di Antonio Manzo
È fuga dall’Università di Salerno. Va via il direttore generale, Flavio Moretti. È l’ennesima volta che, nel giro di pochi anni, il vertice operativo dell’ateneo cambia dopo Attilio Bianchi, poi divenuto direttore generale dell’Asl Salerno, ed Enrico Periti, partito da Fisciano, e finito a Pisa come direttore generale. Moretti nominato dal rettore Loia nel 2021 è un ex dirigente del ministero della Difesa che lascia. A giugno prossimo scadrà il suo mandato. Ma così non è. Radio-ateneo sostiene che l’accelerazione ad andare via sarebbe nata dopo uno scontro con l’attuale rettore Vincenzo Loia. Il direttore generale Moretti da noi contattato non ha ancora fornito spiegazioni. Sembra che lo scontro sia nato per una diversità di vedute sull’ingresso del Sistema Oracle nell’ateneo, dopo il furto dei dati informatici, un sistema costato 3 milioni e 800 mila lire spesi e mai entrato in funzione. Due dipendenti dell’Unisa furono arresati per irregolarità ai sistemi informativi finalizzati ad agevolare la carriera universitaria di alcuni studenti tanto di indurre il rettore Loia ad esprimere apprezzamento al procuratore di Salerno Giuseppe Borrelli ed agli investigatori della Guardia di Finanza per la celerità dell’intervento repressivo che aveva permesso all’ateneo, e sono parole del rettore Loia, di <individuare adeguati correttivi e di irrobustire la piattaforma tecnologica> violata poi clamorosamente dagli hacker con successiva richiesta di riscatto, sembra non accolta dell’Unisa, per “liberare” i dati rubati.
Ma al di là delle storie legate ai docenti c’è anche quella della ricerca di dirigenti di seconda fascia dell’ufficio tecnico. Sono quattro dirigenti che aspettano da 20 anni e sono Roberto Campagna, Rocco Carfagna, Nicola Galotto e Alessandro Vitale. La loro attesa ventennale sarà prolungata dopo l’arrivo all’Unisa di un ex tenente colonnello dei Carabinieri, Gaetano De Stefano di Roma già nell’entourage dell’ex ministro Toninelli. Gianluca Basile dirigente tecnico all’Unisa, già capo ufficio tecnico divenuto direttore generale a Benevento, aveva liberato il posto dove avrebbero aver potuto partecipare i quattro tecnici ora nuovamente bloccati da una assunzione esterna. Emilia Hart, la scrittrice anglo-americana, che mescola la potente narrazione della stregoneria alla battaglia per l’emancipazione delle donne, non avrebbe potuto trovare ispirazione migliore dalle chiacchiere che si ascoltano al campus, tra la piazza intitolata al rettore fondatore Gabriele De Rosa e a Piazza del Sapere dove troneggia la bella meridiana solare, opera dell’artista Ciro Perone che è anche metafora del dinamismo della ricerca e tutt’altro che una matita spuntata per la perniciosa ricerca del gossip. La caccia alle streghe che non è mai finita ed è diventata, nella nuova storia, più sfacciata e indisturbata tanto da far dire a papa Francesco che <la caccia alle streghe non esiste più ma sparlare è fare la strega>. E tanto vale, allora, assecondare quel dinamismo della ricerca delle notizie, suggerito da Perone, per aggiornare l’elenco dell’amichettismo in cattedra all’Unica, mariti e mogli, ex coniugi, ”baroni” e “baronessse” utilizzando il neologismo creato da Fulvio Abbate. Amichettismo il neologismo battezzato perfino dal vocabolario Treccani si riferisce all’attitudine della sinistra politica italiana di scavalcare la meritocrazia pur di favorire amici ma può essere tranquillamente mutuato per la forza storica delle università teso a riprodurre schemi familistici e non solo. Per esempio, nel nuovo elenco dell’Unisa sempre in formato excel, compaiono il direttore del dipartimento di scienze della comunicazione Virgilio D’Antonio che vanta in cattedra anche il nipote Silverio Sica, ordinario di diritto privato, erede del pensiero di Vincenzo Buonocore storico rettore e Pasquale Stanzione, ora presidente del Garante per i dati personali; Paola Adinolfi ordinario scienze aziendali docente di economia e moglie del direttore di dipartimento scienze giuridiche, Francesco Fasolino, e già direttore generale della Provincia ai tempi di Edmondo Cirielli; Massimiliano Bencardino, ordinario di scienze politiche e figlio dell’ex rettore di Benevento, e la moglie Cristina Principe personale tecnico amministrativo facoltà di farmacia; Valentino Paolo Berardi associato di ingegneria e Gelsomina Salito, docente associato di diritto privato, marito e moglie; a scienze della formazione c’è l’ordinario Leonardo Acone, ordinario di storia della pedagogia a Salerno poi emigrato da gennaio scorso all’Università Orientale a Napoli per insegnare letteratura italiana per l’infanzia e, con una docenza a contratto il fratello Mariano, c dipartimento scienze aziendali entrambi figli dello storico ed indimenticabile docente di pedagogia Giuseppe.
Ma all’ateneo spira, inevitabilmente, anche il vento della politica. Dopo l’elezione al consiglio regionale della Campania dell’ex rettore Aurelio Tommasetti (Lega di Salvini) è pronto Maurizio Sibilio, attuale prorettore dell’ateneo e già avversario elettorale di Loia: avrà un posto nella lista Cinque Stelle al Parlamento Europeo. Nell’università dove è stato dato, dopo venti anni di lavoro, il ben servito a Tommaso Indelli, assistente del docente di storia medievale, Claudio Azzara, e il ricorso ai giudici amministrativi di Antonio Musio, per ottenere ragione e lavoro scientifico c’è anche una storia molto singolare. E’ quella della fuga all’università di Roma di Nicola Maffulli, direttore della Clinica ortopedica dell’università di medicina, cacciato da Salerno dopo l’accusa di aver imposto un “clima da caserma, metodi dispotici ed esclusioni arbitrarie” per gli specializzandi della sua facoltà che denunciarono. Ma andando a fondo della vicenda di Nicola Maffulli sembra che le accuse siano state costruite a tavolino, con speciosa falsità, accusa dietro un ben articolato e nascosto complotto di origine familistica. Maffulli, informò la stessa Unisa, fu totalmente scagionato e le indagini interne all’ateneo e penali permisero di ricontrare fatti non sanzionabili. Intanto Maffulli era stato “mascariato” e fu costretto a lasciare, in dignitoso e fin troppo elegante silenzio, il posto di direttore di ortopedia alla facoltà di medicina di Salerno. Un fatto grave sul quale varrebbe la pena tornare ad indagare per la scoperta di un metodo minaccioso condotto con le accuse , dimostrate totalmente infondate, ma che furono fatte proprie dai grandi giornali con la notizia ghiotta e controllata dal gossip accademico delle cosiddette ”flessioni imposte”. In pratica, una fake news, costruita bene per danneggiarlo.