di Erika Noschese
L’artigianato vive una fase stabile ma con margini di ripresa. La conferma arriva da Simona Paolillo, direttore provinciale di Cna Salerno che dal mese di luglio 2022 è subentrata a Paolo Quaranta da 47 anni alla direzione dell’associazione più rappresentativa degli artigiani salernitani. Il direttore Paolillo è oggi il più giovane d’Italia nel nuovo ruolo tra tutte le associazioni provinciali Cna d’Italia.
Direttore, partiamo da un bilancio della sua attività nel Cna…
«Sono diventata direttore subito dopo il grande lockdown da covid19 dove le associazioni di categoria hanno avuto un fondamentale ruolo come corpo intermedio. Un grande protagonismo nella vita delle imprese e dei cittadini che va mantenuto nell’ordinarietà, non solo nell’emergenza. Quindi mi sono dedicata molto a consolidare la squadra di Cna Salerno, sia nel gruppo dirigente (gli imprenditori) sia nei funzionari che si dedicano, in maniera costante, alle attività di Caf, patronato, pensionati, e nella parte sindacale di rappresentanza oltre che di assistenza e consulenza alle imprese artigiane. In piena sinergia col Presidente Ronca, abbiamo puntato molto su eventi e progetti strategici per valorizzare l’unicità del ruolo sociale e produttivo dell’artigianato nel contesto territoriale».
Qual è oggi lo stato di salute dell’artigianato?
«È stabile e con margini di ripresa. Ma bisogna stare attenti! Lo dimostrano i dati. Negli ultimi due anni, nonostante il post pandemia, abbiamo un numero costante e proporzionato tra le imprese artigiane che cessano e le imprese che aprono un’attivita artigiana. Al registro imprese della Camera di Commercio, al 14 settembre 2023 ci sono state 612 iscrizioni nell’anno a fronte di 607 cancellazioni. Nel 2022 al 14 settembre, c’erano state 770 iscrizioni a fronte di 699 cancellazioni. Come si può notare, non ci sono particolari emorragie e dati catastrofici. Inoltre, di recente, nella graduatoria nazionale di Cgia di Mestre sulla ” fuga degli artigiani” elaborata sulla base dsi dati Inps degli ultimi dieci anni, la provincia di Salerno è tra gli ultimi posti con una perdita dell’11% delle imprese artigiane. Questo dimostra la forza degli artigiani e la volontà di tanti imprenditori a voler essere tali. La sopravvivenza dell’artigianato è legata agli artigiani stessi, la cui continuità aziendale dipende esclusivamente da loro, spesso soli e senza aiuto e vittime di burocrati e di troppa digitalizzazione».
Tante le iniziative che Cna sta portando avanti sul territorio con lo scopo anche di promuovere e far conoscere il capoluogo di provincia…
«In verità il capoluogo è ben conosciuto ed è la sua capacità attrattiva che va messa a servizio degli artigiani di tutta la provincia di Salerno. La promozione dell’artigianato deve avvenire nelle strade, nelle scuole, nei luoghi abitati dalle persone, non nelle stanze di palazzo, dove invece vanno discussi e risolti i problemi».
Si parla ancora di crisi dell’artigianato, i numeri sono preoccupanti?
«La crisi, come ho detto prima, non è nei numeri, ma nella scarsa attenzione che si presta a questo settore. Non abbiamo una legge regionale dedicata, abbiamo soppresso le commissioni provinciali dell’artigianato che consentivano il contatto diretto sulle attività artigianali tra rappresentanti di Regione, Camera di Commercio, INPS, associazioni di categoria. È difficile affrontare e risolvere le crisi senza un confronto sulle possibili cause, sui nodi da sciogliere».
Si parla spesso di un cambio generazionale, è la ricetta giusta per le aziende?
«Si, perché la resistenza e la resilienza degli aritigiani trova conforto nel presente, ma il futuro è nero. Molti giovani non si affacciano al mondo dell’artigianato ed è difficile, costoso e rischioso tenere un giovane in bottega. Bisogna riparametrare il sistema dell’apprendistato e renderlo funzionale alla necessità di ricambio generazionale, altrimenti assisteremo ad una moria di mestieri e soprattutto di capacità artigianali».
Artigianato e aree interne, il settore regge?
«Potrebbe fare di più. Bisogna approfittare del Pnrr e di Agenda 2030 ma le amministrazioni comunali delle aree interne devono dialogare di più con le associazioni di categoria e pensare a progetti di area vasta. C’è bisogno di questo tipo di progettualità, per salvare i piccoli e fare sistema, rete…ma per davvero. Solo così possiamo salvarci».
La Scuola di Ceramica punta di diamante per Cna e per la provincia di Salerno. I giovani che ne fanno parte sono tanti, è la svolta?
«La Scuola di Ceramica vietrese è stata un esperimento, è nato un modello di formazione-lavoro che può essere un riferimento da esportare altrove. Abbiamo unito il mondo dell’accademia e le imprese, abbiamo vissuto appieno il territorio, i giovani sono stati accolti nelle botteghe. È emersa una grande motivazione degli allievi, ma al tempo stesso di tutti i partecipanti compreso l’amministrazione e la Regione. Tutti si sono sentiti responsabili e protagonisti. Ora la vera sfida è il futuro. Il futuro degli allievi è quello di diventare degli artigiani, già stanno avviando le pratiche ed alcuni di essi sono stati già assunti da alcune botteghe, in maniera spontanea tengo a sottolineare. Il futuro della Scuola dipende molto da come riusciremo a gestire questa seconda edizione. La complessità di queste iniziative è proprio nell’equilibrio tra i tanti partner presenti».
Come immagina il futuro di questo settore?
«Vorrei immaginarlo positivamente, attenzionato non soltanto da noi associazioni di categoria ma anche da Governo Nazionale e Regionale. Sarà un futuro faticoso e laborioso. Inoltre immagino un grande sforzo di affiancamento con le Scuole, perché bisogna capire che si può imparare anche un mestiere dopo la scuola anziché andare di default all’università. Oggi, a riguardo esistono tante possibili soluzioni per acquisire una specializzazione spendibile presto nel mondo del lavoro. Penso agli Its, Ifts ad esempio. E proprio per la valenza di questi strumenti c’è bisogno di una sempre più forte coesione tra gli attori socio istituzionali ed economici. Inpiù va fatto uno sforzo per dare agli artigiani quella componente innovativa e strategica, affinché possa essere messo in connessione con gli altri settori”».