S. Matteo. Processione lunga e un po’ sfilacciata - Le Cronache Ultimora
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S. Matteo. Processione lunga e un po’ sfilacciata

S. Matteo. Processione lunga e un po’ sfilacciata

di Olga Chieffi

Processione lunga, anzi lunghissima, quella che ieri ha invaso il centro storico, sin dalle 18, a causa dell’inagibilità di piazza Cavour che accoglieva le statue per il saluto al mare. Ma vivere già dal pomeriggio l’ assestamento e l’inquadramento delle tre formazioni ufficiali, ovvero, lo Storico Gran Concerto Bandistico “Città di Vietri sul mare” che al suo abituale nome ha aggiunto quello di un suo “figlio” Antonio Senatore, il giovanissimo e sorridente tamburino che ci ha lasciato, naturalmente solo fisicamente, troppo presto, che sfilato agli ordini del suo primo Maestro Aniello Ronca, la banda dell’Associazione Mousikè di Pellezzano, agli ordini del Maestro Giuseppe Genovese e lo Storico Gran concerto bandistico “Città di Salerno” che dopo aver fatto il primo inquadramento dinanzi alla prefettura, stavolta essendo il cosiddetto “Bandone” di ben oltre cinquanta elementi, non è riuscito a salire per vicoli e vicoletti e ha attaccato direttamente in Via Duomo, segnando il passo con The King, e proseguendo coi Lancieri del Bengala prima di esordire in duomo con Grido d’amore. Ma la novità di questa processione è stato il gruppo di tamburi e rullanti di Percussioniamo, di Rosario Barbarulo, Antonio “il Conte” Palmieri, per dirla con Scarpia, e Gerardo Avossa Sapere. Se prima banda effettiva, quella della Città di Vietri, la si è vista seguire S.Gaio, con la celeberrima marcia composta da Johann Strauss per onorare l’ottantaduenne Feldmaresciallo Joseph Johann Wentzel, Conte Radetsky di Radez, con le sue famigerate terzine acciaccate che rendono vibrante l’incedere marziale del motivo, mentre al ritorno, marce brillanti perché non è proprio facile sostenere le cosiddette “Sore di San Matteo” che maggiormente accontentano il pubblico che le vuol vedere danzare, la seconda formazione sosteneva Sant’Ante, insieme a San Fortunato è stata la formazione di Pellezzano, Madame Renèe per loro. La formazione di maggiore esperienza, scelta per accompagnare San Giuseppe è la statua più pesante delle sei, sette quintali e mezzo sulle spalle dei portatori che necessitano di un vero sostegno psicologico per riuscire ad ultimare la loro fatica e alla fine affrontare anche la tradizionale corsa per le scale della cattedrale. A sostenere questa numerosissima paranza, la formazione di Città di Salerno, che ha esibito marce storiche, da Vita pugliese a Vette d’Abruzzo, in Via Roma, ritirandosi sulle note di Gaia. Ma dietro la statua di San Matteo guidati dai Maestri Gerardo Avossa Sapere e Antonio Palmieri i tamburini di Percussioniamo. Il battito del tamburo è noto a tutti e a parte i diversi modi di dire “a tamburo battente” per indicare metaforicamente immediatezza, la pulsazione del tamburo, o dei tamburi dal vivo indica anche molte altre cose. Nelle culture tradizionali i tamburi rivestono spesso un carattere ufficiale, cerimoniale, sacro o simbolico. In alcuni paesi africani rappresentano e proteggono la regalità tribale, e sono spesso conservati in luoghi sacri, è utilizzati come oggetti rituali. Il fascino del tamburo è legato al suo essenziale richiamo detto battito che e molto vicino a quello cardiaco. É un puro pulsare che trascina i corpi umani ovunque … il seguirlo è più forte di tutto: per questo è stato scelto dal potere in ogni cultura. Più son bravi e più sono in sincrono, irresistibili e tutti uguali, che come i pifferai magici hanno stregato il pubblico presente lungo la strada e quanti hanno seguito la processione sino al rientro, di corsa in cattedrale.