta politica, una delle tante che pullulano la galassia della pubblica amministrazione e tutte più o meno di sinistra o legate al Pd. In questo caso, che sarebbe poi già il terzo (altre due società non locali ma targate dem sono già nell’elenco fornitori dell’azienda), parliamo di un sodalizio notoriamente legato a quel partito, i dirigenti del quale svolgono pure altri ruoli in organi pubblici di diretto controllo politico. Succede che la coop incassi per un servizio previsto dall’1 ottobre al 31 dicembre ma gli educatori professionali saranno pagati fino al 30 novembre, così dal primo dicembre saremo punto e a capo, salvo «piani B» auspicabilmente previsti. Come mai? Un mese «va per dentro» come tradurremmo in volgare? Non può essere, ci sarà senz’altro una spiegazione, visto che tra le altre cose la legge imporrebbe di non frazionare questo tipo di servizio essenziale, soldi o non soldi e al netto anche di una discutibile giurisprudenza. Se ti pago per fare una cosa dalla data X a quella Y e invece tu incarichi il personale specializzato abbreviando il servizio, ovvio che la cosa induca a porsi più di un interrogativo. Gli operatori convocati nei giorni scorsi, incredibilmente coordinati attraverso gruppi e chat social, per prendere servizio fino al 30 novembre per complessive 6mila ore, pare abbiano dovuto esibire, tra la documentazione curricolare, anche le ultime tre buste paga relative al pregresso rapporto di lavoro con un’altra azienda. La cosa si presenta piuttosto originale visto che le buste paga in genere le chiede una banca per un prestito o la Finanza per eventuali controlli.

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