di Alberto Cuomo
Ma a chi vuole darla ad intendere De Luca e, prima di lui, l’opposizione dei parlamentari di sinistra, definiti dal presidente della Campania come “narcotizzati”, sulla questione della cosiddetta “autonomia differenziata”. Non c’era forse sino a qualche mese fa, tra lui e la Lega, che ha proposto l’autonomia regionale, una liaison, uno scambio di amorosi sensi con Salvini e, prima ancora, con Calderoli, ricevuto con tutti gli onori, quando si apprestava a redigere la legge oggi approvata, al palazzo di città di Salerno? Pensa che i salernitani, i campani, abbiano dimenticato i tempi di quando De Luca andava in brodo di giuggiole allorché Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, manifestava i suoi apprezzamenti per lui, allora sindaco-sceriffo della nostra città? Ah, certo i sentimenti dolci tra De Luca e la Lega di Salvini erano dovuti all’unità di intenti a proposito del terzo mandato alle elezioni per le presidenze regionali. Se De Luca teneva a candidarsi di nuovo, dopo due mandati, alla presidenza della Regione Campania, il segretario leghista sembrava tenesse ad un terzo mandato per il presidente del Veneto, Luca Zaia, onde tenerlo, oltre il suo scalpitare per raggiungere maggiore visibilità e minacciare la scissione dalla Lega madre della Liga veneta, comunque nel partito. Dopo le elezioni europee il quadro politico però è in gran parte mutato. Al Sud il sindaco Di Bari, De Caro, legato alla Schlein più che a De Luca, come mostra la sua assenza alla manifestazione deluchiana fallita a Roma, è stato eletto al Parlamento europeo, sì che il presidente regionale pugliese, Emiliano, potrebbe essere ben contento di tale elezione che gli apre maggiori spazi politici nel Pd; Zaia è stato neutralizzato e, probabilmente, la candidatura alla presidenza del Veneto sarà affidata proprio a Tosi passato a Forza Italia; De Luca ha mostrato di non valere, persino nella sua città, Salerno, i voti dei candidati della segreteria del Pd a lui opposti, come è ad esempio per Sandro Ruotolo o per la stessa Lucia Annunziata, pure salernitana, verso cui il nostro presidente regionale si è mostrato sempre tiepido. Insomma, è sempre più consistente, per De Luca, il rischio di essere fuori dai giochi, tanto che, non sapendo dove battere la testa, azzarda parole d’ordine che non gli producono alcun voto, minacciando in loro nome tutti, a destra e a manca. E’ il caso, appunto, dell’autonomia differenziata che è stata da poco approvata. De Luca, come tutti i presidenti regionali, compresi quelli di sinistra, sono a favore di maggiori poteri alle Regioni, perché vedrebbe aumentare le risorse finanziarie da maneggiare. E del resto già con la legge attuale, senza che De Luca si sia mai ribellato, è nelle prerogative degli enti regionali la gestione di uno dei capitoli di bilancio nazionale riguardanti i servizi al cittadino più corposo, quello della sanità che, come tutti sanno, grazie ai report di Gimbe, in Campania non raggiunge neppure i Livelli essenziali di assistenza (Lea) che, stando alla legge, dovranno essere garantiti proprio dall’autonomia differenziata. Nel considerare che il presidente campano è stato, per entrambe le legislature che lo hanno visto al vertice, commissario della Sanità, senza che il disavanzo nel bilancio del servizio sanitario sia stato sanato, che tema forse, nel caso di una miracolosa terza rielezione, gli venga sottratta la gestione finanziaria dell’importante servizio da affidare ad un commissariamento vero? Per il momento sembra quindi avere smesso di prendersela con il proprio partito e la sua segretaria. Dopo lo smacco subito alle elezioni europee deve aver compreso che potrebbe spezzarsi la corda che lo tiene a galla sino a coinvolgere nel naufragio il figlio Piero. Né le tante voci che lo vogliono prossimo candidato sindaco a Salerno lo confortano, ben conoscendo il carattere traditore di coloro che vivono a Salerno (non i salernitani) i quali costituiscono un popolo eterogeneo per discendenza e per classe, tale da andare sempre in soccorso del vincitore che, almeno per il momento, è la coalizione di destra. Ed è probabilmente per i tanti motivi che lo preoccupano il suo inveire contro i deputati campani in parlamento “eroi ai quali vedremo di dare una medaglia al valor civile per aver contribuito a calpestare gli interessi del Sud e della Campania… dichiarando vi sia un qualche esponente istituzionale (lui stesso) che non ha voglia nè di fare il maggiordomo nè lo scendiletto del governo nazionale nè di vivere da ectoplasma, ma da uomo libero”. Tanto libero da abbandonare la politica estenuante delle campagne elettorali?