Tutti i mondi di Pasquale Andria. Ieri i funerali a Salerno - Le Cronache
Cronaca

Tutti i mondi di Pasquale Andria. Ieri i funerali a Salerno

Tutti i mondi di Pasquale Andria. Ieri i funerali a Salerno

di Olga Chieffi
Quanti mondi è riuscito a riunire Pasquale Andria ieri mattina nella chiesa di San Pietro in Camerellis? Tanti da quello politico a quello dell’avvocatura, della magistratura, dello sport, dello spettacolo, delle arti, della cultura tutta, dell’università, varia umanità, in chiesa i labari di tanti club del Rotary, simbolo del “servizio” a cui ha dedicato la sua vita, il mondo cattolico della Azione cattolica, del Meic, della Fuci. Una vita vissuta in prima persona, una figura d’ispirazione e immediato riferimento. Il suo esempio è stato e sarà sempre un richiamo alla costruzione di una società capace di coniugare la giustizia dell’essere con quella dell’avere, che sottenda, alle radici, il ripristino di un reale potere immaginativo, nel quale l’idea del bello si ricongiunga, alla fine, con quella del bene. Gli slanci di rivolta a questa ormai ristagnante condizione storica maturano all’interno di una riflessione, che, mentre rifiuta ogni logoro vittimismo, si protende all’orizzonte della speranza. “La morte è un vento, un mare?/Terra non è, non è terra non è sepoltura./Il nostro silenzio avrà una voce/Di là, di là, e non son cupole, non son chiese,/ma bambini, bambini che gridano” scriveva il suo amico Alfonso Gatto. La morte, pur concepita come scandalo che interrompe il cammino, mistero che affascina ma che insospettisce per via della sua impenetrabile oscurità, offre all’uomo la possibilità di un confronto che lo coinvolge in tutta la sua complessità, che non ammette scorrettezze e ben sappiamo che da Pasquale Andria, che non possiamo non associare all’intera sua famiglia e alla Salerno fatta ancora a misura d’uomo, “splendida” provinciale, non è mai uscita parola sopra le righe. Colmo di vita e d’opera e d’incompiuto, a noi, che siamo rimasti, è dato ritenere che Pasquale Andria possa manifestarsi nella nostra vita a suo proprio compimento. Dal canto nostro la nostra vita lo richiede. Oggi ai familiari, gli amici, ai colleghi che continuano ad onorarne il segno indelebile che ha lasciato nel loro percorso di vita, non resta che “fare” ancora insieme il piccolo libro dell’anima. Cos’è cambiato, infatti, con la morte? Cosa cambia – quando l’attesa resta sospesa di fronte al compimento? L’essere andato di là, nell’invisibile, dell’artista e dell’amico ci pone assiduamente la domanda circa il di là e il di qua della soglia paurosa che tutti ci rende vili, ma anche ardenti di curiosità. La disparizione emana verso di noi il fiore di un’amara, ma nuova primavera, di un’era da esplorare, in cui ritagliare una nuova terra d’amicizia e colloquio. Pure ci sollecita l’urgenza d’intrecciare, senza sosta, visibile e invisibile, per costruirci un veicolo, non so, magico di contatto che può essere, un’immagine, una lettura, un aneddoto, una nota. Tutto cambia e tutto resta per noi tutti se la morte rompe i sigilli e la parte di vita ch’era stata trattenuta fluisce e torna a noi, per questo rimaniamo disorientati di fronte alle morti e come presi da rimorso. Pur, tuttavia, l’amicizia se resiste oltre la morte, se si apre a quelle notti di veglia, potrà accaderle di divenire ancora più alta, spirante e ispirante. Don Francesco Quaranta ne ha ricordato la figura umanissima e l’intero mondo cattolico si è stretto nel suo ricordo e nel suo insegnamento. “Ci lascia – ha dichiarato Maria Vittoria Lanzara, Presidente Diocesano Azione Cattolica – un pezzo importante e fondante dell’azione cattolica diocesana e nazionale. Il suo impegno in Azione Cattolica, espresso con rigore, competenza ed umanità è stato per tanti di noi un esempio fulgido di laicità, come descritto nei progetti di Azione cattolica. Quando un padre termina i suoi giorni terreni, i figli diventano adulti. Da oggi l’azione cattolica diocesana è un po’ più adulta, chiamata ad assumersi la responsabilità dell’eredità di Pasquale”. “Ho dovuto riprendermi dallo smarrimento – ha continuato Rocco Pacileo, Presidente Diocesano Meic – e dal dolore alla tristissima notizia. Io perdo un carissimo amico, una grande persona, il Meic perde un esponente di prestigio, un uomo di elevata cultura e di grande sensibilità, sempre presente e disponibile a dare il suo importante contributo alla crescita del Movimento. Siamo tutti sgomenti nell’apprendere una notizia così triste, che lascia in tutti noi tristezza, pianto e intense preghiere affinché il Signore lo riceva nella gloria del Paradiso fra le sue braccia. Un immenso abbraccio a Cucca,la sua adorata moglie, a suo figlio, al mio “fratello” Alfonso, ai suoi fratelli ed alla sua famiglia. Ciao Pasquale, guardaci e guidaci da lassù”. “Diamo il nostro estremo saluto – ha affermato Stefano Pignataro, Presidente Diocesano Fuci – ad un insigne giurista, un autentico galantuomo, una grande personalità intellettuale del mondo cattolico da sempre vicino alla Fuci, prodigo di consigli di studi e di ricerca. Grazie Presidente, il tuo esempio ci guiderà”. Non posso non esprimermi in prima persona poiché tra i racconti di famiglia spuntano memorie di Pasquale e Alfonso praticamente bambini che avevano desiderio e timore di esibirsi nella sala musicale di questa casa. Ancora attoniti, per l’improvvisa scomparsa di Pasquale per aver perso inaspettatamente l’amico che ci voleva bene, con il quale si è condiviso momenti che sono patrimonio di un’umanità che cresce e migliora attraverso un’azione etica, ci stringiamo con grande affetto alla famiglia larghissima. Una voce, un sorriso, “In a mellow tone” per dirla con Duke Ellington, ci giungono da lontano, non si arrestano, al di qua dei segnali definiti, al di qua del silenzio, che è solo un’apparenza, la voce di dentro di Pasquale, la sua parola, il suo dire sapiente, che oggi è la nostra, poichè l’uomo è libero e vive in quanto trascende con il proprio pensiero la stessa vita immediatamente vissuta, quando pensa la Vita.