di Clemente Ultimo
«È arrivato il momento di superare una visione divisiva e di consegnare alla storia un momento drammatico del nostro vissuto comune. Anche attraverso gesti simbolici». È da questo presupposto che Luigi Cerciello, volto noto del centrodestra salernitano, sviluppa la propria riflessione in merito alla proposta di intitolare una strada cittadina alla memoria di Carlo Falvella, il giovane militante missino accoltellato a morte nel luglio del 1972. Una proposta, questa, che torna ciclicamente alla ribalta nel dibattito cittadino, senza tuttavia riuscire a superare il fuoco incrociato degli opposti schieramenti. «La vicenda di Carlo Falvella – prosegue Cerciello – è quella di un’intera generazione di giovani che ha attraversato anni caratterizzati da un estremismo politico che ha raggiunto inauditi livelli di violenza, un pezzo di storia italiana di cui occorre preservare il ricordo nella sua interezza. È bene che ai più giovani venga trasmessa la testimonianza di quanto avvenne durante gli anni di piombo perché tutto quel che accadde in quel momento non si ripeta mai più». Nel corso del suo discorso di insediamento il presidente del Senato Ignazio La Russa ha voluto ricordare tre giovani – uno di destra e due di sinistra – rimasti vittime dell’odio politico: si può partire da qui per confrontarsi sull’idea di dedicare una via a Carlo Falvella? «Direi che si deve partire dalla riflessione fatta dal presidente La Russa. È necessario storicizzare quegli anni, leggerli con gli occhi di oggi e non attraverso la lente deformante del passato e, soprattutto, guardare avanti, smetterla di alimentare odio e divisioni del passato». Perché secondo lei c’è una parte del mondo politico pronta alla levata di scudi ogni qualvolta questa ipotesi fa capolino sul tavolo della discussione? «Certa opposizione preconcetta è figlia tanto di una visione ideologica ormai superata dalla storia, quanto di un tentativo di recuperare consensi elettorale nelle frange più estreme dello schieramento politico, frange spesso composte da giovanissimi che ignorano completamente il contesto storico di quegli anni. C’è una parte della sinistra che continua ad alimentare una retorica del nemico per motivi meramente elettorale, anche se – a ben vedere – è ormai evidente come questo meccanismo si sia inceppato da tempo. Per averne la prova basta guardare con attenzione ai risultati elettorali maturati lo scorso 25 settembre: la campagna condotta con il ritornello del “pericolo fascista” è stata un fiasco clamoroso. Di fronte a questo tipo di messaggio la gente si è mostrata annoiata, in qualche caso infastidita: dinanzi a problemi reali come quelli prodotti dalla crisi la strumentalità di una campagna ideologica è emersa con piena evidenza». Come inquadrare, allora, una eventuale intitolazione di una strada cittadina a Carlo Falvella? «Semplicemente come una ricomposizione della memoria della nostra comunità; gli anni trascorsi dall’uccisione di Carlo ci consentono di guardare con serenità e senza ira a qui drammatici eventi. Una decisione dell’amministrazione comunale in tal senso rappresenterebbe anche l’impegno a ricordare un periodo che non deve più tornare, quello dell’estremismo politico che arriva all’eliminazione fisica dell’avversario. Ecco, in questo caso dedicare alla memoria del giovane militante missino l’ultima parte di luglio via Velia, quella che sfocia su via Roma, dove si consumò la tragedia di quel 7 luglio 1972 rappresenterebbe un gesto degno della città di Salerno».