Salerno omaggia Bruno Venturini - Le Cronache Salerno
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Salerno omaggia Bruno Venturini

Salerno omaggia Bruno Venturini

Di Olga Chieffi

Padre, maestro, figlio, sono termini che ricorreranno stasera, sin dal pomeriggio, nel quadriportico del Duomo di Salerno, che riaprirà la sua porta alla grande festa civile in onore del Santo. Oggi si festeggeranno i primi cinquant’anni di carriera del tenore Bruno Venturini, l’ambasciatore dell’oro di Napoli, di quella grandissima tradizione musicale che vide quella città al centro del mondo in ogni ambito, sin dal periodo barocco. Salvatore, che si è posto con grandissima umiltà, sulle tracce del padre, ha organizzato con tanti amici, che hanno inteso partecipare all’evento, un cartello infinito a sostegno dell’uomo, del musicista. Ieri mattina, la presentazione a Palazzo di Città, con “i Venturini”, ospiti del Sindaco Enzo Napoli, del Presidente della commissione Finanze della nostra amministrazione, Fabio Polverino, compagno di scuola al liceo di Salvatore, unitamente al maestro Valeriano Chiaravalle. Inizierà presto la serata, già dal pomeriggio intorno alle 16, nell’atrio del Duomo, ci sarà un momento di confronto con i protagonisti del mondo della cultura, del giornalismo e dell’imprenditoria. Esiste un legame stretto tra il pensiero filosofico dell’esistenza e della ragione umane e il sapere del progettare-costruire, entrambe hanno un comune, e fondamentale riferimento, lo spazio. Noi uomini della fine ereditiamo il concetto di spazio come extensio, con esso Cartesio pensava lo spazio quale pienezza e continuità della materia e, quindi, quale medium del movimento, del tendere avanti a sé, quale sinonimo dell’amplificazione. Stasera attraverso questi incontri, si determinerà una cosa come cosa-per-l’uomo, che diventa condizione dell’esistenza, punto di riferimento dell’esperienza, l’esistenza razionale, e, quindi assumendo la caratteristica comunicativa o sociale di “luogo familiare”. Uno spazio che può considerarsi il segno, nel suo divenir parola, suono, immagine, che diventa di-segno, archè, principio in quanto da-dove della progettualità, essenziale punto di dipartimento di ogni pensiero, che porterà un po’ tutti a stare sulla scena accanto a Bruno e Salvatore, simboli di salernitanità. Già dall’incontro al Salone del Gonfalone, è cominciato quell’affiorare insistente, sottile e nostalgico di emozioni, colori, profumi, vivificati dall’ascolto di una specie di racconto, un filo di storia intenso, “pieno”, un istante infinito, cominciato dalle prime lezioni di canto prese da Bruno Venturini da Alfredo Giorleo e mai troncato, poiché la musica, tutte le arti, sono sostenute da quell’inclinazione istintiva, appartenente all’uomo come un’orma nell’anima, quel salire una scala ideale, che sappiamo bene, in arte non porterà mai a qualcosa di definito, ma rappresenterà unicamente un avvicinarsi, tendere, aspirare continui, a qualcosa che sempre mancherà, che non si ottiene, simbolo di un sogno , di quella eterna recherche, per la quale varrà la pena battersi sino alla fine. E’ una formula emozionale quella “di padre in figlio”, ove per “padre” noi desideriamo pensare anche ai maestri, che eterniamo per sempre, guardando ancora ad un insegnamento e ad un fare musica, kantianamente e romanticamente senza secondi scopi, con l’unico fine che l’arte in sé, ove non si è schiavi del Tempo. E’, forse, questa la prima virtù della giovane Arechi Symphony Orchestra, formazione pop salernitana, reduce dal tour con Fiorella Mannoia e Renato Zero, e di diversi grandi nomi della canzone italiana, che debutta finalmente in casa: un trio alla direzione organizzativa il violinista Danilo Gloriante, l’oboista Antonio Rufo e il violoncellista Matteo Parisi, in cui continua il fil rouge che attraversa l’evento, poiché il padre di Danilo, Tony, cantava con Bruno e lo stesso Danilo ha imbracciato il mandolino per lui, ma ancora, il leggìo del flauto è affidato ad Antonio Senatore, figlio dell’indimenticato sassofonista Vincenzo, entrambi al seguito del tenore, così come il contrabbassista Ottavio Gaudiano e in orchestra abbiamo notato ieri, durante una sbirciatina nel teatro Augusteo, strumentisti “sanremesi”, del calibro di Salvatore Mufale al pianoforte, Elvezio Fortunato e Nicola Costa alla chitarra o Luca Visigalli al basso, oltre a tante eccellenze salernitane, quali il trombettista Nicola Coppola o al trombone Nicola Ferro, unitamente ad uno dei grandi talenti del fagotto, il giovanissimo Pietro Amato. “Guardano ad un luminoso passato i miei arrangiamenti – ha dichiarato il direttore e arrangiatore Valeriano Chiaravalle – Con Bruno e con musicisti totali come questi si può tentare di tutto, ma l’eleganza di certa musica va salvaguardata nella sua contemporaneità e classicità”. Richiesto della scaletta il Maestro ci ha detto che è ancora tutto in work in progress: “Si proverà fino a qualche ora dall’inizio poiché le star che duetteranno con Bruno Venturini, tra cui Enzo Gragnaniello, Valentina Stella, Manuela Villa, Mario Maglione, Antonello Rondi, e tanti altri, si epifaneranno a sorpresa, in una serata condotta da Pino Strabioli, che inizierà con la track list della colonna sonora “In viaggio con papà” firmata da Piero Piccioni, solo nel primo pomeriggio, durante l’assestamento”. Un viaggio la vita, un viaggio la musica che ha portato Bruno in giro per il mondo e ci piace ricordare in questo contesto anche Enrico Parrilli, con lui in Australia, poiché Venturini ha cantato tutto, dalla lirica, sulle tracce di Enrico Caruso, agli standards americani, sino alla romanza e alle grandi melodie partenopee. Attraverseremo un grande arco di tempo della canzone, da “Passione” a “’O surdato ‘nnammurato”, “Torna a Surriento”, “Caruso”, “Reginella”, “Silenzio cantatore”, “Dicitencello vuje” l’immancabile “’O sole mio”, “Funiculì Funiculà”, e ancora, “Munasterio ‘e Santa Chiara”, “Anema e core”, “Carmela”. Venturini dedicherà poi l’Ave Maria di Schubert a San Matteo, patrono di Salerno e alla Madonna degli Angeli, in vista dei festeggiamenti del 21 settembre, nel cui programma è stato inserito anche il concerto-evento del 14. Musiche e versi, questi, che, con i loro contenuti, raccontano da sempre, con semplicità ed erotismo, essoterismo e magia, rituali sacri e profani, feste popolari. Ed è proprio qui che troverà origine questo incredibile canzoniere, dove le suggestioni, le intonazioni, le evocazioni del nostro vernacolo si trasformeranno in un canto ora dolente, ora euforico, capace di esprimere l’eterno incanto dei sensi. Dal mare nascono e al mare ritornano, infatti, le note di questo concerto, che abbracciano la tradizione popolare, la “poesia cantata” del repertorio d’autore, completata dalla memoria sonora collettiva con il vigore ritmico e l’aggressività espressiva che sa trasformarsi in danza e nella eterna sfida del nostro popolo alla vita.

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