80 anni fa Avalanche, una battagliaa parole: l’invasione nella filmografia - Le Cronache
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80 anni fa Avalanche, una battagliaa parole: l’invasione nella filmografia

80 anni fa Avalanche, una battagliaa parole: l’invasione nella filmografia

80 anni fa Avalanche. Fu battaglia anche di parole. Alla parola “sbarco” utilizzata da tutti i civili nell’immediatezza dei fatti, va contrapposta la parola utilizzata da parte angloamericana di “invasion”. Spesso anche dopo ottanta anni proprio l’attento studio dei termini aumenta la conoscenza dei fatti accaduti allora: quando diverse parole furono utilizzate per descrivere gli stessi fatti. L’uso di termini, parole, aggettivi particolari o sinonimi furono allora usati per definire quanto avvenne nel nostro golfo. Tra le parole più utilizzate fu certamente quella di sbarco, che per anni fu l’unico termine italico descrittivo di quei fatti complessi. Come la cornice circoscrive un quadro con sbarco, si rinchiusero tutti gli avvenimenti che accaddero nel settembre del 1943 nella nostra zona. Una parola riassuntiva utilizzata soprattutto dai civili che i fatti li subirono, li videro e molte volte poterono testimoniarli. Qualcuno alla parola “sbarco” aggiungeva l’aggettivo inglese o americano per definire i diversi eserciti osservati nell’area dove il teste aveva vissuto i suoi giorni di guerra. A differenza dei civili per gli eserciti sbarcati la parola descrittivo degli eventi militari fu invasione. Termine storicamente più corretto per tutte le aree della Campania sotto sbarco. Gli anglo americani non erano ancora alleati dell’Italia e contestualmente non erano nostri nemici i tedeschi. Spacciare una “resa senza condizioni” per “Armistizio” e non aver messo il popolo e le forze armate in condizioni di ricevere chiari ordini e magari almeno proteggersi furono grave colpa di Re e governo del periodo. Gli angloamericani furono alleati degli italiani dal 13 ottobre 1943 quando le operazioni militari in terra salernitana erano, di fatto, concluse. Tale divagazione politica chiarisce perché le fonti storiche, militari, e giornalistiche anglofone dell’epoca usarono il termine invasione. Un termine corretto è storicamente collocato. Tra inglesi e Americani d’invasione del suolo italiano si iniziò a parlare mentre era ancora in corso la campagna di Tunisia nel 1942. Già allora i loro generali, pur con vedute diverse, avevano incominciato una pianificazione necessaria al proseguimento delle operazioni nel teatro militare del Mediterraneo. Quando, tra il 14 e il 24 gennaio 1943 nella conferenza di Casablanca, il presidente statunitense Franklin Delano Roosevelt e il primo ministro britannico Winston Churchill s’incontrarono, decisero di sfruttare la imminente vittoria in Africa settentrionale attuando quanto prima possibile uno sbarco in Sicilia. L’Italia anello debole dell’Asse palesemente non era in condizione di continuare una guerra, tanto che dal 21 maggio anche il comando tedesco diramò già direttive per fronteggiare in tutti i teatri di operazione le conseguenze di una possibile defezione italiana, approntando l’operazione Alarico di occupazione della penisola. Eventi di occupazione avvenuti prima del 25 luglio, quando ci fu il dissolvimento del regime, tanto che l’affermazione che “la guerra continua” fatta dal nuovo capo del governo, Badoglio non trovò attenzione da parte di nessuno. Affermazione non capita dal popolo stremato, neppure presa per buona dagli antichi alleati che già avevano predisposto piani globali di reazione per l’uscita italiana dalla guerra con il piano Alarico irrobustito con le disposizioni di un nuovo piano “Fall Achse”, di tragico contrasto messo in opera già la sera dell’Armistizio. Che gli italiani potessero continuare ancora la guerra non impensierì certo i vecchi nemici già impegnati da mesi a redigere piani d’invasione. Così dal 14 al 17 agosto 1943, quando il presidente Roosevelt e il primo ministro Churchill si incontrarono a Québec tra le altre decisioni, approvarono l’invasione della penisola italiana attraverso uno sbarco principale da farsi a Salerno, uno sbarco previsto per il 9 settembre 1943. Per gli Angloamericani il termine invasione del continente comprendeva una serie di distinte operazioni militari da realizzare lungo le coste italiane. Operazioni militari denominate: Operation Baytown, avviata il 3 settembre a Reggio Calabria; Operazion Slapstick del 9 settembre a Taranto; Operazione Avalanche del 9 settembre a Salerno. Un’invasione che aveva come obiettivi militari strategici la conquista del porto di Napoli e della grande base aeroportuale di Foggia. Delle tre operazioni quella che ebbe il maggior impiego di forze angloamericane fu proprio lo sbarco nella baia di Salerno, operazione comandata dal Generale americano Mark Clark. Tralasciando approfondimento militare e politico sull’invasione l’Operation Avalanche fu la prima operazione a guida americana sul territorio europeo. Un fatto di rilievo perché fino allora nessuna operazione militare aveva visto utilizzare un numero tanto consistente di uomini, mezzi e materiali di sussistenza per le truppe (in seguito solo lo sbarco in Normandia del 1944 lo avrebbe superato). Grande notorietà mediatica ebbe l’Operazione Avalanche derivante dal fatto che furono inviati uno stuolo di giornalisti e fotoreporter americani a seguire le truppe impegnate. Talmente tanti che nel dopoguerra valsero al comandante Clark l’appellativo di generale americano più fotografato della seconda guerra mondiale. In quei giorni una mole di articoli, foto portò il nome “Salerno” quale primo territorio continentale europeo a essere liberato proprio dagli americani, una visibilità epica principalmente negli USA. Tanto che una volta raggiunto gli obiettivi iniziali negli “States” a ricordo della vittoriosa operazione il “9 settembre” fu ricordato come festa militare già l’anno seguente come il “Salerno Day”, e a guerra in corso una portaerei americana prese il nome di “Salerno Bay”. Una rendita di visibilità che il territorio in ottant’anni non ha saputo utilizzare a livello turistico. Meno clamore alle vicende della invasione del meridione fu riservato allora e in seguito da parte inglese, in fondo queste erano solo alcune delle tante invasioni necessarie a combattere i regimi nazifascisti dell’epoca. Territorialmente un basso livello mediatico fu tenuto allora e in seguito sullo sbarco di Salerno, anche da esponenti di politica locali tanto da essere stato spesso colpevolmente derubricato. Troppe persone ebbero allora e in seguito interessi a non chiarire gli avvenimenti politici, militari e personali cercando di portare l’oblio sul susseguirsi di eventi tanto dolorosi. Con lo scorrere del tempo nel tramandato locale al termine sbarco si prese ad aggiungere erroneamente la parola “alleato”. Un aggettivo che confligge con la cronologia storica perché il solo sbarco anglo americano da alleati fu quello di Anzio del 22 gennaio 44, pochi giorni prima di Salerno Capitale. A leggere bene, le parole in guerra combatterono più di quanti allora e dopo si nascosero dietro.
Giuseppe MdL Nappo
Gruppo scuola
dei Maestri
del Lavoro Consolato SA