Il ritratto di Rosa Volpe - Le Cronache Ultimora
Ultimora Giudiziaria

Il ritratto di Rosa Volpe

Il ritratto di Rosa Volpe

di Michelangelo Russo

La nomina di Rosa Volpe a Procuratore Generale di Salerno è festa per il nostro territorio. E’ stata la scelta più felice che il CSM potesse fare. Ed è una svolta profonda per Salerno. Perché Rosa Volpe è un magistrato autentico, non appartiene alla schiera di quelli che dopo la pensione ambiscono a cariche politiche o a nomine di prestigio in qualche apparato pubblico. E questa è una garanzia non da poco. Il passato di questa donna magistrato eccezionale è di tutto rispetto. Innumerevoli le inchieste portate avanti, in ogni settore. Era più meritevole, tanti anni fa, della nomina a Procuratore Aggiunto di Salerno. Ma certe logiche inspiegabili la posposero ad altra nomina. Poco male. Divenne, meritatamente, Procuratore Aggiunto di Napoli, dove ha meritato una stima incondizionata di tutti i colleghi. Direi che era nata per essere un giorno Procuratore Capo di un Tribunale della Repubblica Italiana, con tutti gli onori per la sua professionalità, il suo coraggio, e la sua indipendenza. La ricordo, giovane sostituto, nella Procura di Salerno alla fine degli anni ’80. Di pomeriggio, la si trovava sempre in ufficio, fino a sera. Ed è stata ottima madre di famiglia, oltre che magistrato, in quel riuscito mix di capacità umane e professionali che lasciano noi uomini sconcertati, per certe capacità delle donne, di essere professioniste ineccepibili, e organizzatrici, al contempo, delle regole e della vita di una casa. Questo mondo delle donne che avanza dovunque, nel mondo civile, se da un lato ci intimidisce, dall’altro ci consola, come uomini, perché le vediamo imitare la nostra forza maschile senza gli errori, le vanità e i capricci infantili che squilibrano tante volte la determinazione e la capacità di lotta dei maschi. Ma, a parte le capacità personali, per un magistrato conta la scuola da cui esce. E Rosa Volpe ha avuto come punto di riferimento, nella sua lunga carriera, un nome che ancora oggi fa tremare i reduci di una stagione di impunità e di protervia dei poteri occulti, e palesi, di un tempo di impunità consolidate. Quel nome è Luciano Santoro. E’ stato Sostituto Procuratore di Salerno per molti anni, e poi Procuratore Aggiunto. E’ stato un leader dell’area progressista della magistratura salernitana, tra gli anni ’80 e gli anni ’90. Ma, soprattutto, è stato un fustigatore implacabile delle reticenze e delle approssimazioni di buona parte della magistratura salernitana di quel tempo. A quella scuola di rettitudine e di coraggio Rosa Volpe si è formata. A quei principi ha attinto la sua forza. E’ per questo che la sua nomina a Procuratore Generale ha una valenza speciale, in un territorio giudiziario che appare, a tanti, un po’ sonnolento, pur nell’indubbio sforzo professionale di venire incontro a tutte le domande di giustizia. C’è, in verità, un’area sino ad oggi non ampiamente dissodata nelle potenzialità dell’iniziativa giudiziaria. E’ l’area che appartiene a un potere, sconosciuto a tanti, di attivazione e di stimolo dell’iniziativa investigatrice del Pubblico Ministero. Quel potere trova il suo fondamento nell’art. 412 del Codice di Procedura Penale. E’ il potere, cioè, del Procuratore Generale di avocare a sé l’indagine del Procuratore della Repubblica quando il P.M di primo grado sia rimasto inerte, o la sua indagine non abbia preso in considerazione gravi aspetti del fatto, configurabili come reato, per i quali il P.M. di primo grado abbia omesso l’imputazione. In altre parole, chi si sente danneggiato dall’inerzia o dalla sottovalutazione dei fatti da parte del P.M. di prima istanza può rivolgere una sorta di appello al Procuratore Generale perché quest’ultimo si attivi al posto del primo accusatore. Se il Procuratore Generale ritiene fondati i motivi di tali istanze, può fare l’istruttoria al posto del primo Pubblico Ministero. Unico ostacolo: ha dato solo tre mesi per concludere l’indagine. Ma è uno svantaggio relativo: tante volte l’istruttoria di primo grado contiene già gli elementi per avanzare una richiesta di giudizio, anziché di archiviazione, da parte del Procuratore Generale. E’, insomma, questo potere, un contropotere del Procuratore della Repubblica. Un controllo di produttività del sistema giudiziario, altrimenti il Potere del Procuratore della Repubblica, nel suo territorio, sarebbe assoluto. Sono i contrappesi del sistema, nel pieno rispetto del principio di obbligatorietà dell’azione penale. Rosa Volpe conosce bene il suo mestiere. E farà onore, se del caso, alla sua lunga storia umana e professionale. A lei i migliori auguri di questa testata.