Figlie di un dio maggiore - Le Cronache
Spettacolo e Cultura

Figlie di un dio maggiore

Figlie di un dio maggiore

Di Olga Chieffi
Ieri mattina a palazzo Sant’Agostino, debutto per l’associazione “Blue in Green” di Valentina Ferrara ed Enzo Nappo appassionati musicofili, che con in testa il celebre brano di Kind of Blue, evansiano e impressionista, ha presentato un progetto importante, che saluterà il 4 gennaio sul palcoscenico del teatro Augusteo alle ore 21, il progetto “Generations 4et – Fathers and Daughters”. “Un progetto particolare – ha spiegato il presidente dell’associazione Valentina Ferrara – un qualcosa di nuovo per la città di Salerno, anche se i nomi sono conosciuti e amati quali quelli di Danilo Rea e Roberto Gatto che si presenteranno al pubblico con le rispettive figlie entrambe vocalist, Oona e Beatrice. La voce nella musica ha sempre reso meno ostico l’avvicinamento ad ogni genere musicale e questo è un invito per tutti, a diverse generazioni ad uscire dalla “nicchia” e a venire a teatro senza remore”. E’ il Natale, tempo di rinascita, di decostruzione e ricostruzione e rigenerazione di un tempo nuovo e questo progetto, sostenuto dalla camera di Commercio di Salerno con il patrocinio delle amministrazioni comunali e provinciali, Confcommercio e, naturalmente, il Conservatorio Statale di musica “G.Martucci”, unitamente ad un cartello di sponsor tecnici e supporter, che metterà a confronto, in un ferace continuum, due generazioni. Il tema è quello del viaggio, dal quale partono quasi sempre Danilo Rea e Roberto Gatto i quali procederanno creando un gioco di attese e agnizioni, di tensioni e distensioni, esaltante e modernissimo, in cui l’armonia assumerà spesso connotazioni coloristiche e raramente si presenterà in sequenze regolari, in una non-ciclicità formale che spingerà la creazione in avanti, in una spirale rischiosa ma affascinante, scevra da ogni routine, fresca ed attualissima. Il loro linguaggio rispecchia una frammentazione razionale che tiene sempre desta l’attenzione, che scarta e sorprende. Modernità e attaccamento alle tradizioni più radicate, riferendosi senza soluzione di continuità a momenti diversi della storia musicale, agganciando atteggiamenti ritmici aperti e liberi a un pianismo lirico e presente. La musica viene perciò interpretata con un atteggiamento che si affranca dai canoni usuali e libera le potenzialità musicali e melodiche della sezione ritmica. Su questo background che Oona e Beatrice ben conoscono ed hanno frequentato da subito, immergendovisi sin da quando stavano nella pancia delle loro madri, correranno rischi, si muoveranno con libertà sulla scrittura originale. Oona e Beatrice non tradiranno gli insegnamenti di famiglia. Oona è dotata di una straordinaria tecnica, certamente frutto di un duro lavoro didattico, Oona ha dalla sua doti vocali non comuni, a cui devono aggiungersi una già pronunciatissima personalità interpretativa e, soprattutto, una infinita sensibilità che – a questo punto – non possiamo non definire come il più identificativo marchio di fabbrica dell’intera famiglia Rea, gli evergreen presenti in scaletta riceveranno nuova luce e diventeranno solo un pretesto, un prologo, un’introduzione, una sollecitazione, un segnale per questo fantastico quartetto riceve dall’esterno, per decodificare e amplificare, con un gusto ogni song che andrà a proporre attraverso la raffinata cultura musicale che emergerà dalla costruzione compositiva, tra echi di Joni Mitchell, di Jeff Buckley e atmosfere non lontane da Norah Jones, in un progetto che rivelerà una notevole versatilità concettuale, prima che stilistica. Con lei la giovane figlia d’arte, Beatrice Gatto, voce magnetica in sinuose vibrazioni jazz e oltre. Chiaramente i pregiudizi nei suoi confronti sono sempre tanti, da parte del pubblico jazzofilo che verrà al tuo concerto è dietro l’angolo. Ma a Beatrice datele un microfono e già dalla prima nota si intuirà che se da una parte il Dna ereditato è quello giusto, dall’altra la voglia di una propria personalità è l’elemento principale e il dettaglio ‘vincente’. Ci accorgeremo che Beatrice Gatto ha già trovato un suo linguaggio personale e di grandissima contemporaneità, sulle tracce di certo mainstream newyorkese che pratica un mix tra vari generi in un gioco che è specchio dei colori della nota di Blue in green.