Claudio Ciampa: un direttore “al servizio” dei giovani - Le Cronache
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Claudio Ciampa: un direttore “al servizio” dei giovani

Claudio Ciampa: un direttore “al servizio” dei giovani

Una famiglia interamente musicale quella del musicista beneventano dal padre fisarmonicista al figlio Francesco che ha spiccato il volo proprio alla corte di Daniel Oren qui a Salerno. Il Maestro sarà questa sera, in cattedrale, sul podio dell’Orchestra Sinfonica Regionale, per dirigere un programma che spazia da Schubert a Bizet

Di Simone Parisi

Sarà il M° Claudio Ciampa a dirigere in Duomo l’orchestra sinfonica regionale, per il taglio del nastro del cartellone del Polo Regionale. Lo abbiamo incontrato durante le prove in svolgimento al Liceo Alfano I di Salerno

Chi è Claudio Ciampa?

È una persona come te, che ama mettere insieme tutti quelli come te. La mia esperienza nei conservatori ha prodotto un desiderio di stare sempre con i giovani. Quando ho ricevuto l’invito dalla dirigente, non ho guardato l’invito ma nella mia testa vedevo già schierati i 70 elementi dell’orchestra. La mia speranza è che con questo progetto musicale i ragazzi imparino ad amarsi di più tra di loro.

Come si è approcciato per la prima volta alla musica?

Grazie al mio papà! È stato quello che nella mia famiglia ha voluto più di tutti che io studiassi musica. Lui era un suonatore amatoriale di fisarmonica, ha trasmesso me questa passione. Mi iscrissi al conservatorio di Napoli conseguendo per primo il diploma in pianoforte, poi la voglia di esplorare altri strumenti mi indusse a studiare composizione e direzione d’orchestra. Io sono figlio di contadini, ed è una cosa che dico ad alta voce! Se dovessi vivere in un’altra vita, chiederò al padre eterno di farmi rinascere in una famiglia di contadini.

Suo figlio ha intrapreso la sua strada, lei cosa ne pensa?

Mio figlio non ha intrapreso la mia strada, ha intrapreso la strada giusta! Io ho cercato solo di fare quel poco che amavo fare. Gli ho semplicemente detto che per diventare direttore d’orchestra bisogna studiare tantissimo e tantissime cose, lui ha avuto l’occasione di avere la casa zeppa di partiture mie, lui le guardava e si è appassionato.

Come mai la scelta di questo repertorio?

Mi è stata data la necessità di fare questi due inni, quello nazionale e quello europeo. Data la difficoltà di trovare arrangiamenti ho chiesto al maestro Giacomo Vitale quale dei suoi allievi potesse realizzare un arrangiamento per questa orchestra, lui ha prontamente chiesto all’allieva Lidia de Migno i due arrangiamenti dei rispettivi inni. Riguardante il brano “Italia” scritto appositamente dal Maestro  Vitale per la nostra orchestra lascerei a lui le parole per descriverlo. […]“In comune con il Maestro Ciampa ho l’amore per le nostre radici, italiane e campane. Tant’è che ho scritto questo pezzo con l’intenzione di voler raccontare ai ragazzi la nostra terra, in maniera innovativa ed energetica. Pensando a due brani fortemente identitari quali sono il canto degli italiani e il Brindisi della Traviata ho notato che l’intervallo che accomunava i due brani è quelli di sesta maggiore ascendente, e da lì sono partito. Costruita l’introduzione in cui ho spiegato questo intervallo, e poi man mano si sono fatti avanti questi due materiali musicali come l’inno nazionale ed il brindisi. Da lì il brano e nato, un bel viaggio nella composizione. Il titolo è avvenuto alla fine, mi è sembrato che chiamarlo Italia  sia la scelta più chiara e giusta. Per accompagnare questa parte dell’inno nazionale un po’ sincopato ho scelto la Tammorra, strumento a me molto caro in quanto è da circa venti anni che frequento la tradizione musicale campana.” […] Dopo il pezzo del M° Vitale ci sarà la Sinfonia n. 8 di Schubert “Incompiuta”. La mia scelta si è rivoltata su questo pezzo perché la bravura di questa scuola è nella docenza, non potendo essere sempre presente per coordinare le prove ho pensato che i docenti, lavorando a sezioni con i ragazzi avrebbero potuto portare a compimento lo studio della sinfonia e poi con mia mano avrei potuto aggiungere i colori necessari per renderla perfetta. In conclusione ci saranno due brani molto caratteristici, la “danza delle spade” di A. Khachaturian, pezzo molto energetico, caratteristico e brillante e poi “Farandole” di G. Bizet, una danza medievale un brano in cui è presente un gioco di vivacità che mi sembrava adatto per un gran finale.

Cosa rappresenta per lei dirigere un’orchestra composta da soli giovani? Cosa rappresenta per lei questa iniziativa?

Devo richiamare il pensiero di Riccardo Muti, che in ogni contesto tiene sempre a dire, ovvero di creare sempre nuove orchestre giovanili per dare opportunità ai ragazzi di fare esperienza orchestrale e di migliorarsi musicalmente. Questo sta a dire che abbiamo sete di giovani che hanno voglia di suonare, giovani artisti che hanno sempre più voglia di essere a stretto contatto con l’arte! Ragazzi che hanno come necessità di vita il loro strumento, facendo sacrifici e facendo fare sacrifici anche alle proprie famiglie dobbiamo dimostrare proprio a loro che con la musica si può vivere e si può realizzare qualcosa di concreto. Mi onora e rende fiero dirigere questa meravigliosa iniziativa e spero possa essere più longeva possibile.