di Arturo Calabrese
Gaetano Quagliariello per Salerno non è un nome qualsiasi. Esiste una strada così intitolata e allo stesso nome, nel centro storico, è dedicata una lapide per “l’ultimo figlio della civitas hippocratica”. Il Quagliariello Gaetano della strada e della lapide è quello che il Gaetano Quagliariello di oggi, senatore della Repubblica, gia ministro delle Riforme, coordinatore nazionale di “Italia al Centro”, il partito di Giovanni Toti che insieme alle altre formazioni centriste del centrodestra ha dato vita alla lista “Noi Moderati”, definisce “nonno putativo”. Perché Salerno è la città dei suoi avi, la terra delle sue radici familiari. Eppure, quando gli è stato messo a disposizione il collegio uninominale proprio qui, ha rinunciato alla candidatura oggi ricoperta di Pino Bicchielli.
Senatore, la sua candidatura a Salerno era quasi data per scontata ma Lei ha preferito fare un passo indietro a favore di Bicchielli.
“Per le ragioni che dirò, non ritengo di aver fatto un passo indietro ma un passo avanti nel mio impegno politico. Amo molto Salerno e per ragioni familiari mi sento intimamente legato a questa città. Ma non è la terra nella quale si è concentrato il mio impegno politico negli ultimi anni. E’ vero, se si fa il coordinatore nazionale di un partito un’aliquota di ‘a-territorialità’ è consentita. Ma io alla figura del parlamentare di collegio credo molto, come ben sanno i cittadini del mio collegio di elezione dove ho operato in questa legislatura. E il vincolo familiare che mi lega a Salerno mi porta ad avere un rispetto maggiore, non minore. Pino Bicchielli è stato uno dei miei collaboratori più fidati, ha retto per anni le sorti organizzative del partito. Si occupa della Campania e per di più è di Salerno, dunque conosce la Salerno di oggi come io non la conosco più. Lasciare che fosse Pino a candidarsi nel collegio di Salerno è stato un gesto che vuole essere anche un segnale per un modo nuovo di fare politica, perché il centro moderato avrà futuro se saprà davvero incarnare uno spirito di novità. E siccome io intendo portare avanti più di prima il mio impegno politico e nel partito, e voglio che quest’area abbia un futuro da protagonista, ho ritenuto di dare l’esempio in prima persona”.
La riduzione dei parlamentari ha escluso dalla competizione numerosi personaggi politici di livello nazionale. Scelta politica, solo calcolo numerico dei posti a disposizione o volontà di iniziare una nuova fase politica nel Paese?
“Guardi, il primo disegno di legge della scorsa legislatura per la riduzione del numero dei parlamentari porta la mia firma. Io lo ritenevo davvero un intervento positivo, non come i grillini che lo hanno proposto per sventolare una bandierina propagandistica convinti che le altre forze politiche si sarebbero tirate indietro consentendo loro di fare ‘a gratis’ gli eroi dell’anti-casta, e sono rimasti spiazzati dall’esito dell’iter parlamentare. Il taglio può essere una cosa buona, però, a due condizioni. A condizione che inneschi un processo di riforma più ampio, che finora non c’è stato e che nella prossima legislatura dovrà necessariamente compiersi se vogliamo un’Italia forte e competitiva. E a condizione che il numero inferiore di membri del Parlemento porti col tempo a un miglioramento qualitativo del lavoro delle Camere e, perché no, anche della rappresentatività e preparazione dei loro componenti. Il numero di ‘paracadutati’ che abbiamo visto nelle candidature per queste elezioni, per non parlare dei posti in lista assegnati per diritto ereditario, stanno a significare che forse questo processo evolutivo non si è ancora del tutto innescato. Anche per questo ho voluto dare un segnale: le candidature devono rispondere a criteri di territorialità e meritocrazia. Nessuno potrà rimproverarci di non aver dato l’esempio”.
Da coordinatore nazionale di “Italia al Centro”, crede che riusdcirete a dare un volto moderato a un centrodestra trainato ormai da due forze di lotta, quali Fratelli d’Italia e Lega?
“Noi avevamo sempre detto che avremmo potuto essere due cose, il centro del centrodestra o il centrodestra del centro, a seconda dell’agibilità politica che la nostra coalizione avesse riconosciuto a un’area liberale, riformista, popolare, a quell’area del pragmatismo e del buon senso di cui a fronte delle difficoltà si avverte sempre più il bisogno. Questa agibilità c’è stata, e la coalizione – in particolare, va detto, la formazione che ne detiene la guida – ha voluto presentarsi agli elettori dando spazio a una lista, “Noi Moderati”, che riunisce i movimenti centristi di centrodestra e intende dare il proprio contributo ed esercitare un peso programmatico, oggi nella conquista della vittoria elettorale, domani nella sfida di guidare il Paese in un momento così difficile. Distanti dalla politica delle rendite di posizione e da quella delle facili promesse, noi saremo garanti di un metodo improntato alla serietà e al pragmatismo. Saremo guardiani della spesa contro nuovi aumenti del debito pubblico, perché l’indebitamento significa perdita di sovranità. Saremo promotori di una crescita fondata sulla roccia del lavoro e della meritocrazia. Saremo fautori delle grandi opere infrastrutturali e di un’autonomizzazione energetica la cui assenza l’Italia sta scontando duramente. Saremo promotori di riforme condivise per rendere le nostre istituzioni più efficienti. Saremo garanti di un posizionamento internazionale fondato sulla chiara collocazione in un quadro di alleanze euro-atlantiche”.