La spesa di 715.203,77 euro da parte della nostra regione per agenzie che forniscono traduttori e interpreti solleva dubbi sull’efficienza nell’uso delle risorse pubbliche. Questo mi ricorda una teoria ironica che circolava ai tempi del liceo: credevamo che gli studenti del Nord avessero un vantaggio perché pensavano e parlavano direttamente in italiano. Anche se era solo una battuta, nata dalla creatività di noi studenti sfaticati e pigri, oggi mi chiedo se nella nostra Regione ci siano davvero persone che pensano in dialetto e devono tradurre i propri pensieri in italiano. Nonostante il passare degli anni, i problemi del Sud Italia rimangono irrisolti. Già nel 2013, la stampa aveva evidenziato le discrepanze nella spesa sanitaria tra Nord e Sud. Le differenze nei costi dei dispositivi medici tra ospedali delle varie regioni sono emblematiche di un sistema sanitario stagnante e fuori controllo. Ad esempio, gli aghi possono variare di prezzo da 9 centesimi a 25 euro, con una differenza del 177%. Le suturatrici monouso possono costare da 188 euro a 520 euro, e le garze di cotone da 2,89 euro a 7,47 euro, con una differenza del 158%. Le protesi d’anca variano da 284 euro a 2.575 euro, con una differenza dell’806%. Lo stesso discorso vale per gli stent coronarici e gli steli femorali: un dispositivo può costare tra 150 e 669 euro, e gli steli femorali possono essere acquistati per 1.200 euro o 2.100 euro, con una differenza del 75%. Infine, gli inserti tibiali fissi sono stati acquistati per 199 euro da una ASL e oltre 1.000 euro da un’altra, con una differenza del 478%. Questi esempi sono solo alcuni dei casi analizzati dall’Autorità di Vigilanza e dall’Agenas (Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali) attraverso uno studio delle gare d’appalto tra il 2010 e il 2011. Per comprendere appieno la portata del problema, è utile esaminare le ricerche condotte da Transparency, Rissc e Ispe. In alcune aree del Sud, l’ASL è diventata un bacino di lavoro non sempre per merito, ma spesso come serbatoio di voti. Inoltre, in alcune regioni, la criminalità organizzata fornisce servizi a bassa tecnologia alle ASL. La ricerca evidenzia anche un elevato grado di discrezionalità nelle scelte aziendali e ospedaliere, che rende difficile la standardizzazione delle prestazioni. Non possiamo ignorare l’ingerenza della politica, soprattutto a livello regionale, nell’organizzazione dell’offerta sanitaria, nella selezione dei direttori e nell’allocazione delle risorse. I problemi includono scarsa trasparenza nell’uso delle risorse, sprechi legati a dinamiche clientelari e inefficienze sistemiche. Le ripetute nomine di presidenti di regioni con deficit sanitari gravi come commissari straordinari per la sanità regionale dimostrano l’assenza di responsabilità politica per le inefficienze regionali. Confrontando questi dati storici con la situazione attuale in Campania, emerge che la gestione delle risorse sanitarie continua a essere problematica. La nostra regione è sempre stata ai primi posti nella classifica della mala sanità ed è l’unica in Italia a non avere un assessore alla sanità pubblica. Le risorse sanitarie sono tutte accentrate nelle mani del presidente della regione, dimostrando come il settore sia completamente fuori controllo. Per capire meglio la politica regionale, è utile esaminare il ruolo di Enrico Coscioni, ex presidente dell’Agenas. Coscioni è una figura di spicco nella politica e nella sanità regionale, noto per la sua carriera prestigiosa e le sue relazioni influenti. Dopo un debutto politico nel 2010, sostenuto dall’attuale presidente della regione, ottiene un seggio regionale solo alla fine della consiliatura. Negli anni, ha continuato a ricoprire ruoli di rilievo, come direttore di Cardiochirurgia e consigliere regionale per la sanità. Nel 2020, viene nominato presidente dell’Agenas, dove supervisiona l’efficienza dei sistemi regionali e i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza). Tuttavia, la sua carriera è stata segnata da polemiche, inclusa un’inchiesta per presunta malasanità, come il caso di una garza dimenticata nel cuore di un paziente, che mette in luce gravi carenze nel sistema sanitario quando prevalgono gli interessi di partito. La gestione delle risorse sanitarie in Campania evidenzia gravi inefficienze e disparità che penalizzano fortemente i cittadini. È urgente adottare misure concrete per garantire maggiore trasparenza e uniformità nella spesa sanitaria, combattere l’influenza della criminalità organizzata e limitare l’ingerenza politica nella gestione delle risorse. Solo così sarà possibile ridurre le disuguaglianze territoriali e migliorare la qualità dei servizi sanitari nella nostra regione. Dunque, non si può dare la colpa né al grappino a 40° all’ombra né all’autonomia differenziata.
Salvatore De Lucia coordinamento cittadino di Forza Italia Salerno con delega agli enti partecipati e bilanci