di Monica De Santis
E’ stata la professoressa Maria Rosaria Lombardi, presidente del Rotary Salerno, a dare il benvenuto, lunedì sera, al Circolo Canottieri di Salerno, ai soci del Rotary Club, al direttore del Centro Produzione Rai di Napoli, Antonio Parlati e l’attore Patrizio Rispo, in occasione della festa per i 25 anni della soap opera “Un Posto al Sole”. La serata ha avuto inizio con la presidente del club che ha voluto nominare il professore ordinario di risorse aziendali presso l’Università Federico II di Napoli, Massimo Franco socio onorario del Rotary Club Salerno. Persona dal curriculum straordinario, sempre vicino al club salernitano, si è guadagnato il titolo con il suo impegno e la sua dedizione verso il Rotary, per il quale ha sviluppato molteplici iniziative. L’attenzione si è poi spostata sui due ospiti della serata. Parlati e Rispo. A prendere per primo la parola è stato il direttore del centro di produzione che ha raccontato la nascita e il successo di una soap che da 25 anni ogni sera tiene compagnia a circa 2 milioni e mezzo di italiani… “Giovedì festeggiamo i 25 anni della messa in onda di questa soap che è più che un’esempio per il nostro territorio e non solo. E’ un esempio come macchina industriale, tanto è vero che a novembre faremo insieme anche all’unione industriali di Napoli, proprio per parlare di ‘Un posto al Sole’ nelle varie sfaccettature e un prodotto che ha lavora molto sul sociale e soprattutto una dimostrazione che quando pubblico e privato si mettono insieme con un unico obiettivo lo raggiungono facilmente. Sono 25 anni che la Rai collabora con la società che produce la soap e oramai siamo diventati un’unica famiglia. Ma non solo 25 anni sul territorio significa anche aver lasciato sul territorio una ricchezza. Quello che è un euro speso per Un posto al Sole, lascia sul territorio un euro e 70 centesimi, quindi voglio dire lascia più di una volta e mezzo di quello che spende sul territorio. Questo significa non solo turismo, quindi non solo le bellezze delle location dove abbiamo girato, ma significa che questa produzione porta e lascia ricchezza”. Poi con un filmato di circa 6 minuti è stato mostrato ai presenti cosa c’è dietro questa produzione televisiva che va in onda per 250 giorni l’anno con una pausa lavorativa solo di due settimane nel mese di agosto. Tocca poi a Patrizio Rispo, che nella soap è presente sin dalla prima puntata nel ruolo di Raffaele il portinaio. nel suo intervento l’attore ha affrontato diversi temi e tirato anche qualche stoccata sia alla tv italiana e ai politici… “La cultura viene considerata come una cosa da acquietare, da accontentare, alla quale si fa dell’elemosina. Ma non si è capito che il petrolio dell’Italia, della Campania in particolare è proprio la cultura. E’ una macchina che fa soldi. Noi di Un posto al Sole siamo stati i precursori di quello che dovrebbe essere un discorso da applicare alla cultura, cioè una visione programmatica e industriale della cultura. Invece di essere soltanto con un atteggiamento da museo, abbiamo queste bellezze, stanno là, ve le offriamo, ma essere propositivi, coordinati, fare squadra. Ma il vero problema è che fare squadra è una delle più grandi difficoltà del nostro territorio. Questo perché non sappiamo valutare le persone che sono al nostro fianco e ci sentiamo sempre migliori di loro. Un posto al Sole è riuscito a fare industria culturale, abbiamo dato un esempio, ci sono state altre produzioni che hanno tentato di fare quello che facciamo noi, ma non sono durate. Il nostro segreto sta in primis nel nostro brand che è fortissimo. Un brand che è la vera protagonista della soap, ovvero la città di Napoli, amata in tutto il mondo. E in tutto il mondo siamo visti. Registriamo 40 milioni di spettatori nel mondo. E pensare che questa soap è nata per salvare il centro di produzione di Napoli. – prosegue Rispo – Una soap che grazie alle sue storie che raccontano la cronaca di tutti i giorni è riuscita in questi 25 anni a raccontare la storia di un paese, con le difficoltà produttive perché ovviamente sono cambiate le mode, sono cambiati gli attori, eppure però questi cambiamenti sono diventati il nostro punto di forza. E tutto questo grazie, lo ripeto alla Rai che ci ha dato la possibilità, 25 anni fa di fare sperimentazione, cosa che dovrebbe continuare a fare ed invece oggi, la pressione commerciale, ti impone che se sbagli due puntate sei fuori. Invece noi abbiamo avuto la pazienza della Rai che ha aspettato un anno prima che il prodotto desse i suoi frutti. – continua Rispo – Ma il successo viene anche dal fatto che a differenza delle altre fiction, anche delle altre reti, noi eravamo tutti attori di teatro, non eravamo facce, altrimenti oggi non saremmo stati qua. Invece hanno chiamato gli attori. Una cosa per la quale ho lottato spesso, che è una snobberia che avviene sempre nella nostra storia, pur avendo una quantità di talenti immensi tra scrittori, attori, registi, sceneggiatore, il napoletano è sempre chiamato a fare il caratterista. Quando c’è da raccontare una storia sul nostro territorio, il protagonista viene da fuori. Nel nostro Dna viene escluso subito che lo possa fare un napoletano, mentre noi veniamo chiamati a fare quello che il nostro fisico suggerisce, cosa questa che è l’antitesi dell’attore. L’attore deve creare un personaggio quanto più lontano da lui. E questo snobberia esisteva anche da noi, quando doveva arrivare un avvocato, un laureato, un titolato, chiamavano un attore del nord, come se a Napoli non ci fossero avvocati, laureati etc… – conclude Rispo – E questo l’abbiamo visto anche in produzioni importanti, tipo i famosi Eduardo che abbiamo visto lo scorso inverno, con tutta la strepitosa bravura di Sergio Castellitto, ma dico a Napoli avevamo bisogno di chiamare a Castellitto per fare Eduardo?” Prima dei saluti la consegna di due opere d’arte realizzate dal compianto maestro Bartolomeo Gatto e donate dalla moglie Adele e dal figlio Davide ospiti anche loro della bella serata.