di Marco De Martino
SALERNO – «So di esistere perchè esistono gli altri»: è stato un Davide Nicola inedito quello che ha partecipato, in qualità di ospite d’onore, alla Festa Diocesana dei Giovani che si è svolta sabato sera presso il PalaBerlinguer di Bellizzi. All’evento, curato dal Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, unitamente al Settore Giovani di Azione Cattolica, all’AGESCI, alla Gioventù Francescana, al Movimento Giovanile Salesiano, ai Salesiani, ai Neocatecumenali ed all’Ufficio Missionario, l’allenatore della Salernitana è stato acclamato dai circa 800 giovani presenti, infiammati dal suo spirito e dalle sue parole: «Non ho mai pensato di fare quello che sto facendo -ha esordito Nicola- ho sempre seguito le mie passioni e le mie inclinazioni. Ho avuto dei grandi maestri nella mia vita, a scuola, tra gli amici, ho incontrato molte persone che mi hanno aiutato a riconoscere chi ero. Non ho mai pensato di diventare un calciatore professionista, nè di diventare allenatore. Ciò che ho fatto è per il mio impegno ed il mio entusiasmo, tutte cose che hanno fatto sì che arrivassi dove sono ora». Inevitabilmente il dialogo con Nicola si è spostato sull’impresa compiuta nella scorsa stagione con la Salernitana: «E’ importante definire il percorso come un cammino, per quanto mi riguarda -ha spiegato il trainer- il percorso non è mai stato in linea retta, a me non è mai successo di raggiungere qualcosa senza ostacoli. Il cammino può essere tortuoso, trovare ostacoli, a volte è necessario tornare sui propri passi ma bisogna avere sempre l’obiettivo ben focalizzato in mente. Devi sapere sempre chi sei, dove ti trovi, dove vuoi arrivare e chi vorresti essere. Sapere perchè è importante fare quel percorso, fare un’analisi molto specifica che è già un percorso su sè stessi. Devi stabilire un programma per raggiungere quell’obiettivo, ti perderesti se guardassi solo il traguardo, ti perderesti se lo facessi. E’ come scalare una montagna, ci vuole una serenità interiore, una precisione maniacale anche per piantare un solo chiodo. La cosa fondamentale è chiederti quanto senti il percorso che vuoi fare. Ho imparato a capire che quando sei consapevole di questo devi anche essere disposto a perderlo, perchè se non hai questa visione vivrai tutte le cose malamente. C’è un paradosso: tutte le volte che ho raggiunto un obiettivo non ho mai goduto, non sono mai arrivato all’ultimo chiodo con la felicità nel cuore, ma l’avevo raggiunta strada facendo. Mi ero divertito strada facendo, esaltato strada facendo, quando sono arrivato all’ultimo chiodo non c’è stata la soddisfazione che mi sarei aspettato, ho capito che la vera meta era il percorso fatto». Nicola ha poi spiegato cosa provava dopo il fischio finale di Salernitana-Udinese: «Ero al settimo cielo, non per me ma per gli altri. All’ultima partita sono arrivato avendo già goduto di tutto prima e mi ero già immaginato tutte le realtà possibili in anticipo. Quando sento che c’è qualcosa che mi emoziona davvero la penso intensamente, ci penso ogni giorno e penso se la raggiungessi che cosa proverei, come mi sentirei? Ero felice per tutti quelli che avevano partecipato assieme a me a quell’avventura. Era molto difficile, statisticamente credo succeda una volta ogni 15 anni, ed il paradosso sta nel fatto che non mi sono sentito più bravo, ero felice per i calciatori, per il presidente, per il direttore e per tutti quelli che avevano lavorato per raggiungere quell’obiettivo. Ero felice per loro, l’esercizio è questo e continuo a farlo quest’anno, e non mi interessa cosa dicono le persone attorno a me che non mi portano benefici, crescita, entusiasmo ed energia. Sono ad un punto della mia vita che ho bisogno di vivere emozioni molto intense, di legarle ad un percorso che nasconda insidie ma anche opportunità. Ho bisogno di schiantarmi -ha concluso Nicola- o va o pazienza». Un incontro conclusosi con un simpatico siparietto con monsignor Andrea Bellandi e con Domenico Volpe, sindaco di Bellizzi che Davide Nicola ha “provinato” facendo disputare una partitella sul palcoscenico.