Quei lampi al Corso, quelle macroscopiche esattezze - Le Cronache
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Quei lampi al Corso, quelle macroscopiche esattezze

Quei lampi al Corso, quelle macroscopiche esattezze

di Aldo Primicerio
C’è chi si è rizelato, lamentando diffamazioni e reclamando rettifiche su un articolo. E che problema c’è? Se qualcuno se la prende e si sente offeso, noi ci scusiamo subito, da persone civili. Ma senza rettificare un bel nulla. Saremmo sciocchi e bugiardi. Perché qui si racconta invece un fenomeno vero, reale, documentato e pericoloso per i cittadini di Salerno: quello di un gigantesco ledwall posizionato su due piani che, per 16 ore al giorno, dalle 7 del mattino alle 23 di sera (senza alcun riferimento normativo), tra corso V. Emanuele e Via SS. Martiri Salernitani spara lampi a dieci metri da palazzi dove c’è gente che lavora o riposa o soffre o magari sta morendo. E non parliamo di un negozio che pubblicizza se stesso. Ci riferiamo ad un ledwall in tre pezzi, con una considerevole superficie di 8 metri per 8, di un non-negozio che fa pubblicità a terzi. Insomma, si chiede e si ottiene dalla politica e dalla burocrazia salernitana di fare pubblicità a terzi in pieno centro cittadino, invece che sul tetto di un edificio in una grande piazza, come il buon senso suggerirebbe e come accade in alcune grandi città come Roma e Milano. E ad un canone della miseria di 1000 euro all’anno, probabilmente guadagnabili in qualche giorno, quindi con un danno erariale per il Comune di Salerno. La Corte dei Conti ne è già informata.
Una reazione spiacevole. Dai “lampeggiatori” ci saremmo aspettati autocritica. Ed invece ci si rizela, speculando sulle parole e su fantasmatiche inesattezze. In passato ne abbiamo parlato a più d’uno. Alla Polizia Municipale, agli assessori, all’ex-direttore del Suap. Tutte rispettabili persone, che però sottostimano la portata del fenomeno. Forse per ignoranza, perché l’inquinamento luminoso ed i suoi effetti sulla salute sono materia poco nota. O forse perché dietro, chissà, c’è qualcos’altro. Se il sig. Bianchi o il sig. Rossi o Pinco Pallino domani, con adeguata documentazione, chiedessero al Suap di “lampeggiare” anche loro con un ledwall, il Suap non potrebbe tirarsi indietro ed autorizzerebbe. Importanti sono le carte ed il canone. Con quali risultati? Che l’ignoranza, o chissà cos’altro, rischiano di trasformare la città in una assurda Times Square. Qualcuno al Comune ha già scritto che occorre muoversi in questo senso. Che bisogna accendere, illuminare, aumentare tutto. Noi sappiamo chi è. E siamo già pronti a dichiarargli guerra e a denunciarlo alla pubblica opinione, invitandolo a tornarsene a casa. Perché Salerno è la nostra città, e non di qualche irresponsabile ignorante che pensa di impadronirsene per inquinarla. Ci chiediamo di cosa si lamentano, e gli diciamo: che si documentino, che leggano, che facciano autocritica, che si correggano. Altrimenti possono anche tornarsene al loro paese. Confrontarsi invece è una conquista della nostra democrazia e della sua dialettica. Perché parlare aiuta a capire, ad intervenire con i giusti correttivi, a tutela del lavoro e del profitto certo, ma sempre a patto che sia sostenibile.
Lo sanno gli amici che il profitto sostenibile ora è nella Costituzione Italiana? L’art. 41, appena integrato, ora recita: “L’iniziativa economica non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Una integrazione straordinaria, che il Parlamento ha votato pochi mesi fa. Ma a molti è sfuggito.
Ledwall fuorilegge e delinquenziale? E perché prendersela tanto? Qui non si vuole offendere nessuno, se si è in grado di usare scientemente la lingua italiana. Nella nostra lingua fuorilegge non significa uno che nel Far West spara, ma uno che va contro ogni norma e consuetudine. Delinquente o delinquenziale non è solo chi stupra o ruba. E’ un aggettivo forse forte ma nobile, perché discende dal latino de-linquĕre, che letteralmente significa ciò che abbandona la legge, che viene meno al dovere. Niente di offensivo quindi, ma molto di paterno, come di un padre che dà uno scappellotto al figlio. E’ questo il senso, e senza offesa per nessuno.
Ed allora? Dov’è che si abbandona la norma, la legge? Noi l’abbiamo scritto più di una volta. E non sono macroscopiche inesattezze, ma proprio il contrario. Sono invece macroscopiche esattezze, constatazioni di clamorose violazioni di norme scritte nel Piano Comunale degli Impianti Luminosi di Salerno, redatto nel 2012 da De Luca sindaco, ed integrato nel 2018
Sorvoliamo sull’eccesso abnorme di lumen, poi forse corretto, e sull’arbitraria estensione del monofacciale luminoso, a luglio 2023, dagli iniziali mt. 4,00 x 2,00, così come da autorizzazione con prot. 133438, alle dimensioni di mt. 6,00 x 2,00. C’è una documentazione fotografica. Ci sono due gravi violazioni tuttora vigenti. La prima è la collocazione dell’impianto a RIDOSSO DI UN SEMAFORO E DI UNA INTERSEZIONE PEDONALE SEMAFORIZZATA. Qui siamo di fronte ad una colossale svista del Suap, della Polizia Municipale e della famosa Commissione chiamata a verificare e legittimare la concessione. Essa viola clamorosamente l’art. 23 del Codice della Strada e gli artt. 47 e ss. del DPR n. 495/1992 (Regolamento di esecuzione ed attuazione del nuovo Codice della Strada). Che recita: “ Lungo le strade o in vista di esse e’ vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicita’ o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilita’ o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione; in ogni caso, detti impianti non devono costituire ostacolo o, comunque, impedimento alla circolazione delle persone invalide. Sono, altresi’, vietati i cartelli e gli altri mezzi pubblicitari rifrangenti, nonche’ le sorgenti e le pubblicita’ luminose che possono produrre abbagliamento”. Signori miei, un Codice non dice che rendono, ma possono rendere. Non dice che riduce, ma può ridurre. Un Codice non allude mai ad un automatismo tra causa ed affetto, ma al rischio che ne può derivare e che quindi va scongiurato.
La seconda violazione è anch’essa disarmante. Viola infatti l’art. 15 del Piano Comunale degli Impianti Pubblicitari che recita: “Le sorgenti luminose, i cartelli, le insegne di esercizio e gli altri mezzi pubblicitari luminosi, per luce propria o per luce indiretta, posti fuori ed entro i centri abitati, lungo o in prossimità delle strade dove ne è consentita l’installazione, non possono avere luce INTERMITTENTE. E l’intermittenza è il piatto forte di questo ledwall. Altro che i due minuti concessi (contro la norma, perché non prescritto da nessuna parte) dal Suap. I lampi hanno sequenze di secondi, talvolta anche di frazioni di secondi. Viene poi confuso l’art. 17 del Piano Comunale che, nel suo regolamento, parla di insegne di esercizio. L’autorizzazione del Suap è pertanto anomala, perché non rilasciata come insegna di esercizio ad un negozio che pubblicizza se stesso, ma ad una entità non commerciale, che non è un negozio, ma un’entità che fa pubblicità a terzi.
C’è poi una terza violazione, quella all’art. 24bis del Regolamento Comune di Salerno sugli Impianti Pubblicitari. Infatti al n. 2 prescrive che “nel caso l’impianto pubblicitario sia visibile da strade carrabili, è fatto divieto di trasmissioni di qualsiasi tipo di VIDEO IN MOVIMENTO”. Ed il ledwall in questione ne fa spesso uso.
Tutte violazioni rilevate ed oggetto di n. 2 esposti Pec alla Polizia Municipale anche da parte dell’amministratore del Condominio di via SS. Martiri 24, uno a febbraio 2022 e l’altro a settembre 2023. Esposti ignorati. E quindi, solito interrogativo: chi o cosa c’è dietro a tutto questo?
Ma occorre addirittura andare al di là delle violazioni di norme. Quello che accade, e che risponde ad una pura e cinica legge di profitto, rischia di minacciare la salute dei cittadini. L’inquinamento luminoso è una aggressione abbastanza recente, e per questo sottovalutata da politici, tutori dell’ordine pubblico e persino dalle Procure italiane. L’UE ha emanato diverse direttive orientate al divieto di aggressioni commerciali luminose che danneggiano la salute perché interferenti endocrini, in grado cioè di modificare e di alterare le funzioni ormonali degli organismi umani, anche quelli che sono ancora in placenta nel ventre materno. Nel corso degli anni si è ormai acclarato che l’eccesso di luce artificiale, spesso sbandierato come forma di progresso e sicurezza sociale, comporta più danni che vantaggi. Quell’Illuminiamo la città è una frase ridicola, frutto dell’ignoranza e della retorica. Sono evidenti i danni ambientali per la sparizione progressiva di intere specie, danni culturali e scientifici per la ridotta osservabilità del cielo notturno, danni economici per gli elevati consumi energetici, danni alla vita dell’Uomo per l’alterazione dei ritmi circadiani e rischi per la circolazione stradale per l’uso di impianti che abbagliano gli automobilisti. Poi spiegheremo quale è l’altra minaccia gravissima dell’inquinamento luminoso, l’esposoma, cioè l’impatto sulla genetica, sulla modifica dei geni.
E se qualcuno si risente, ci dispiace, ma restano ferme le nostre osservazioni e posizioni. E senza rettificare nulla, perché tutto è sostenuto da norme di legge. E quindi noi siamo in trincea, siamo in guerra, ad osservare, controllare e denunciare tutti i giorni. Per una città migliore, per cittadini più consapevoli e sani.