di Erika Noschese
L’attore comico partenopeo Paolo Caiazzo prosegue il suo tour nei teatri e fa nuovamente tappa nel salernitano, provincia alla quale, per sua ammissione, è particolarmente legato. Ieri, infatti, al Teatro sociale Giuffrè di Battipaglia lo spettacolo “Separati…ma non troppo”, una storia d’amore piena di sorprese. Lo spettacolo, infatti, racconta un matrimonio giunto al capolinea alla soglia delle nozze d’argento. Una storia d’amore che sembrerebbe appassita con gli anni, che nulla più avrebbe da offrire ai due che tanto densamente l’hanno vissuta, eppure… Il 2024, per la famiglia di Assoteatro, parte con il terzo spettacolo del cartellone 23/24: “Separati… ma non troppo”, scritto da Caiazzo (che ne cura anche la regia) e Francesco Procopio.
Lo spettacolo, il terzo di un cartellone teatrale, quello del Giuffré, pregno di ospiti di spessore, arriva dopo il grande successo de “La cantata dei pastori”, che con Peppe Barra e Lalla Esposito ha registrato il tutto esaurito, portando al teatro battipagliese la magia del Natale partenopeo. Con “Separati… ma non troppo” il pubblico ha avuto la possibilità di vivere due ore di risate, ma anche di
riflessione: lo spettacolo firmato Paolo Caiazzo pone l’accento su quegli amori usurati dal tempo, ma che alla fine trovano sempre il modo di rivelare qualcosa di nuovo e di riscoprirsi, in realtà, più giovani e freschi che mai.
Paolo Caiazzo, continua il tour nei teatri, lei torna in provincia di Salerno, realtà che conosce bene…
«Sì, conosco molto bene la provincia di Salerno, ci sono spesso sia per passione personale che lavorativa. Sono stato al teatro ad Eboli, sono stato a Salerno città, sono qui a Battipaglia; mi trovo molto bene qui, un pubblico sempre molto ospitale ma d’altronde è anche la zona dove decido di passare le mie vacanze ed è una zona d’Italia che amo particolarmente».
Comicità, risate ma non solo: i suoi spettacoli hanno spesso dei messaggi, un momento di riflessione…
«La priorità per me è sempre la risata, cerchiamo sempre di dare leggerezza. Non a caso il mio motto è leggerezza ma mai banalità; il primo intento è sempre quello di strappare una risata ma se a ciò riesco ad aggiungere anche un messaggio in grado di lasciare qualcosa e di far riflettere allora ho due obiettivi centrati».
“Separati…ma non troppo” porta con sé tanta comicità ma fa anche riflettere sul senso della famiglia, dell’amore…
«C’è un messaggio sul valore dell’amore nonostante il titolo un po’ fuorviante. Racconta la storia di due coppie che si sono separate ma fanno di tutto per tornare insieme, quindi sostanzialmente è una storia d’amore con tutti i risvolti divertenti del piccolo dramma. Purtroppo la comicità si nasconde sempre dietro le tragedie, dietro le piccole tragedie della vita e noi andiamo a prendere questo piccolo momento di difficoltà di due coppie, raccontandolo però col sorriso sulle labbra».
Quanto è difficile oggi avvicinare i giovani alla cultura e alla cultura del teatro in particolar modo?
«Io non criminalizzo sempre le nuove generazioni, figlie dei tempi, della strumentalizzazione, di cose per le quali spesso fa comodo anche a noi boomer. Un esempio lampante può essere questo: fare interviste con i telefonini, cosa che tempo fa non avremmo mai pensato. Ci piace accettare il passaggio tecnologico ma ci sono delle conseguenze e i nostri figli sono attratti da tutto ciò; come dico sempre però loro non sono in pericolo da questa tecnologia avanzata perché sono nati con questi strumenti, a differenza nostra che siamo in pericolo perché non la sanno utilizzare. Io non criminalizzo mai le nuove generazioni, anzi: lo strumento come il web, la piattaforma per poter godere e fruire delle cose è una possibilità che noi non abbiamo avuto ma oggi per fortuna c’è la possibilità di scegliere».
Il mondo dell’arte esce da due anni difficili a causa della pandemia, teatri chiusi, ora qual è lo stato di salute?
«È il rimbalzo, quando c’è una grande perdita poi c’è subito un picco di risalita. Fortunatamente c’è un grande ritorno al teatro, al live, alla voglia di viversi le emozioni; prima ho parlato di web, di piattaforme social ma le emozioni che da uno spettacolo teatrale dal vivo o un concerto musicale sono vibrazioni che nessuna piattaforma può dare».
Lei si è aperto ai giovani attraverso i canali social. Cosa è cambiato, secondo lei, da questo punto di vista?
«Io mi sono sempre cimentato in nuove avventure, mi piace avere stimoli nuovi e l’avvento della tecnologia, legato all’attività artistica, li ho sempre fatti viaggiare di pari passo; sono anche informatore informatico, vengo da un’estrazione tecnica per cui mi piace usare la tecnologia e ho applicato le mie conoscenze informatiche quando ho avuto la possibilità di portare i miei contenuti, senza nessun filtro, alle persone che decidono di guardarli. Mi sono messo a disposizione dei social ancor prima della pandemia, durante il covid ho accelerato un po’ di più perché stando a casa ho avuto la possibilità di realizzare il mio lavoro in smart working, dando vita ad una webseries che ha avuto 40milioni di visualizzazioni».
E ha lanciato anche dei giovani…
«Che continuano a stare con me. Nel 2024 debutteremo con uno spettacolo “Boomer” che nasce da una webseries messa in linea qualche anno fa. È la storia di un padre che chiede ospitalità al figlio che vive in città per studio; lui è stato cacciato dalla moglie dopo una discussione e si trova a vivere insieme ai ragazzi, vivendo questo conflitto tra generazioni».