Una segreteria allargata con quattro vice segretari, un “nuovo vecchio” simbolo con il nome del fondatore Berlusconi inserito a titolo definitivo e la “stretta” su chi non versa i contributi al partito. A Paestum nasce la Forza Italia del futuro, quella che guarda oltre la figura del leader carismatico Silvio Berlusconi e si proietta verso le sfide future, prime fra tutte il ruolo del partito nel Governo e le competizioni elettorali. Le novità sono state sancite nel corso del Consiglio nazionale che ha chiuso la tre giorni di kermesse a Paestum. La principale modifica allo statuto, votata all’unanimità, è quella dell’allargamento della segreteria: al segretario nazionale si affiancheranno quattro vice, il più votato dei quali sarà vicario; con loro entrano in segreteria anche i responsabili seniores, giovani e donne. Da qui a febbraio, ha ricordato Tajani intervenendo dal palco a chiusura della tre giorni, “si terranno i congressi provinciali che eleggeranno i delegati al congresso e i coordinatori provinciali, si apre quindi una fase di grande democrazia”. Il Consiglio nazionale ha poi ufficializzato la stretta sui “morosi”, gli iscritti che ricoprono incarichi all’interno del partito che non versano i contributi al movimento: già annunciata nei giorni scorsi mentre le parole di Paolo Berlusconi sull’impegno economico della famiglia nel post-Cav scuotevano il partito, la misura prevede sanzioni che arrivano fino alla decadenza dall’incarico ricoperto. “I generali devono dare esempio alla classe dirigente, chi ha responsabilità deve pagare”, avrebbe poi detto Tajani durante il Consiglio nazionale spiegando le ragioni del nuovo orientamento. Ma la “nuova” Forza Italia vuole tenere i piedi ben saldi nel suo passato, ricordando il fondatore Silvio Berlusconi, e lo fa concretamente in due modi: il primo è la modifica statutaria che rende permanente la dicitura “Berlusconi” nel simbolo del partito; la seconda è nella proposta, sancita nel documento finale del Consiglio nazionale, di intitolare al Cav il Ponte sullo Stretto di Messina, “progetto pensato e voluto dai governi Berlusconi” e che “per questo a lui deve essere dedicato”. “Noi non pensiamo solo al prossimo cdm o al prossimo voto ma a migliorare l’Italia, a come costruire una Italia diversa e ci vogliono, mesi, anni per farlo. Ma solo una forza concepita da un grande statista come Silvio Berlusconi può avere una visione. Più passa il tempo più cresceremo e più passa il tempo più si renderanno conto che qui c’è gente seria, che non fa promesse che non puo’ manterene, che prima fa le cose e poi dice di averle fatte. Quello che voglio gli italiani. Abbiamo una visione chiara”, ha detto il segretario a chi dice che Paestum sancista la dissoluzione del partito. “Meno male che FI c’è, ed eccola qui. Siamo protagonisti”, rivendica Barelli. “A chi ci chiede: che fine farete? Chiedetegli: ma che fine farai tu? Perchè noi sappiamo che la nostra fine è quella di esserci e di vincere”, sottolinea Gasparri. Messaggi dalla convention arrivano anche alla sinistra, “tornata a fare il tifo per lo spread e a sognare governi tecnici. Ma i profeti di sventura sono avvisati: noi non siamo e non saremo disponibili a rivivere quello che abbiamo vissuto nel 2011, quando Silvio Berlusconi venne costretto alle dimissioni da una congiura di palazzo. Noi difenderemo sempre la democrazia e il mandato popolare che abbiamo ricevuto dagli elettori”, rimarca Ronzulli. Che tira fuori anche una pesca, alludendo allo spot delle polemiche sui modelli di famiglia, per puntare il dito contro “parallelismi improbabili con il Governo, dimostrando di non avere ricette credibili per gli italiani”. Ma anche nega che ci sia in FI una “fronda” contro il Governo e rilancia il “partito contendibile” del segretario, che “non puo’ essere guidato con la logica delle esclusioni, isolamenti o difesa trincea. Sono sicura che Antonio Tajani non lo farà mai. Mi fido di lui”. Poi c’è la svolta green, quella di diventare “un vero, grande, movimento politico italiano che tutela l’ambiente con una proposta sera e credibile. Non abbiamo bisogno di papesse come Greta Thunberg che ci dicano cosa fare – spiega Tajani – nostri esperti sono già al lavoro per far si che FI sia all’avanguardia”. “Stiamo percorrendo la strada che ci ha indicato Berlusconi. Ci vuole tempo, ma sono convinto che tra uno o due anni arriveremo al 20% soltanto perchè abbiamo buone idee”, la promessa del leader di FI. Supportata dalle buone notizie di Ferrante. La fase del tesseramento ha già triplicato le adesioni del 2022, da 6mila a 18mila.
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