“Il blocco della terapia di immunoglobulina è l’ennesima violazione del diritto alla cura, un episodio grave che non può essere sottaciuto”. Così l’onorevole Pino Bicchielli, vice presidente di Noi Moderati alla Camera dei Deputati e membro della commissione Difesa dopo la denuncia di una paziente con malattie immunoreumatologiche che dal mese di dicembre non può sottoporsi alla terapia. “Grave quanto sta accadendo all’azienda ospedaliera universitaria, il direttore generale deve delle spiegazioni, deve spiegare alle pazienti cosa sta accadendo e, soprattutto, perché per colpa di scelte scellerate sono loro a pagare le conseguenze- ha aggiunto l’onorevole Bicchielli – Queste persone, alle quali va tutta la mia solidarietà, meritano di sapere cosa sta accadendo. L’auspicio è che la cura possa presto essere ripresa, solo così possiamo restituire dignità a queste donne e questi uomini che ogni giorno vivono un inferno. Oggi più che mai dobbiamo fare i conti con il diritto alla cura, negato da una gestione scellerata”. La denuncia su quanto sta accadendo al Ruggi d’Aragona è partita da Mirella Memoli, giovane donna affetta da ben quattro malattie reumatologiche che ha voluto chiarire come la vicenda che riguarda esclusivamente il blocco delle terapie non abbia nulla a che vedere con il reparto di ematologia che si occupa al meglio dei pazienti senza interferire in alcun modo con le stanze dedicate ad immunoreumatologia che oggi non ha un suo reparto e, dunque, deve appoggiarsi al reparto di Medicina, magistralmente gestito dal primario Gaetano Gargiulo e dalla responsabile Marracino Marta, grazie all’importante lavoro che portano avanti medici, infermieri e oss. I pazienti, proprio grazie all’impegno di Mariella Memoli, sono ora intenzionati a continuare la raccolta firme per vedersi garantito il diritto alla cura. Lo stop alla terapia dal mese di dicembre sta infatti portando conseguenze devastanti per i pazienti che oggi convivono con dolori lancinanti che rendono quasi impossibile vivere. «Non si può vivere in queste condizioni, la terapia per noi è l’unica speranza per un futuro dignitoso, non possono negarci il diritto alla cura», ha dichiarato una paziente che chiede ora al direttore generale risposte immediate e un cambio di passo.
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