Gigi Riva, calciatore simbolo della Sardegna e del Cagliari dello scudetto, e’ morto ieri per un arresto cardiaco, una sindrome coronarica acuta, all’improvviso, mentre era ricoverato nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari. La sua salma si trova per ora nella camera mortuaria. Secondo quanto hanno riferito i medici che l’hanno seguito, durante una una conferenza stampa in ospedale, Riva era arrivato ieri alle 3 del mattina con accesso dal pronto soccorso con una sindrome coronarica acuta. Alle 10.30 era stato sottoposto a una coronarografia che aveva evidenziato una gravissima malattia coronarica. Come spiegato dal direttore sanitario Raimondo Pinna, “dopo una valutazione di un team multidisciplinare, gli e’ stato proposto un intervento chirurgico di angioplastica coronarica che il paziente ha rifiutato”. Alle 17.50 Riva ha avuto un arresto cardiaco. “Sono state immediatamente eseguite tutte le manovre rianimatorie cardiopolmonari”, ha proseguito Pinna. “Durante la manovra rianimatoria e’ stato portato in sala operatoria di emodinamica per eseguire un tentativo di angioplastica coronarica che purtroppo e’ risultato inefficace. Nonostante le manovre rianimatorie il decesso e’ avvenuto alle 19.10”.
Riva si stava preparando per
cenare, aveva accanto sua moglie, era tranquillo, ha riferito il direttore sanitario del Brotzu. “Stamattina gli specialisti gli avevano prospettato l’opportunita’ di un intervento di angioplastica”, ha spiegato Pinna. “Il paziente ha preferito pensarci. Ho avuto modo di parlarci prima della 18 e stava bene. Scherzava. Lo informato che la stampa chiedeva notizie di lui ed era d’accordo nel comunicare il suo stato di salute. C’era sua moglie con lui e niente faceva presupporre un peggioramento cosi’ grave. La situazione e’ precipitata all’improvviso”. Dopo sono arrivati i due figli. “La situazione coronarica era certamente molto grave”, ha riferito Bruno Loi, direttore del reparto di Emodinamica. “In questi casi, trattandosi di una sindrome coronarica acuta, abbiamo suggerito un intervento di angioplastica che avremmo eseguito subito se Riva ci avesse dato il consenso. Purtroppo questo non e’ avvenuto. Non si possono fare interventi contro la volonta’ del paziente, quindi abbiamo dovuto aspettare, perche’ lui avrebbe voluto parlarne coi familiari. Purtroppo queste situazioni possono precipitare, anche improvvisamente, e in questo caso diventa difficile intervenire. Ed e’ quello che e’ capitato. L’arresto cardiaco e’ intervenuto all’improvviso e siamo stati costretti a praticare le manovre rianimatorie e a portarlo in sala sotto massaggio cardiaco. In questa situazione diventa estremamente difficile riaprire le coronarie. Siamo riusciti solo parzialmente a farlo ma non e’ stato sufficiente”.
“Stamattina (ieri per chi legge ndnr) ho cercato di convincerlo a sottoporsi all’intervento che gli avevamo prospettato”, ha raccontato il primario di Cardiologia, Marco Corda. “Mi ha detto che non se la sentiva, che aveva paura e che voleva comunque consultare coi parenti prima di prendere una decisione cosi’ importante. Gli ho spiegato che la situazione coronarica era particolarmente grave e che andava fatto un tentativo di risoluzione con l’angioplastica, ma lui e’ stato deciso nel chiederci di non farlo e di consentirgli di ragionarci sopra”. “Era consapevole del bene che tutta la citta’ e l’intera nazione gli voleva”, ha aggiunto Pinna. “Senza il suo consenso scritto non potevamo intervenire. E anche la procedura che gli era stata prospettata, comunque, non era priva di rischi. Avrebbe potuto avere lo stesso esito durante l’intervento”. “L’avevo anche informato del rischio di morte. Quando mi ha chiesto di non eseguire l’angioplastica l’abbiamo riportato in reparto”, ha riferito Corda. “Ho convocato anche il figlio per ragionare insieme sul da farsi e ho spiegato le motivazioni per cui l’intervento sarebbe stato necessario. Riva mi ha detto ‘Grazie tante, dottore’. E io gli ho risposto: “Non si preoccupi, saremo sempre noi in debito con lei’. Era quello che sentivo davvero”.